
Relazioni esterne con particolare attenzione a Mediterraneo orientale e Belarus, ed oggi le politiche industriali in grado di sfruttare al meglio i fondi destinati ai vari Stati per fronteggiare, anche da un punto di vista economico, l’emergenza legata alla pandemia. Questi i temi in agenda del Consiglio Europeo straordinario iniziato ieri e che si concluderà oggi pomeriggio. Il Consiglio Europeo riunisce i leader dell’Unione almeno quattro volte all’anno e discute, in diverse sessioni, i lavori preparatori di comitati e gruppi. La formazione del Consiglio può cambiare a seconda dell’argomento trattato. Il presidente, Charles Michel, in collaborazione con l’omologo della Commissione Ue, signora Ursula Von del Leyen, presiede e anima i lavori dell’assise per stabilire gli orientamenti politici generali e le priorità dell’Unione Europea. Non è un caso, dunque, che, per comunicare l’esito del primo giorno del vertice, i due si siano presentati insieme alla conferenza stampa, iniziata all’una di notte. Giuseppe Conte partecipa al Consiglio europeo straordinario a Bruxelles. Nonostante l’opposizione dei cosiddetti Paesi “frugali” (Olanda, Austria, Danimarca, Svezia e Finlandia), il Consiglio europeo trova un accordo sul Recovery Fund. All’Italia andrà una fetta consistente dei 750 miliardi ovvero 81 miliardi di sussidi a fondo perduto e 127 miliardi di prestiti. I Paesi “frugali” ottengono un incremento dei “rebates”, ovvero gli sconti alla contribuzione del bilancio europeo di cui già beneficiano. Viene scongiurato il potere di veto di un singolo Stato membro ma viene introdotta una forma di controllo (“emergency brake”) da parte della Commissione Europea su come saranno impiegate le risorse UE dai singoli Stati. Una due giorni tra oggi, martedì 7 luglio e mercoledì 8, che si svilupperà tra Lisbona e Madrid, tra un bilaterale al Palazzetto di São Bento con il primo ministro del Portogallo António Costa e uno al Palazzo della Moncloa con il premier spagnolo Pedro Sánchez per consolidare un “asse del Mediterraneo” e “fare squadra” in vista della partita che si giocherà il 17 e il 18 luglio a Bruxelles, quando al Consiglio straordinario Ue andrà in scena l’ennesimo round sul Recovery Fund. Per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si delinea dunque una girandola di bilaterali il cui obiettivo è consolidare una linea comune per piegare le ultime rimostranze dei Paesi “frugali” che in quell’occasione, è prevedibile, emergeranno.
Le tensioni nel Mediterraneo orientale sono al centro dell’agenda del prossimo vertice dei Paesi del sud dell’Unione europea presieduto dal presidente francese, Emmanuel Macron, che si tiene oggi, 10 settembre, in Corsica. Riuniti per qualche ora in un albergo di Porticcio, stazione balneare nel Golfo di Ajaccio, i leader dei sette Paesi membri del Med7 tenteranno di trovare una strategia comune per scongiurare una escalation della crisi tra Grecia e Turchia. Tra i capi di Stato e di governo attesi in Corsica, il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, lo spagnolo Pedro Sanchez, il greco Kyriakos Mitsotakis, il portoghese Antonio Costa, il cipriota Nikos Anastasiades e il maltese Robert Abela.

