Europa

Attentato a Charlie Hebdo

Attentato a Charlie Hebdo

Il momento in cui i killer fanno fuoco su uno degli agenti (reuters)

Si sa la satira da fastidio sopratutto quando colpisce nel centro e ogni bersaglio cerca a suo modo di salvarsi da essa. Ma non tutti sono democratici e non tutti lo fanno quindi con metodi civili.

E’ successo che due “simpatici” fratelli parigini di religione islamica e un complice di una decina d’anni in meno; si sono sentiti offesi per le vignette che settimanalmente il settimanale satirico “Charlie Hebdo” dedicava alla loro religione e allora hanno pensato bene di fare un attentato per eliminare alla fonte quello che loro hanno vissuto come un affronto personale.

Io penso che la satira ha motivo di esistere solo se punge; per cui i tanti che hanno commentato con un “se la sono cercata” che ho sentito in questi giorni (uno su tutti il Financial Times) trovo che non capiscano la situazione. Come se si chiedesse a un giornalista di non scrivere un articolo o a un ortolano di non vendere frutta e verdura. Non bisogna farsi intimidire e non bisogna farci cambiare dal terrore. Ma poi sopratutto c’è un’altra cosa. Il sentirsi offesi non deve implicare come reazione quella di ammazzare (sono morte 12 persone).

Finora gli stati occidentali hanno sottovalutato la guerra dell’Isis in Siria e in Iraq e credo che nulla possa sconvolgere le loro società e che la guerra resti solo in quelle zone. Gli assalitori hanno dichiarato di essere fedeli ad Al Qaeda e questa organizzazione terroristica predica proprio attendati in Occidente (come recentemente successo in Canada e in Australia). Poi c’è l’Isis che cerca di reclutare giovani vissuti in Occidente (e due dei tra attentatori avevano effettivamente combattuto in Siria). Ora spero che finalmente tutti i governi occidentali si rendano conto che è necessario impedire che chi tra i loro cittadini è andato a combattere con l’Isis di ritornare in patria e io francamente proporrei anche che a queste persone venga anche tolta la cittadinanza del loro paese. Chi non parliamo solo di figli di immigrati che hanno preso la cittadinanza del posto; ma anche di inglesi, francesi, italiani, austriaci da centinaia di generazioni che fanno quel passo. Anche al costo di creare migliaia di apolidi bisogna far capire che quel passo è definitivo e che non possono tornare alle comodità occidentali dopo essere stati in guerra e poi pensare magari di fare qualche attentato se qualcuno esprime qualche parere diverso dal loro, vignette satiriche comprese. O si accetta tutta la società occidentale o ne si resta totalmente al di fuori.

Ovviamente il mio pensiero su questo argomento termina qui. Non condivido in alcuna maniera tutti quei discorsi dei leader populisti come Salvini, Grillo, Le Pen e altri che dicono che bisognerebbe considerare le persone islamiche alla stessa stregua e cacciarle dall’Italia. I terroristi sono sempre la una piccola percentuale e facendo così faremmo sentire respinte persone che non sono mai state in quei posti (spesso nemmeno le loro famiglie se convertiti) e che invece si sono adattati alla nosttra società. Ci serve tutto, fuorchè una campagna d’odio.

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