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M5s: dopo le grandi purghe arriva anche la scissione

M5s: dopo le grandi purghe arriva anche la scissione

Walter Rizzetto, Mara Mucci, Tancredi Turco, Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora Bechis, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato e Francesco Molinari.

Alla vigilia delle votazioni per l’elezione del Presidente della Repubblica si è creata una grossa spaccatura. Una scissione vera e propria. La prima nei Cinque stelle dopo tante uscite col contagocce, e in direzioni sparse, di questi due anni. Dieci parlamentari grillini, nove deputati e un senatore, lasciano ufficialmente il Movimento, in blocco e con tanto di conferenza stampa: non lasciano la politica (“resteremo qua”), anzi parteciperanno alle consultazioni al Pd perché vogliono “contribuire” all’elezione del presidente della Repubblica. Tra loro, ci sono dissidenti storici, gente che ha camminato per lungo tempo sul filo, facendo sentire il proprio dissenso: il capofila Walter Rizzetto, Mara Mucci, Tancredi Turco, Aris Prodani, Samuele Segoni, Eleonora  Bechis, Marco Baldassarre, Sebastiano Barbanti, Gessica Rostellato. Tutti deputati, più il senatore Francesco Molinari.

Andranno tutti nel gruppo Misto, perché per costituire un gruppo servono 20 deputati, ma hanno già il nome della propria componente: “Vogliamo essere chiamati ‘Alternativa libera”, annuncia Mucci: “Il nostro gruppo sarà inclusivo e orizzontale, un cantiere aperto per un progetto di cambiamento che possa offrire un’alternativa libera”. Una vera e propria rivolta a Grillo e ai suoi metodi, ben oltre le questioni personali di coscienza che si sono viste sin qui: “Abbiamo scelto di ribellarci” perché “vogliamo rispondere al mandato che i cittadini ci hanno dato”, spiega Rostellato, lamentando fra l’altro “mancanza di sistema di partecipazione e un’assenza insopportabile di trasparenza nei processi decisionali”. Insomma, una scissione nel nome del Movimento delle origini, quello dell’”uno vale uno” che è stato “tradito” dai “vertici abusivi del direttorio”, che manco a dirsi dovrebbero perciò “dimettersi”.

Al contrario del Movimento, che via Grillo-Casaleggio ha spedito una lettera ai parlamentari Pd chiedendo loro di avanzare nomi per il Quirinale da sottoporre al voto della Rete, i nove deputati di Alternativa Libera vogliono partecipare alle trattative per il Colle in senso classico, trattando con Renzi. “Siamo disponibili ad appoggiare un nome che sia di garanzia per i prossimi sette anni”, dice Mara Mucci, “vogliamo dire la nostra per eleggere una figura che sia vicina ai cittadini e che rappresenti le istanze di cambiamento e trasparenza”. Certo, non si aspettavano che sarebbe stato loro impedito di arrivare in Via del Nazareno, presi a sputi da militanti del M5s. A farne le spese è stato in particolare Walter Rizzetto che, accerchiato dai militanti che gli hanno urlato “venduto, dimettiti!”,è stato costretto a tornare sui suoi passi e, seppur scortato dalle forze dell’ordine, non è riuscito ad entrare nella sede Pd ed ha preferito andare via.

L’ex grillino si è limitato a dire: “E’ stata una scelta fatta con consapevolezza, non l’abbiamo fatto né per rubare soldi né per portarci a casa più soldi”. Matteo Orfini, presidente dem, ha invece affidato a Twitter il suo commento: “i grillini aggrediscono i parlamentari usciti oggi per impedirgli di confrontarsi sul Quirinale. squadristi a 5 stelle”. un altro ex, Luis Alberto Orellana, è invece riuscito ad entrare nella sede dem. “L’incontro è andato bene, ci siamo confrontati non sui nomi ma sui criteri. Serve una persona autorevole, garante delle istituzioni e con autorevolezza a livello internazionale”, ha spiegato al termine del colloquio prima che riprendessero le contestazioni che lo hanno costretto a rientrare al Nazareno per uscire da una porta secondaria.

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