Elezioni Croazia. Una netta vittoria dei conservatori e la peggiore sconfitta da 25 anni a questa parte per i socialdemocratici. Si sono chiuse così le elezioni legislative di ieri in Croazia per rinnovare il Sabor, il Parlamento di Zagabria. Il partito di governo dell’Hdz (Unione democratica croata, di centrodestra) del premier Andrej Plenkovic si aggiudica 66 seggi (37,26% dei voti). Solamente 41 per la coalizione di centrosinistra “Restart” guidata dai socialdemocratici dell’Sdp (24,92% dei voti, mai così male dal 1995). Terza l’estrema destra di Domovinski Pokret (Movimento per la patria) del cantante folk ultranazionalista Miroslav Skoro che si aggiudica 16 seggi (10,87%). A seguire i cristiano-conservatori di Most (8 seggi e 7,39% dei voti). Molto scarsa l’affluenza: alle urne solamente il 46,9%, la partecipazione più bassa nella storia del Paese. Il nuovo gabinetto ha 18 ministri, due in meno del suo primo governo e quattro vice primi ministri, Tomo Medved, Davor Bozinovic e Zdravko Maric delle Boris Milosevic dell’SDSS (Independent Democratic Serb Party) che rappresentera le minoranze etniche e sarà responsabile dei diritti umani.
I 18 ministri sono: Medved, ministro degli Affari dei veterani, Bozinovic il ministro degli Interni, Maric, ministro delle Finanze, Nikolina Brnjac, ministro del Turismo e dello Sport, Natasa Tramisak, ministro dello Sviluppo regionale e dei Fondi europei, Radovan Fuchs, ministro dell’Istruzione, Tomislav Coric, ministro dell’Economia e dello Sviluppo sostenibile, Darko Horvat, ministro delle Partecipazioni statali, Mario Banozic, ministro della Difesa, Malenica, ministro della Giustizia e della Pubblica amministrazione, mentre Josip Aladrovic è il ministro del Lavoro.
Il Partito socialdemocratico (SDP) uscirà dalla crisi in cui è precipitato dopo la sconfitta alle legislative dello scorso luglio? Per riprendersi, il principale partito di opposizione croato ora si affida a un nuovo leader, Peđa Grbin. “Non importa chi ha votato per chi. Da stasera facciamo parte di un unico partito e quest’ultimo ha come imperativi la solidarietà, la giustizia, l’eguaglianza e la libertà. Vogliamo un SDP che agisca per tutti e per cui tutti agiscano, un partito aperto a chi decida di farne parte e disponibile nei confronti di chi se ne è andato. Un SDP vincente: questo è il partito che voglio guidare”, ha detto dopo il voto interno di due fine settimana fa. Peđa Grbin era il grande favorito alle elezioni del 26 settembre e del 3 ottobre. Ha sconfitto Željko Kolar, prefetto della regione di Krapina-Zagorje, con il 64,85% dei voti (5.143 voti) contro il 35,15% (2.788). voti).

Elezioni Lituania. Al primo turno delle legislative in Lituania l’opposizione di destra è in vantaggio probabilmente anche grazie ad una crisi economica difficile da affrontare che sembra aver indotto i lituani ad un cambio al governo. Risulta infatti in testa nelle preferenze di voto il principale partito di opposizione di centrodestra, come indicano i primi dati diffusi dalla commissione elettorale. Come spesso accade la crisi economica e la disoccupazione spostano a destra il baricentro della politica. A conferma delle aspettative, i conservatori siglano la vittoria del ballottaggio: l’Unione della Patria – Democratici Cristiani di Lituania (TS-LKD), partito più favorito nei sondaggi preelettorali, si posiziona in testa aggiudicandosi 50 seggi. Secondo posto per il partito in carica, l’Unione dei Contadini e dei Verdi di Lituania (LVZS), con 32 rappresentanze. Seguono il Partito Social-Democratico di Lituania (LSDP) e il Partito Laburista (LP). Stando ai risultati preliminari, dai conservatori ci si aspetta una coalizione di governo di centrodestra con due partiti liberali. I potenziali alleati sono il Movimento Liberale Lituano (LLM) e il Partito della Libertà (PL), i quali si sono aggiudicati rispettivamente 13 e 11 seggi. Questo significa che all’interno del Sejmas l’alleanza conservatrice avrà 74 rappresentanti su un totale di 141 poltrone.

