Centrosinistra

Il Pd plurale, ma rissoso

Il Pd plurale, ma rissoso

Il Pd plurale, ma rissoso

Che strano partito il Pd. Ormai è l’unico vero partito strutturato, che è rimastyo in Italia e diversamente da quello che si dice l’unico non personale (perchè se no non si capirebbe la forte opposizione interna a Renzi). Però è anche un partito fortemente composito in moto lento verso non si sa che cosa. Alcuni rimangono barricati intorno ai valori stardard dei partiti che hanno fatto nascere il Pd (Ds, Margherita e quelli che li hanno preceduti), essendo disposti anche a perdere in eterno e a non avere nemmeno contatto con il proprio elettorato; altri decidono al contrario di andare oltre e di scardinare tutti i riti e i lavoriconsolidati, aquisendo nuove battaglie e nuovo elettorato, ma rischiando di perdere per streada pezzi di vecchio elettorato, ma anche di partito.

La maggioranza anche se largamente solida non crontrolla i gruppi parlamentari e questa è la nota questione che impedisce a Matteo Renzi di governare davvero il partito e alla vecchia ditta di non essere già diventata definitivamente marginale. In maggioranza oltre al gruppo di Renzi, c’è anche quello di Dario Franceschini che è stato il primo ad allearsi con l’ex sindaco. Inizialmente all’opposizione, ma ormai ufficialmente in maggioranza ci sono i giovani turchi; sopratutto da quando Matteo Orfini è diventato presidente del partito.

Convintamente all’opposizione ci sono tutti gli altri. Enrico Letta offeso ha sciolto la sua corrente e si è ritirato ufficiosamente a vita privata; pronto a rientrare quando il ciclone Renzi si sarà esaurito. E se non si esaurisse? I suoi pur non avendo più una guida fanno fronte comune e cercano di mantenere dritta la barra in attesa del ritorno del “capo”. Tra di loro ci sono Francesco Boccia e Paola De Micheli. Poi c’è Giuseppe Civati che è l’unico che minaccia scissione ed è l’unico che prima o poi la farà davvero; magari quando nessuno gli crederà più.

Discorso apparte per le altre due opposizioni che sono loro stesse plurali. La prima è quella che gira intorno a Massimo D’Alema. Alcuni menbri sono fedeli al capostipite; altri pur condividendone la rotta si rispecchaino in Gianni Cuperlo. Stessa questione per la seconda opposizione dove si sta compiendo una lenta transizione tra Pierluigi Bersani e Roberto Speranza. E poi ci sono figure singole come Anna Finocchiaro o Rosy Bindi che per quanto possano sembrare visibili sono state definitivamente rottamate e nel partito non contano davvero più niente.

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