Nel 1980 fu sul set del film Barbara, girato in Argentina e distribuito per il mercato sudamericano (ma non in Italia dove è tutt’oggi ancora inedito), diretto da Gino Landi. Nello stesso anno incise l’album Mi spendo tutto contenente la hit Pedro, uno dei brani più conosciuti della cantante e Ratatataplan, ispirato nel titolo dall’omonimo film di Maurizio Nichetti. Nel 1981 presentò Millemilioni, che rappresentò il primo esperimento di cooperazione televisiva internazionale: cinque speciali, ognuno dei quali girato in una diversa capitale: Buenos Aires, Città del Messico, Londra, Roma e Mosca. Il programma ebbe una media di circa 10 milioni di telespettatori.
Nel 1982 affiancò ancora Corrado presentando Fantastico 3, con Gigi Sabani e Renato Zero, con una media di 25 milioni di spettatori, cantandone anche la sigla d’apertura, la celebre Ballo ballo, canzone che sarà anche al centro di alcune controversie, in quanto accusata da alcuni di essere un plagio del brano Eleanor Rigby dei Beatles. Sull’onda del grande successo della trasmissione del sabato sera Fantastico, venne pubblicato il disco Raffaella Carrà 82, arrangiato e composto, tra gli altri, da Franco Bracardi e Danilo Vaona, e che vide tra gli autori, oltre a Gianni Boncompagni e G. Belfiore, anche Giancarlo Magalli. Sempre nel 1982, è ospite d’onore del Festival di Viña del Mar in Cile.
A febbraio del 1983, in seguito al successo di Fantastico 3, Carrà venne invitata ad esibirsi per la prima volta come super ospite al Festival di Sanremo 1983. Soli sulla luna e Ahi, scritti da Valsiglio, Pace e Depsa, sono brani incisi appositamente per l’occasione, registrati – “in fretta e furia” – come dichiarò la stessa cantante.
Dal 1983 al 1985 presentò su Rai 1 Pronto, Raffaella?, il primo programma di mezzogiorno della Rai che segnò la sua definitiva affermazione come conduttrice, mettendo in risalto non solo le sue qualità di soubrette, ma anche di intrattenitrice e padrona di casa, capace di relazionarsi con uguale empatia sia agli ospiti illustri sia ai telespettatori che telefonavano per partecipare ai giochi del programma, in cui lavorò per la prima volta con Gianni Boncompagni (che ne curò la regia e ne fu autore assieme a Giancarlo Magalli), in concorrenza diretta con Il pranzo è servito del suo amico Corrado, col quale condusse anche un’edizione dei Telegatti nel 1991. Al centro della trasmissione vi era l’interazione con il pubblico in diretta attraverso vari giochi telefonici. Uno dei giochi-simbolo che hanno caratterizzato la trasmissione nell’immaginario collettivo del pubblico era il gioco dei fagioli. La risposta di Rai 1 ottenne da subito un grosso successo di pubblico, raggiungendo in poco tempo risultati d’ascolto molto elevati con 4 milioni e 500mila spettatori di media e punte di 9 milioni di contatti. Nel giro di breve tempo la trasmissione divenne oggetto di studio delle televisioni brasiliana, argentina, tedesca e francese che ne copiarono il format. Anche in questa trasmissione, Raffaella interpretò la sigla del programma: Fatalità nella prima edizione, Qué dolor nella seconda.
Il successo di Pronto, Raffaella? le fece vincere nel 1984 il titolo di “Personaggio televisivo femminile a livello europeo”, consegnato dall’European TV Magazines Association. Nel 1984 firmò un contratto milionario per la durata di due anni con la ditta di cucine Scavolini, con lo slogan “la più amata dagli Italiani”. Sempre nel 1984, il rinnovo del contratto di lavoro con la Rai fu al centro di una accesa controversia con l’allora Presidente del Consiglio, Bettino Craxi, che definì “immorale e scandalosa” la cifra che la conduttrice avrebbe guadagnato per un’esclusiva di due anni (6 miliardi di lire di allora). Di questi anni sono gli album di successo, Fatalità (1983) e Bolero (1984). Tra il 1985 e il 1986 Raffaella Carrà fu inviata del settimanale Radiocorriere TV, per Gli incontri di Raffaella, in cui intervistava personalità politiche e dello spettacolo.