Elezioni Romania. Le elezioni romene tenutesi ieri, 6 dicembre 2020, hanno fatto registrare diverse sorprese, alcune clamorose, altre meno, ma hanno regalato uno scenario che nessun analista aveva previsto in questi termini. Con più del 90% dei voti scrutinati, al primo posto vi è il partito social-democratico (PSD) – cui molti assegnavano la seconda, se non la terza, piazza – con il 30% dei voti, seguito dal partito nazional-liberale (25%) e da USR-Plus (15%). La più incredibile delle novità è l’exploit del partito ultra nazionalista AUR (Alleanza per l’Unione dei Romeni), una formazione che alle ultime amministrative di settembre aveva fatto fatica a raggiungere l’un per cento, e che da domani sarà la quarta forza politica in Parlamento, avendo raggiunto un insperato 8%. Bassissima l’affluenza, intorno al 30%. I risultati di questa tornata elettorale, seppur sorprendenti, possono essere facilmente interpretati. Il primo ministro romeno Ludovic Orban ha annunciato le sue dimissioni in seguito ai risultati preliminari delle elezioni parlamentari di domenica 6 dicembre. In Romania il Parlamento ha votato oggi la fiducia al nuovo governo di centrodestra guidato dal premier Florin Citu, economista liberale di 48 anni che è stato finora ministro delle finanze nel governo uscente di Ludovic Orban. I voti a favore sono stati 260, i contrari 186. Il nuovo esecutivo è una coalizione a tre formata dal partito liberale (Pnl) al potere, i riformisti moderati di USR-Plus e il partito della minoranza ungherese (Udmr). I ministeri saranno 21, con due vicepremier, uno per ognuno dei due partiti minori.

Presidenziali Polonia. Il presidente polacco uscente Andrzej Duda ha battuto al ballottaggio il liberale Rafal Trzaskowski. Con il 99,7% dei voti scrutinati, Duda è al 51,2% e si aggiudica il testa-a-testa. Primo turno. I votanti sono stati quasi il 68%, affluenza record per la Polonia, in quello che da molte parti è stato visto, scrive la Bbc, come un referendum fra due visioni opposti del Paese e dei suoi rapporti con l’Unione Europea. Duda ha annunciato l’intenzione di andare avanti con le sue controverse riforme. Quella giudiziaria è incorsa in una procedura d’infrazione da parte dell’Ue. Duda è contrario all’aborto e ai matrimoni gay. “Vincere le elezioni con quasi il 70% di partecipazione è qualcosa di fantastico, voglio ringraziare tutti i miei connazionali. Voglio continuare con le politiche che ho attuato finora. Manterrò il dialogo con i miei compatrioti e non cambierà”,aveva dichiarato Duda ieri sera commentando gli exit poll.

Francia. Il premier Edouard Philippe ha presentato le sue dimissioni e quelle dell’intero Governo, accettate dall’Eliseo. Nella nota della Presidenza della Repubblica francese non sono spiegate le motivazioni delle dimissioni di Philippe, che ha 49 anni ed era stato nominato Primo Ministro da Macron nel maggio del 2017. “Oggi Edouard Philippe ha presentato le dimissioni del governo al Presidente della Repubblica, che le ha accettate. Assicura, con i membri del governo, la gestione degli affari correnti fino alla nomina del nuovo governo”, si legge infatti in un breve comunicato. Il suo passo indietro arriva comunque a pochi giorni dalla sua elezione al secondo turno a sindaco della città di Le Havre. Bruciando i tempi Macron ha nominato come successore di Philippe il 55enne Jean Castex, che entro mercoledì dovrebbe formare il nuovo esecutivo. Sindaco di destra di Prades, nei Pirenei orientali, è l’ex segretario generale di Nicolas Sarkozy balzato alle cronache per la nomina a coordinatore per l’uscita del Paese della quarantena. Di fatto si tratta di un profilo tecnico e poco conosciuto, in modo da garantire all’inquilino dell’Eliseo Macron uno spazio più ampio nelle politiche nazionali in vista delle Presidenziali del 2022.

Belgio. Proprio quando la saga della formazione di un governo in Belgio sembrava essere diventata più una sitcom che un kolossal (ammesso che qualcuno si fosse mai posto un tale dicotomia esistenziale), ecco che arriva il gran finale di stagione. Dite pure addio all’esasperante tira-e-molla e ai negoziati infiniti che durano da più di un anno e mezzo: adesso il Paese ha un vero governo. Oltre 650 giorni dopo la caduta, sulla ratifica del Global compact sulle migrazioni, dell’esecutivo presieduto da Charles Michel (l’ultimo nella pienezza dei suoi poteri), quasi 500 giorni dopo le elezioni del 26 maggio 2019 e al termine di una frenetica settimana in cui è successo tutto e il contrario di tutto e si è negoziato costantemente fino a notte fonda, c’è finalmente il nome di un premier. È Alexander De Croo, leader dei liberali fiamminghi dell’Open VLD e ministro delle Finanze uscente. Si chiama Petra De Sutter, è vice primo ministro belga e passerà alla storia come la prima donna transgender ad essere diventata ministro. De Sutter è sempre stata aperta sulla sua identità trans e non ha mai cercato di nascondere questo fatto nella sua carriera politica che però non è mai stata incentrata su questioni di genere, anzi. In qualità di medico e professore di ginecologia, De Sutter è stata per lungo tempo una paladina dei diritti delle donne, dell’uguaglianza di genere e dei diritti di riproduzione sessuale. In ogni posizione politica che ha ricoperto – sia al senato belga, all’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa o al Parlamento europeo – è stata una forte sostenitrice dei diritti LGBTI.

