Guerra

Al Qaeda e Isis: le differenze

Al Qaeda e Isis: le differenze

Bandiere dell’Isis e di Al Qaeda

Mentre Al Qaeda è stata l’organizzazione terroristica simbolo degli anni zero; in questi anni dieci sembra l’Isis a par paura. L’obiettivo finale è il jihad globale, la guerra santa dell’Islam contro tutti gli infedeli del mondo. Con un “sogno”: conquistare Roma, il simbolo della cristianità. Sia Isis che Al Qaeda, dunque, hanno lo stesso progetto: eppure le due organizzazioni sono così diverse, tanto da presentare più differenze che convergenze. Comunque, la strategia generale, le tecniche e le tattiche utilizzate dall’Isis sono molto diverse da quelle di al-Qaeda. Quest’ultima era fortemente centralizzata. L’Isis ha invece un’organizzazione sia politica che militare molto decentrata. Gli obiettivi sono diversi. Prioritario era per Al Qaeda colpire il “nemico lontano”, cioè l’Occidente, con azioni terroristiche. Invece, l’Isis mira a consolidare i propri successi a livello regionale e locale. Ogni provincia ha il suo emiro capo al tempo stesso politico e militare. Per Al Qaeda gli attentati terroristici erano prioritari, mentre l’Isis mira invece a controllare il territorio e a espandere il territorio del Califfato. Assomiglia sempre maggiormente a un esercito regolare. Sinora le sue operazioni sono state basate sulla mobilità, con manovre audaci e imprevedibili.

Le truppe dell’Isis sono formate da combattenti “regolari”. Gli scontri con l’esercito iracheno e con i militari di Bashar Assad in Siria sono avvenuti in una maniera “tradizionale”, in trincea, senza ricorsi a tecniche di guerriglia, e con una “catena di comando” abbastanza precisa. Al Qaeda, invece, ha sempre colpito il “nemico” in maniera irregolare con attentati di matrice terroristica come è accaduto l’11 settembre alle Torri Gemelle. La differenza è ben sintetizzata da un’affermazione di William McCants, un ricercatore della Brookings Institution: Isis “è un gruppo di insorti in piena e non è particolarmente corretto parlare di loro come un gruppo terroristico”.

La struttura militare di Isis non prevede “cellule” terroristiche, in quanto punta alla conquista diretta del territorio per allargare i confini del Califfato. Abu Bakr al Baghdadi ha chiesto esplicitamente ai musulmani di ribellarsi ai governi nazionali (dal Nord Africa alle Filippine) in favore dell’annessione allo Stato Islamico. In tal senso non c’è la “snellezza” di un’organizzazione terroristica come al Qaeda, che riusciva a muovere le sue pedine in maniera relativamente semplice. L’unica leva che può scuotere il Califfo è quella della propaganda per mobilitare “cani sciolti” dell’estremismo islamico presenti sul territorio occidentale. Osama Bin Laden voleva un Califfato, lo immaginava come il punto di approdo di un percorso, ma per la sua nascita attendeva il momento propizio affinché ci fosse la giusta unità nel mondo islamico. Abu Bakr al Baghdadi si è invece autoproclamato Califfo dopo aver preso il controllo di alcune zone tra Siria e Iraq: una sfida sfrontata, in quanto chiede una sottomissione al suo comando. Nemmeno Bin Laden, con il suo carisma, era arrivato a tanto.

Fino allo scorso anno, riporta il Guardian, si potevano fare donazioni internazionali bancarie. Ora il ricchissimo Stato Islamico di Baghdadi si finanzia principalmente con attività illegali e contrabbando. Il petrolio, prima di tutto: ISIS si è assicurato nel 2012 il controllo dei giacimenti nell’est della Siria che vende al nemico, il regime di Assad. Lo stesso vale per il gas – secondo alcuni analisti il giacimento di Deir Ezzor, in Siria, da solo frutta decine di migliaia di dollari a settimana – e per l’energia, dato che controlla numerose centrali elettriche. Ugualmente in Iraq: dopo la presa di Mosul, ISIS avrebbe sottratto 430 milioni di dollari alla Banca Centrale, oltre a numerosi lingotti d’oro. E poi ci sono i donatori: il premier iracheno al Maliki ha accusato sia i sauditi sia il Qatar di finanziare l’armata di al Baghdadi. Ultima fonte di rastrellamento di denaro, essendo costituito come uno stato, una sorta di raccolta parallela di tasse dalla popolazione dei territori che man mano conquista.

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