Europa

I troppi no alle quote immigrati

I troppi no alle quote immigrati

I troppi no alle quote immigrati

Insomma mentre l’Europa pare aver trovato un modo di risolvere almeno una parte del problema profughi (fondamentalmente però bisognerebbe comunque agire direttamente in Libia); sollevando in parte il peso di accogliere gli immigrati a Italia e Malta accade qualcosa che fa precipitare tutti nello sconforto. Per non lasciare tutto alla volontarietà erano state previste delle quote di immigrati da accogliere di cui ogni stato si sarebbe dovuto fare carico. Ebbene, iniziano i no, i ma, i forse. I “non se ne fa più niente”. “Scherzavamo”. “Italia arrangiati un pò da sola” oppure “che muoiano, chissenefrega”.

Si dice: l’epoca delle ideologie è tramontata. Sarà pur vero, ma la “strana” alleanza tra un presidente socialista (il francese Hollande) e l’iper nazionalista, con “sfumature” di razzismo e antisemitismo, premier ungherese (Orban), questo è davvero un inedito. Allo strano duo si unisce anche la Spagna. “Non sono d’accordo con i criteri che sono stati studiati. Bisogna dare un’altra lettura a questo tema per definire le capacità di uno Stato”, ha detto il ministro degli Esteri e della cooperazione spagnolo, José Manuel García-Margallo, chiedendo la revisione dei criteri volti a definire la ripartizione delle quote per i richiedenti asilo all’Unione europea. Il ministro ha sottolineato che lo sforzo di solidarietà che devono fare i singoli Paesi dev’essere “proporzionato, giusto e realista” e ha ribadito che “i criteri scelti dalla Commissione europea non lo sono”. Secondo García-Margallo, “il tasso di disoccupazione è fondamentale per conoscere la capacità di integrazione di un Paese in condizioni di dignità”, criterio che a suo giudizio è “molto sottorappresentato” nella ripartizione delle quote.

La “coltellata” di Francois Hollande. Altro che “Europa solidale” o almeno “non egoista”: quella inferta dal socialista Hollande all’Italia è, per usare le parole di una fonte diplomatica a Bruxelles, una “coltellata alle spalle”. “La condivisione della responsabilità fra gli Stati europei per la gestione degli immigrati una volta giunti nel continente “è parte integrante della strategia complessiva”. Il rifiuto francese è arrivato con le parole del primo ministro Manuel Valls pronunciate sabato non a caso alla frontiera franco-italiana di Mentone (dove tra lunedì e giovedì sono state fermate 944 persone): “Sono contrario all’instaurazione di quote di migranti. Questo non ha mai corrisposto alle proposte francesi. La Francia è invece favorevole a un sistema europeo di guardie di frontiera”. Valls ha spiegato ieri di averne parlato in precedenza con il presidente François Hollande, e insieme hanno deciso di intervenire: “Abbiamo considerato che fosse necessario dire le cose ad alta voce perché non ci fosse alcuna ambiguità. La questione delle quote è fonte di una grande confusione, e non bisognava dare l’impressione che le avremmo accettate”. Non basta. Valls si è detto contrario alle quote applicate a tutti i migranti (quindi anche quelli “economici”) e non solo ai rifugiati (che invece sono gli unici interessati dalla proposta della Commissione). Il primo ministro francese, inoltre, ha aggiunto che Parigi vuole un sistema di ripartizione più equo che tenga conto dei rifugiati già accolti in ciascuno Stato membro, e questo è esattamente uno dei criteri che il piano della Commissione europea propone di applicare per decidere le quote (insieme a Pil, popolazione e tasso di disoccupazione in ogni Paese).

Ecco perché il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, si aspetta “che gli Stati – quegli stessi Stati che hanno chiesto all’Europa di agire, di agire velocemente e di agire efficacemente – consentano all’Europa, perché Europa siamo tutti quanti noi insieme, di essere efficace in questa azione in tutti i suoi aspetti”. Parla in English, “lady Pesc”, ma le sue parole andrebbero tradotte in francese, ungherese e spagnolo. Nella riunione di oggi, precisa l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue, “i ministri della Difesa e degli Esteri decideranno l’operazione navale, che è una delle parti della strategia complessiva”. Questa, ricorda, comprende diversi aspetti: «salvare vite in mare con Triton, prendersi cura delle vite che salviamo con la condivisione delle responsabilità e smantellare le reti dei trafficanti all’origine». Quindi il problema delle quote, messo in discussione da diversi Paesi e da ultimo anche dalla Francia, “è solo uno dei tasselli: è chiaro però che la condivisione della responsabilità e cosa facciamo delle persone che salviamo è parte integrante della strategia”.

Che il no alle quote obbligatorie fosse scandito dal neo vincitore delle elezioni in Gran Bretagna, David Cameron, questo era noto e messo in conto. La settimana scorsa, la Repubblica Ceca, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e la Slovacchia hanno detto che non avrebbero accettato le quote, rafforzando la posizione dell’inquilino di Downing Street. “Non stiamo dicendo che gli immigrati non sono i benvenuti. Ma io sono a favore di decisioni volontarie su questo tema”, ha detto il primo ministro polacco Ewa Kopacz. Secondo il piano, la Polonia dovrebbe accettare il 5,64 per cento degli aventi diritto. Ma la doccia ghiacciata viene da Parigi.

Le quote proposte dalla Commissione prevedono che la Francia accolga più immigrati di quanto non abbia fatto nel recente passato. Secondo il progetto comunitario, la quota francese di ridistribuzione dei migranti arrivati in Europa dovrebbe essere del 14%. L’anno scorso Parigi ha ricevuto l’11% delle richieste di asilo registrate nell’intera Unione Europea. A dar man forte al socialista Valls è sceso in campo Szabolcs Takacz, ministro per i rapporti con l’Europa del governo ungherese di Viktor Orban: “La posizione del mio governo è chiara: siamo contrari alle quote obbligatorie. E credo lo siano anche altri Paesi: la Repubblica Ceca, la Slovacchia, i Paesi Baltici, la Polonia e il Regno Unito. E, se non sbaglio, ora si è aggiunta anche la Francia”.

Il voto avverebbe a maggioranza; ma di fronte a tutti questi no il provvedimento avrebbe speranza di passare solo con il si dei tre grandi paesi Germania, Francia e Italia. E proprio con il no della Francia che il provvedimento rischia un grosso e immediato stop. Ma gli immigrati continuano comunque ad attraversare il mediterraneo e a morire. Anche se la Ue non decide. E anche in Libia si continua a combattere e a morire e nemmeno per quello l’Unione Europea decide niente!

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