Lituania. Nuovo governo di coalizione in Lituania. Le elezioni dell’11 e del 25 ottobre scorso hanno portato a una svolta politica nel Paese. Una coalizione di tre partiti di centro-destra guidata dalla cristiano-democratica Ingrida Šimonytė ha raggiunto un accordo che, tra le altre misure, prevede l’approvazione di un disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso o di sesso diverso. Questo è il terzo tentativo di riconoscere le coppie dello stesso sesso nel paese. Sebbene il principale partito della coalizione non sia impegnato a sostenere la misura nel suo complesso, i suoi partner di minoranza sono fiduciosi di ottenere il restante sostegno di cui hanno bisogno dai gruppi dell’opposizione.
Italia. Referendum costituzionale. La maggioranza degli elettori che hanno partecipato al referendum sulla riforma della Costituzione ha votato sì al taglio dei parlamentari: si procede, dunque, con la modifica degli articoli 56 e 57 della Costituzione. Il numero dei deputati passa dagli attuali 630 a 400, quello dei senatori eletti da 315 a 200, inclusi i parlamentari eletti all’estero (8 deputati contro gli attuali 12 e 4 senatori contro gli attuali 6). Ma cosa cambia, ora? Le nuove norme sono già operative? Ci sono cambiamenti che riguardano il Parlamento attualmente in carica? La legge è in vigore, ma non operativa: nel senso che se si andasse a votare domattina (il che, chiariamo, è impossibile), i cittadini sarebbero chiamati a eleggere 630 deputati e 315 senatori. La legge sarà operativa non prima di 60 giorni dall’entrata in vigore: i tempi tecnici per il ridisegno dei collegi. Al di là di questo aspetto — tecnico — ce n’è uno più politico: quello legato alla riforma della legge elettorale, che dovrebbe ora essere messa in cantiere in tempi (relativamente) rapidi. Il ridisegno dei collegi potrebbe avvenire dunque dopo il varo di una nuova legge elettorale (un passaggio molto importante, perché, come scrive il direttore Luciano Fontana, «Da una buona legge elettorale dipende la rappresentanza dei cittadini, la selezione e la qualità della classe politica e la capacità di governo»): e in questo caso il taglio dei parlamentari rimarrebbe, in qualche misura, «congelato».
Amministrative Italia. Se i giochi per il referendum sono risultati subito chiari, sulle Regionali la partita è sembrata più in bilico in due regioni: Toscana e Puglia. Ora però lo spoglio ha assegnato entrambi i successi al centrosinistra. Con un sostanziale 3 a 3 finale con il centrodestra dal momento che la Valle d’Aosta non esprime direttamente un presidente. Ecco allora il preannunciato “plebiscito” per Zaia in Veneto, la vittoria di Toti in Liguria e di Acquaroli nelle Marche. Sul fronte opposto è netta l’affermazione di De Luca in Campania, ma anche Emiliano stacca Fitto in Puglia e il Pd con Giani in Toscana respinge l’assalto leghista di Ceccardi. Zaia, Toti, De Luca ed Emiliano trionfano grazie soprattutto alle liste personali, quasi in rappresentanza di un nuovo partito, quello dei “governatori”. Giorgia Meloni è la vera vincitrice nelle Marche, dove Fratelli d’Italia triplica i voti delle europee del 2019, quando si era fermata ad appena il 5,8%.

