Cronaca

Il giudice che non giudica

Il giudice che non giudica

Il giudice che non giudica

Il timore di dover pagare di tasca propria i danni di una sentenza che potrebbe rivelarsi sbagliata ha convinto un giudice penale di Treviso a sollevare la penna ed evitare di firmare la condanna per un presunto contrabbandiere. Cristian Vettoruzzo è scosso dalla normativa di febbraio sulla responsabilità civile dei magistrati ha rinviato la questione alla Corte Costituzionale. Come dire, difficile pronunciarsi “in nome del Popolo italiano” se poi a pagare sono io. Il magistrato avrebbe dovuto sentenziare sulle responsabilità di un locatario di un capannone nel quale erano stati trovati 47 quintali di sigarette di contrabbando. «Dal dibattimento erano emersi solo elementi indiziari – spiega Vettoruzzo – e la valutazione di questi è particolarmente difficile e rischiosa in ordine alla correttezza dell’esito del giudizio».

La legge introduce la possibilità che in caso di errore la vittima possa chiedere il risarcimento del danno allo Stato il quale ha l’obbligo di rivalsa sul magistrato mediante trattenuta mensile fino a un terzo sullo stipendio. Ed è stato proprio questo aspetto a fare ammettere a Vettorazzo che un magistrato non può sentirsi «umanamente» sereno. «Per forza di cosa – scrive nell’ordinanza – se sa che la sua attività di valutazione potrà comportargli una responsabilità civile per danni, il giudice sarà portato, quale essere umano, ad assumere la decisione meno rischiosa che nel processo penale è quasi sempre identificabile nell’assoluzione dell’imputato».

Una prima risposta al giudice trevigiano è arrivata dal vice presidente del Csm Giovanni Legnini. «Credo che l’applicazione concreta e la giurisprudenza, che dovrà orientarsi verso un’interpretazione alla luce dei principi costituzionali, consentiranno di fugare molti dubbi» sulla responsabilità civile dei magistrati. «Mi auguro – ha aggiunto Legnini – che prevalga la cautela, come sembrerebbe stia prevalendo in questi primi mesi di vigenza della nuova disciplina nei cittadini, nelle parti, nell’avvocatura e anche la serenità nella magistratura».

Parole che non sembrano sollevare Vettoruzzo. «Il giudice deve essere libero di valutare le prove senza temere conseguenze negative a seconda dell’esito del giudizio». Il magistrato ora ipotizza l’illegittimità della legge che ha cancellato ogni filtro. Per lui inoltre sarebbe incostituzionale anche la norma che prevede, in caso di rivalsa dello Stato, di prelevare un terzo della paga mensile mentre «per tutti gli altri dipendenti pubblici la trattenuta non può superare il quinto dello stipendio».

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