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Biagi torna in tv: scusate se sono commosso

Vignette &co.: il parere di Enzo Biagi.

Enzo Biagi.

Enzo Biagi e un «anziano signore» — come si definisce lui — che ad agosto compirà 87 anni. Ma soprattutto e un signore che non ha mai smesso, neppure un secondo della sua vita, di amare profondamente il giornalismo. Mai ha perso la voglia di raccontare — con la penna o con la telecamera — la realtà, la società, la vita. Torna stasera, su Raitre, con uno speciale alle 21.30 (ospiti Roberto Saviano, lo scrittore di Gomorra, e Gherardo Colombo, l’ex pm che ha deciso di lasciare la magistratura). Poi da domani, ogni lunedì alle 23.15 il suo Rt Rotocalco televisivo (di antica memoria) terrà compagnia ai telespettatori una volta la settimana, per otto puntate. Torna così, stasera, con la sua inconfondibile vena ironica’Buonasera, scusate se sono un po’ commosso e magari si vede. C’è stato qualche inconveniente tecnico e l’intervallo e durato cinque anni. C’eravamo persi di vista, c’era attorno a me la nebbia della politica e qualcuno ci soffiava dentro… Vi confesso che sono molto felice di ritrovarvi..». Dunque commosso sì, ironico sì, ma sferzante. E Biagi sceglie di ricominciare con la politica e dalla politica. Lo speciale di stasera parla chiaro fin dal titolo, «Resistenza e resistenze», nel senso del 25 aprile, festa antifascista per definizione, e nel senso di lotta di chi tutti i giorni deve fare i conti con le difficoltà della vita. Del resto quelr«intervallo di cinque anni» affonda le sue radici nella politica. «Arnvederci, speriamo, in autunno»- così Biagi si era congedato dal suo pubblico, nell’ultima puntata del Fatto, il 31 maggio 2002. Un mese prima, infatti, il 18 aprile, Silvio Berlusconi nell’ormai famoso «diktat bulgaro» parlo di un uso criminoso della tv pubblica da parte di Biagi, Santoro, Luttazzi. Si spensero le luci di viale Mazzini sul giornalista più famoso d’Italia. Oggi lui, pero, non ha voglia di rimarcare quell’esilio, non conserva rancore. «Sono contento perché torno a fare il mio lavoro, quello che mi ha fatto compagnia nella vita», preferisce sottolineare. La politica pero non può restare fuori dalla porta. «C’è sempre, fatalmente, nella scelta degli argomenti — ammette Biagi — e nel modo in cui li racconti. I politici’ Non sono contemplati. Se ci saranno, dovranno essere in grado di rappresentare tutto il Paese. Per esempio, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano». No, Biagi non e cambiato, «ma qualcosa e cambiato. Il Paese, la tv… Il mio stesso rientro non credo che sarebbe avvenuto se non fosse cambiato il governo». Ed e pure cambiata la rete dove Biagi lavorerà. «Il ritorno su Raitre e una scelta mia Sento una maggiore affinità con questa rete. Sono quelli che mi sono stati più vicini in questi anni di lontananza». Ringrazia anche Cappon, direttore generale Rai, che si e adoperato per il suo ritorno. Che non avrebbe mai potuto avvenire su Raiuncr «Non e più la mia rete». Una volta, lo era.. Sì, Biagi ha rifiutato perfino l’invito di Celentano a RockPolitik pur di non mettere piede nell’ammiraglia Rai che per anni era stata casa sua e poi lo aveva «allontanato». Ora ricomincia comunque da lì, con lo stesso spirito, con uno studio simile a quello del Fatto (allestito nella sua casa milanese), essenziale, gli ospiti davanti alla scrivania a rispondere alle sue domande. L’unica cosa che e cambiata, e che ora Raiuno e la sua rivale. A quell’ora, il lunedì, va in onda Porta a porta con Vespa. Biagi non se ne cura. Lui l’ha sempre detto- l’unico padrone e il pubblico. E lui che sceglie e decide.

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