Germania. Armin Laschet è il nuovo segretario della CDU. Al congresso dei cristiano-democratici ha vinto il candidato più in linea con l’eredità merkeliana e con l’attuale classe dirigente, dopo una sfida che lo ha visto contrapporsi al milionario di destra Friedrich Merz e al funzionario di partito specializzato in esteri Norbert Röttgen. La sua immagina è stata danneggiata negli scorsi mesi a causa della gestione non ottimale della pandemia, ma i sondaggi degli ultimi giorni lo davano in lieve ripresa. Merz rimaneva però l’opzione preferita sia dalla base CDU che dalla totalità degli elettori. In effetti, al primo turno di votazioni il candidato di destra era in testa con 385 voti, ma Laschet inseguiva con soli 5 voti di svantaggio (molto più lontano Röttgen, 224 voti). Il ballottaggio ha visto la situazione polarizzarsi: da una parte l’outsider radicale, dall’altro l’establishment centrista, e a quel punto la maggior parte dei delegati che avevano votato Röttgen è andata su Laschet, che ha vinto per 521 voti contro 466. Seconda sconfitta congressuale per Merz, dopo quella del 2018 (di nuovo ad opera di un merkeliano, lui anti-Cancelliera per eccellenza).

Covid. “Ho appena firmato una nuova ordinanza che dispone la quarantena per i cittadini che negli ultimi 14 giorni abbiano soggiornato in Romania e Bulgaria. Questa misura è già vigente per tutti i Paesi extra Eu ed extra Schengen. Il virus non è sconfitto e continua a circolare. Per questo occorre ancora prudenza e attenzione”. Lo afferma il ministro della Salute, Roberto Speranza, che ha incontrato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per una verifica puntuale del quadro epidemiologico a livello internazionale. Fra sabato 19 e domenica 20 dicembre diversi paesi europei hanno deciso di sospendere i collegamenti con il Regno Unito per via delle preoccupazioni su una nuova variante del coronavirus SARS-CoV-2, isolata dagli scienziati britannici e che potrebbe diffondersi con più facilità rispetto a quella circolata finora in Europa. Secondo un calcolo di Politico i paesi che hanno introdotto restrizioni agli spostamenti da e per il Regno Unito sono almeno 15: fra questi ci sono soprattutto Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi e Belgio.

Brexit. I tre punti su cui discutevano UE e UK erano i diritti di pesca, le regole sugli aiuti di stato e la governance dell’accordo. Prima di entrare nei dettagli, va ricordato però che dall’1 gennaio il Regno Unito lascerà comunque il Mercato Unico e l’unione doganale dell’Ue. In concreto questo vuol dire che subentreranno, ad esempio, restrizioni alla mobilità delle persone con un sistema di visti già annunciato da tempo da Londra (si veda più sotto). Il governo inglese avrà inoltre mano libera nell’applicare accordi commerciali con paesi extra-Ue, già finalizzati con 29 paesi e regioni del mondo delle 40 che erano già parte di accordi con l’Ue, ma alle stesse condizioni di prima e non migliorativi per Londra, e con il Giappone, con cui l’UE non ha invece un accordo commerciale.

Trans. “Nei prossimi anni, le carte d’identità nei Paesi Bassi non recheranno più alcuna specifica indicazione inerente al sesso biologico di chi le possiede”. Quando ho letto questa frase, il mio cuore si è un po’ rallegrato. Ecco, ho pensato, questa sì che è una bella notizia! È questo che, in fin dei conti, dovrebbe fare il governo di un qualsiasi stato: prendersi cura di chi ci vive, ascoltare le persone e i loro bisogni, promuovendo e mettendo al primo posto il benessere psicofisico delle persone. È quello che si propone di fare la ministra dell’istruzione olandese Ingrid van Engelshoven, una delle più accese sostenitrici di questa futura svolta. In una lettera al parlamento, l’esponente politica ha spiegato come questa iniziativa sia nata dal desiderio di rimuovere gli ostacoli che di fatto impediscono alle persone intersex e transgender di prendere pienamente parte alla vita della società a cui appartengono. Il governo olandese si è scusato ufficialmente per il danno inflitto alle persone transessuali che sono state costrette a essere sterilizzate per far riconoscere legalmente la loro identità di genere. Il requisito faceva parte della legge sulla transessualità adottata nel 1985 ed è stato eliminato solo nel 2014, dopo aver coinvolto centinaia di persone. L’Esecutivo elaborerà un disegno di legge che comprenderà un risarcimento di 5.000 euro. È il secondo Paese europeo a promuovere questi risarcimenti dopo la Svezia nel 2018. Nel caso svedese, invece, l’importo della cifra ammontava a circa 22.000 euro al cambio.

