
Una netta vittoria dei conservatori e la peggiore sconfitta da 25 anni a questa parte per i socialdemocratici. Si sono chiuse così le elezioni legislative di ieri in Croazia per rinnovare il Sabor, il Parlamento di Zagabria.
Il partito di governo dell’Hdz (Unione democratica croata, di centrodestra) del premier Andrej Plenkovic si aggiudica 66 seggi (37,26% dei voti). Solamente 41 per la coalizione di centrosinistra “Restart” guidata dai socialdemocratici dell’Sdp (24,92% dei voti, mai così male dal 1995). Terza l’estrema destra di Domovinski Pokret (Movimento per la patria) del cantante folk ultranazionalista Miroslav Skoro che si aggiudica 16 seggi (10,87%). A seguire i cristiano-conservatori di Most (8 seggi e 7,39% dei voti). Molto scarsa l’affluenza: alle urne solamente il 46,9%, la partecipazione più bassa nella storia del Paese.

Nessuna forza politica, dunque, raggiunge la maggioranza dei seggi (76 su 151), ma per i conservatori non sarà difficile trovare un accordo, alleandosi con i partiti minori a destra e pescando tra gli 8 seggi destinati alle minoranze. I sondaggi pre-elettorali sono stati smentiti: alla vigilia del voto si parlava di sostanziale pareggio tra le due maggiori forze politiche del Paese, conservatori e riformisti. Ora spetta al presidente della Repubblica, il socialdemocratico Zoran Milanovic, affidare l’incarico a Plenkovic già nei prossimi giorni.
La vera sorpresa, però, sono i Verdi. La coalizione “Mozemo” (“Possiamo”) di ambientalisti e sinistra radicale ottiene 7 seggi. Nella capitale Zagabria hanno raggiunto addirittura il 21%, un risultato storico. Per la prima volta dall’indipendenza del Paese balcanico, nel 1991, i Verdi entrano dunque in Parlamento.
Tira già aria di dimissioni, invece, in casa dei socialdemocratici. Il leader Davor Bernardic, dopo il risultato sotto le aspettative di ieri sera, ha annunciato che si dimetterà dalla guida del partito.
Inizialmente previste in autunno, l’Hdz aveva deciso a maggio di sciogliere il Parlamento e indire le elezioni già in estate: una mossa del premier Plenkovic per capitalizzare in termini di consenso quanto fatto durante l’emergenza coronavirus. Scelta, a quanto pare, azzeccata.
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