Centrodestra

Lega: i due fronti contrapposti

Lega: i due fronti contrapposti

Flavio Tosi, Matteo Salvini e Roberto Maroni

Salvini e la sua Lega sono più foprti che mai e dal pericolo sdisfatta di prima delle europee, adesso nei sondaggi vola oltre l’8% e il leader Matteo Salvini, tra i leader, come indice di popolatità è secondo solo a Matteo Renzi. Ma nella Lega Nord non va tutto così bene. Flavio Tosi lamenta la scorrettezza di Salvini, che avrebbe violato il patto che avevano fatto prima che quest’ultimo si candidasse a segretario. Il patto, siglato tra i due con testimone Maroni, infatti prevedeva che se Tosi avrebbe lasciato via libera a Salvini per la segreteria; quest’ultimo avrebbe fatto lo stesso con Tosi quando si sarebbe trattato di candidarsi per la leadership del centrodestra. Ora sembra che Salvini, ringalluzzito dai dati di gradimento sembra voglia provarci in prima persona.

A Milano, e altrove in Lombardia i consiglieri del gruppo civico maroniano in Regione Lombardia (gruppo a cui è iscritto lo stesso presidente Maroni) hanno invitato Tosi al Pirellone per un incontro (invito non esteso alla Lega) per sostenere l’azione politica di Tosi a livello nazionale, il suo programma contenuto nel manifesto «Ricostruiamo il Paese», e quindi la sua corsa a candidato premier in quota Lega in un’eventuale rosa di nomi del centrodestra.

Roberto Maroni non c’era, forse per non creare ulteriori retropensieri, ma c’era invece all’inaugurazione di un comitato tosiano a Pordenone, l’altra settimana, dove ha lanciato di fatto Tosi come l’anti-Renzi del centrodestra, con queste parole: «La spinta di Tosi è fondamentale per guidare il centrodestra, con la componente civica che è decisiva. Lo dico da leghista che ha sempre vissuto nel partito. Ci saranno resistenze enormi, ma ce la faremo. C’è molto da fare per rilanciare il centrodestra, ma noi sappiamo che Tosi c’è la può fare».

E dunque, la Lega che fa, ne sostiene due? «La linea politica della Lega la dà Salvini, non Maroni o Tosi, punto e stop. Ognuno si regoli di conseguenza» ti dice duro un fedelissimo di Salvini. L’indicazione è di non aprire fronti interni, divisioni, nuove spaccature tra cerchi magici e fronde, ma i sospetti circolano in abbondanza. Una Lega dentro la Lega? Un’idea diversa, che corrisponde a quel che Maroni aveva in mente quando lanciò Salvini come suo successore e sperimentò, come già Tosi a Verona, il successo delle liste civiche (quella di Maroni alle regionali prese il 10%, poco meno del Carroccio), più legate ai temi dell’impresa, del Nord produttivo, che non al leghismo celodurista. La Lega di Salvini doveva restare come baluardo dello zoccolo duro padano, ma in posizione minoritaria dentro quel movimento civico di centrodestra, senza corna o ampolle sacre, che Maroni e Tosi avevano – hanno – in mente (magari dialogando con Passera). Poi il boom, imprevisto, della Lega di Salvini ha scartabellato i piani.

Successi che non tutti i leghisti salutano con entusiasmo. «La linea populista e caciarona di Matteo funziona nel breve periodo perchè parla alla pancia del Paese, ma non crea una proposta credibile di governo, nè una classe dirigente nuova» spiega un parlamentare leghista, uno dei critici verso il «caro leader», come qualcuno nella Lega chiama Salvini dopo la visita a Pyongyang. Il «lepenismo», la battaglia no euro, certe posizioni da «comunista padano», tutte battaglie che Tosi non condivide. Mentre Salvini imputa a Maroni scarsa incisività come governatore leghista, e Tosi una certa ambiguità. Così, mentre Salvini va avanti per la sua strada, quella della Lega dei popoli, Tosi e Maroni seguono la loro. Col pericolo che, prima o poi, le due strade vadano a scontrarsi.

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