Unioni civili. Irlanda del Nord. 1.000 coppie irlandesi dello stesso sesso possono ora convertire le loro unioni civili in matrimoni. “L’ultima tappa per raggiungere la piena uguaglianza matrimoniale” in Irlanda del Nord, ha precisato Amnesty. Secondo l’organizzazione per i diritti umani, le coppie unite civilmente avranno ora una finestra di tre anni per convertirsi allo stato matrimoniale attraverso un breve processo amministrativo. Le tasse saranno revocate durante il primo anno. Lituania. Durante questa legislatura, i liberali della LRLS hanno presentato al Parlamento un nuovo disegno di legge per regolamentare le unioni civili tra due persone indipendentemente dal loro sesso. Nel giugno 2017 l’iniziativa è fallita perché respinta da 59 deputati rispetto a 29 e 20 astenuti. Nonostante il fallimento, la Lega gay lituana ha sottolineato che il provvedimento aveva ottenuto un sostegno individuale al di là della LRLS, sia nel Partito socialdemocratico (Psdp) al governo che nella Democrazia cristiana, l’allora opposizione insieme ai liberali. L’organizzazione ha interpretato questo come un segno del crescente sostegno alla parità di diritti nel paese baltico. Lettonia. “Dovremmo respingere tutte le ideologie e creare un quadro giuridico reale che protegga tutti i membri della società” ha dichiarato l’arcivescovo cattolico della Lettonia Zbigņevs Stankevičs davanti a una commissione parlamentare, chiedendo esplicitamente di riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso, ma anche altre forme di relazione e di convivenza non per forza basate su un legame sentimentale. Le parole dell’arcivescovo non sono da prendere come una apertura totale all’uguaglianza, perché infatti Stankevičs ha anche precisato: “C’è una polarizzazione delle opinioni: da un lato si raccolgono le firme per autorizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, d’altra parte c’è chi si mobilita contro. E invece dobbiamo fare dei tentativi per unire la società, non per dividerla. Cerchiamo delle proposte che non siano viziate da nessuna questione ideologica o religiosa: non mettiamo in discussione il concetto di famiglia tradizionale, ma parliamo di meccanismi per proteggere queste relazioni, comprese quelle tra persone dello stesso sesso, che sfuggono alla definizione tradizionale di matrimonio“.

Altre notizie lgbt. Croazia, affido a una coppia gay di due bambini, dopo anni di lotta e ricorsi. Si tratta della prima coppia dello stesso sesso a vincere questa battaglia. Una vittoria per la comunità LGBT+ croata. Ivo Šegota, biologo molecolare e autore del libro illustrato ‘La famiglia arcobaleno’ (libro finanziato dall’Ambasciata francese in Grecia) e suo marito Mladen Kožić (sociologo) sono diventati la prima coppia gay croata ad aver ottenuto l’affido di due bambini. La notizia è stata data il 6 settembre scorso dall’Associazione ‘Dugine Obitelji’ (Famiglie arcobaleno). Polonia. Polonia sempre più nell’incubo dell’omotransfobia e dell’estremismo politico. Nel giorno della marcia dell’indipendenza, infatti, alcuni manifestanti di destra hanno letteralmente bombardato un appartamento, lanciandogli contro dei fuochi d’artificio, perché sul terrazzo era ben visibile una bandiera arcobaleno. Nei video pubblicati on line si vedono i razzi colpire il palazzo e mancare l’appartamento in questione, ma non quello situato due piani sotto, che ha preso completamente fuoco. La polizia è alla ricerca dei responsabili. Tutto questo per una semplice bandiera rainbow e un volantino femminista, esposti in terrazzo. La gente in Polonia – uno dei Paesi più fortemente anti-LGBT in Europa – si sta infiammando dopo che un documentario svizzero ha affermato che la loro icona nazionale, il compositore Frédéric Chopin, aveva amanti maschi. “Chopin’s Men” ovvero “Gli uomini di Chopin”, mandato in onda dalla SRF il 13 novembre, ha sostenuto che esperti e biografi del musicista del XIX secolo avevano ignorato e tradotto male le lettere che mostrano una “marea di dichiarazioni d’amore rivolte a uomini”.

