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In Lettonia la Chiesa chiede le unioni gay (che la politica non vuole)

La Lettonia come l'Argentina?
In Lettonia la Chiesa chiede le unioni gay (che la politica non vuole)

Dovremmo respingere tutte le ideologie e creare un quadro giuridico reale che protegga tutti i membri della società” ha dichiarato l’arcivescovo cattolico della Lettonia Zbigņevs Stankevičs davanti a una commissione parlamentare, chiedendo esplicitamente di riconoscere le unioni tra persone dello stesso sesso, ma anche altre forme di relazione e di convivenza non per forza basate su un legame sentimentale.

Le parole dell’arcivescovo non sono da prendere come una apertura totale all’uguaglianza, perché infatti Stankevičs ha anche precisato: “C’è una polarizzazione delle opinioni: da un lato si raccolgono le firme per autorizzare i matrimoni tra persone dello stesso sesso, d’altra parte c’è chi si mobilita contro. E invece dobbiamo fare dei tentativi per unire la società, non per dividerla. Cerchiamo delle proposte che non siano viziate da nessuna questione ideologica o religiosa: non mettiamo in discussione il concetto di famiglia tradizionale, ma parliamo di meccanismi per proteggere queste relazioni, comprese quelle tra persone dello stesso sesso, che sfuggono alla definizione tradizionale di matrimonio“.

Gli stessi concetti sono stati espressi anche dalla conferenza episcopale cattolica in una lettera inviata al presidente della Lettonia, il conservatore Egils Levits, e alla presidente del parlamento, Ināra Mūrniece, esponente del partito di estrema destra Nacionālā Apvienība (Alleanza nazionale; NA). Gli alti prelati hanno chiesto nella loro missiva di riconoscere legalmente le unioni omosessuali, senza tuttavia riformare la definizione legale del matrimonio. È importante sottolineare che una proposta come quella avanzata dai vescovi è stata sonoramente bocciata a giugno del 2019 da un’ampia maggioranza parlamentare che ha riunito i principali partiti di governo e opposizione.

In poche parole, se evidentemente non è vero che è l’apertura della Chiesa cattolica lettone è totale, non bisogna neppure sottovalutarla. Un osservatore cinico potrebbe pensare che il sì alle unioni civili sia motivato dalla necessità di evitare il riconoscimento dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, ma in realtà quest’ultima possibilità non è assolutamente in discussione ed è esclusa dalla stessa costituzione lettone, che definisce il matrimonio come “unione tra un uomo e una donna“. Il riferimento alla protezione del matrimonio tradizionale, insomma, sembra semplicemente un modo per prevenire possibili tentativi di presentare la proposta in termini distorti.

Da questo punto di vista, è interessante ricordare come la discussione in parlamento nasca da una sentenza del tribunale costituzionale lettone che ha chiarito che la parola “famiglia” non è sinonimo di “matrimonio” e che quindi il legislatore ha la facoltà di riconoscere altre forme di famiglia diverse da quella fondata sul matrimonio eterosessuale. La Chiesa cattolica sta dicendo al legislatore che dovrebbe utilizzare questa facoltà, e non è certamente poco in un paese dove ancora nel 2019 solo il 25% degli abitanti ha dichiarato di pensare che non ci sia nulla di sbagliato nell’omosessualità.

Categorie:Europa, Lgbt

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