La parola laicità, in senso politico e sociale, denota la rivendicazione, da parte di un individuo o di una entità collettiva, dell’autonomia decisionale rispetto a ogni condizionamento ideologico, morale o religioso altrui. In senso morale indica l’indipendenza dell’individuo dall’autorità religiosa che si presenti come depositaria del diritto divino.
La laicità è l’autonomia da qualsiasi autorità religiosa e il rifiuto di qualunque forma (palese od occulta) di teocrazia e la pretesa di autodeterminare le proprie scelte morali ed etiche.
La laicità sostiene l’indipendenza del pensiero da ogni principio morale ed etico, quindi indirizza il dibattito, il confronto e l’apertura, all’autonomia delle scelte personali in ogni settore (politico, sociale, spirituale, religioso, morale).
Negli ultimi anni il termine “laico” viene utilizzato per indicare un generico agnostico o ateo. Tale uso è semanticamente scorretto, in quanto laico ha significato di svincolato dall’autorità confessionale, ma non inficia la pratica di una particolare credenza religiosa.
L’abuso del termine in sede politica, in funzione di sinonimo perfettamente sovrapponibile ad “anticlericale” o “ateo”, ha generato l’utilizzo del termine spregiativo “laicista”, con un significato simile e opposto all’uso del termine spregiativo “clericale” per indicare persone che si autodefiniscono “laiche” e si comportano come anticlericali.
Nel significato originario del termine, ancora utilizzato in ambito religioso, il laico è un fedele della religione non ordinato sacerdote o non appartenente a congregazioni religiose. Etimologicamente il termine laico deriva dal gr. laïkós ovvero “del popolo” quindi che vive tra il popolo secolare non ecclesiastico
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