Francia. Clément Beaune, ministro francese per gli affari Europei, ha fatto coming out durante un’intervista rilasciata al noto giornale gay Têtu. Secondo il ministro la sua omosessualità non è stata un ostacolo per la sua carriera politica e ha riaffermato che all’inizio dell’anno nuovo vorrebbe visitare le zone polacche “libere da LGBT+” per sostenere la comunità del luogo e dare un messaggio di speranza. Germania. Nei giorni scorsi le autorità tedesche hanno deciso di risarcire i soldati omosessuali dell’esercito. Se la proposta di legge fosse approvata, i soldati saranno risarciti con una somma simbolica di 3.000€ per le discriminazioni subite nei tribunali militari. Questi ultimi dovranno poi annullare le sentenze passate in giudicato per rapporti omosessuali consensuali. Come riportato dal portale Forzearmate infatti ‘fino alla fine del 1960, l’omosessualità nella Germania occidentale ha portato al licenziamento sistematico dei soldati. Successivamente tollerati, i soldati omosessuali sono stati tuttavia considerati un elemento di insicurezza ed esclusi dai compiti di responsabilità’.
Bilaterali. Il premier intervenendo all’ambasciata in occasione delle celebrazioni per il 14 luglio: “Su negoziato nostri Paesi dal lato giusto della storia, lavoriamo affinché il Consiglio europeo si faccia trovare pronto a questo appuntamento”. Recovery fund, Merkel a Sanchez: “Spero accordo rapido, serve compromesso”. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte incontra a Bruxelles il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron. Con la Francia, e con altri Paesi dell’Ue, “condividiamo la necessità” che un accordo sull’Mff 2021-27 e sul Recovery Plan “sia finalizzato al più presto”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al termine dell’incontro con il presidente francese Emmanuel Macron a Bruxelles, in vista del Consiglio Europeo di domani. “È complicato – ha aggiunto il premier – non l’ho mai voluto nascondere, perché siamo 27 capi di Stato e di governo. Ci sono differenti sensibilità, ma sicuramente noi condividiamo, con la Francia”, la necessità “di afferrare la dimensione politica” del Recovery Plan. Durante i mesi della pandemia che ha colpito così duramente il loro Paese gli italiani hanno reagito con “straordinaria disciplina” ha detto la cancelliera Merkel in conferenza stampa con il premier Conte. “Abbiamo un compito complesso ha continuato Merkel – quello di approvare sia il quadro pluriennale sia varare il Recovery fund e il cosiddetto Next generation Eu. Entrambi appoggiamo queste intenzioni e questo progetto. Per quel che riguarda le proposte di Charles Michel, ognuno ha i propri interessi” ma “siamo d’accordo sulla struttura di base”. Nel corso di un incontro al Colle con l’omologa Ellenica, Katerina Sakellaropoulou, il capo dello Stato – che nei giorni scorsi ha espresso la sua preoccupazione per l’aumento dei contagi – sottolinea la necessità di mantenere aperte le scuole, le fabbriche e gli uffici, insomma il Paese. Ciò implica una maggiore responsabilità dei singoli nel prevenire e limitare i contagi. Il presidente polacco, Andrzej Duda, ha iniziato una visita di 3 giorni in Italia per discutere del futuro della politica europea e delle questioni economiche legate alla pandemia di coronavirus, inclusi il pacchetto di sussidi del Recovery Fund e il futuro bilancio UE. La visita, che si svolgerà tra Roma e il Vaticano, è la prima all’estero del capo di Stato polacco dopo la sua rielezione, il 12 luglio. Durante il suo soggiorno in Italia, Duda incontrerà l’omologo Sergio Mattarella, il premier Giuseppe Conte e la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. Al Vaticano, il presidente della Polonia è atteso invece da papa Francesco. Il presidente del governo spagnolo Sánchez e il primo ministro italiano Conte sono tornati a incontrarsi quest’oggi, a Roma, dopo la visita del premier italiano a Madrid nello scorso luglio, poco prima dell’accordo europeo sul Recovery Fund. E’ stata l’occasione per definire l’agenda della Conferenza bilaterale ispano-italiana che si svolgerà in Spagna, il prossimo 25 novembre.

Polonia. La Polonia comincerà il processo di disdetta della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul). Lo ha annunciato oggi il ministro della Giustizia Zbigniew Ziobro. In conferenza stampa Ziobro ha spiegato che secondo lui la Convenzione, varata nel 2011 e firmata dalla Polonia un anno dopo, contiene “concetti ideologici” non condivisi dall’attuale esecutivo polacco, fra cui quello sul sesso “socio-culturale” in opposizione al sesso “biologico”.
Italia. Mose. Il premier Giuseppe Conte partecipa con i ministri Lamorgese, De Micheli e D’Incà alla ‘prova generale’ del Mose di Venezia, con il sollevamento delle 78 dighe mobili destinate a proteggere la città dalle maree. Il premier e i rappresentanti del governo hanno fatto visita alla “Control room” installata all’isola artificiale del Lido, dove hanno seguito le operazioni di sollevamento e discesa delle paratoie nelle quattro ‘bocche’, da nord a sud: Lido-Treporti, Lido-San Nicolò,Malamocco e Chioggia. Ambientalisti e comitati contro le grandi navi in laguna hanno organizzato una manifestazione di protesta. Per i detrattori, l’opera, che ha richiesto anni di lavoro e finanziamenti ingenti, sarebbe obsoleta. Il Mose dovrebbe essere terminato entro il 31 dicembre 2021.
Francia. Ambiente. Il Governo francese è stato condannato per inadempienza nella lotta al cambiamento climatico e danno ecologico. La condanna arriva a seguito di una denuncia portata avanti da un gruppo di Organizzazioni Non-Governative (Greenpeace France, Oxfam France, FNH, Notre Affaire à Tous). Queste ONG hanno presentato la loro accusa contro il governo francese nel 2019, ricevendo il supporto di più di 2 milioni di cittadini: l’evento è stato definito “L’Affaire du siècle”. Le ONG hanno accusato la Francia di non aver rispettato le norme ambientali volte a combattere il cambiamento climatico e le promesse fatte a seguito dell’Accordo di Parigi sul clima del 2015. Di contro, il governo ha rigettato le accuse, stressando l’importanza di alcune leggi sul clima approvate l’anno scorso.

Libia. È stato quasi un viaggio di addio quello del presidente libico Fayez Serraj ieri a Roma. Il capo del Consiglio presidenziale di Tripoli ha incontrato il premier Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio poche settimane dopo aver annunciato che presto, quando le trattative favorite dall’Onu porteranno a un accordo politico, sarà pronto a mettersi da parte per favorire la nascita di un nuovo governo. In verità il percorso di uscita di scena di Serraj potrebbe essere ancora lungo: prima che l’Est e l’Ovest del Paese possano raggiungere un accordo ci vorranno ancora molti passaggi. E ancora non sono del tutto soddisfatti gli interessi dei principali attorni internazionali che giocano la loro partita in Libia. Ma a Roma, parlando con Conte e Di Maio, il leader libico ha confermato l’intenzione di voler favorire una successione. E il governo italiano ha ripetuto a lui (per ripeterlo agli attori libici) il sostegno al processo di negoziato politico avviato con il summit di Berlino del gennaio scorso. Sono usciti dal porto di Bengasi i due pescherecci della flotta di Mazara del Vallo ‘Medinea’ e ‘Antartide’ con 18 uomini di equipaggio, liberati ieri dal governo del generale libico Haftar. Il ritardo è stato causato dalla necessità di ricaricare le batterie delle imbarcazioni rimaste ferme dopo il sequestro avvenuto il primo settembre scorso. La partenza è stata comunicata dal comandante del motopesca ‘Medinea’, Pietro Marrone, al suo armatore. Le due imbarcazioni faranno adesso rotta verso Mazara; l’arrivo è previsto nella giornata di domenica.