Nella stagione televisiva 1985-1986 fu la conduttrice del supershow Buonasera Raffaella (versione di prima serata di Pronto, Raffaella?), le cui prime dieci puntate andarono in onda da Roma, mentre le ultime cinque vennero trasmesse in diretta dagli studi della Rai Corporation di New York (ora dismessi) e grazie a Rai International, visibili in tutto il nord e sud America. Raffaella, inoltre, intervistava e duettava con ospiti illustri come Henry Kissinger, Joe Cocker, Riccardo Cocciante, Patty Pravo, Stevie Wonder, Ginger Rogers e Sammy Davis Jr. e cantava le sigle Fidati! e Bellissimo. La sigla iniziale e finale della trasmissione sono contenute nell’album Fidati!, uscito nello stesso anno. Il programma pose la soubrette nuovamente al centro delle polemiche a causa degli alti costi di produzione, in particolare per le puntate trasmesse via satellite dagli Stati Uniti.
Nella stagione successiva 1986-1987 condusse la trasmissione ideata da Corrado nel 1976 Domenica in, di cui cantava inoltre sia la sigla d’apertura, Curiosità, che fu una delle prime sigle della TV italiana ad essere realizzata attraverso grafiche elaborate al computer, sia la sigla di chiusura, Casa dolce casa. Proprio a Domenica in, nel mese di novembre, Carrà reagì a un articolo pubblicato dal settimanale scandalistico Novella 2000, minacciando un’azione legale nei confronti del giornale, che l’aveva accusata di trascurare la madre morente. La madre di Raffaella infatti morì nel 1987. Raffaella le rese omaggio proprio durante un’altra puntata di Domenica in, dedicandole il brano I thank you life.
A riguardare il flusso continuo di immagini che inonda tv e social di Raffaella Carrà, ce la si potrebbe cavare con una frase: qualunque cosa abbiate in mente di fare, Raffaella l’ha fatta prima di voi. Pare una battuta, ma così non è. Basta farsi un giro negli archivi fotografici per rendersi conto di quanto sia stata rivoluzionaria, nel pensiero, nei costumi, nel suo lavoro. In un mondo dove le dive e le regine auto-incoronatesi trattano in studio tecnici, autori e collaboratori come oggetti, di lei che vera regina dello spettacolo lo sarà per sempre non c’è stata una persona che non abbia rimarcato la sua grande umanità, soprattutto sul lavoro. I soldi e il successo, insomma, non le avevano dato alla testa, a differenza di certe sgallettate che speravano di incrementare follower umiliando i lavoratori. Oggi sembra una cosa da niente. In quel giugno 1977 non lo era affatto. Dire “Io voto sempre comunista” a un giornale spagnolo (era il numero 55 della rivista Interviù), in epoca di terrorismo, col PCI di Berlinguer sotto attacco sia a sinistra che a destra, per una donna dello spettacolo era una cosa enorme. Ma in quel suo “essere comunista” Raffaella racchiudeva anche parte del suo mondo e del modo in cui intendeva la vita e il lavoro. Era rivoluzionaria nel profondo, attaccata ai suoi ideali di rispetto della vita delle persone. E’ proprio con i vertici democristiani della Rai si scontrò su questo, quando andò in onda “Ma che sera“, mitico programma scritto da Gianni Boncompagni e Dino Verde per l’allora Rete 1. Quel programma aveva come sigla quel “Tanti auguri” che ciascuno di noi ha intonato e ballato un milione di volte almeno nella sua vita. Andò in onda per la prima volta il 4 marzo 1978. Due settimane dopo venne rapito Aldo Moro. E Raffaella proprio non ci stava ad andare in onda a cantare “come è bello far l’amore da Trieste in giù” nella sigla iniziale, mentre l’Italia rimaneva col fiato sospeso per il leader democristiano. A confessarlo fu proprio lei, anni dopo, in un’intervista a L’Espresso: “Il giorno che rapirono Moro telefonai alla Rai e dissi “vi prego non mandate in onda il mio varietà”. E invece andò in onda lo stesso. Rapivano Moro e io cantavo “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”. Mi vergognai così tanto che non tornai più in Italia per molto tempo”. In effetti in Italia ci tornò solo dopo cinque anni di successi all’estero, col programma Millemilioni, cinque speciali girati in cinque capitali del mondo (Buenos Aires, Città del Messico, Londra, Roma e Mosca), per poi approdare al fianco di Corrado in Fantastico 3. La cifra umana di Raffaella però si misura anche da un episodio avvenuto negli anni rampanti del craxismo e della mutazione genetica del PSI. Nella stagione 1986/1987 venne chiamata a condurre Domenica In. Il 12 ottobre 1986 il presidente di Confindustria, Luigi Lucchini, industriale bergamasco, fu intervistato da Raffaella nel suo programma. Lucchini era diventato presidente due anni prima e aveva subito iniziato a legare gli industriali al PSI craxiano, ben disponibile ad offrire alla categoria quella rivincita di classe che gli industriali si stavano prendendo in tutto il mondo (si pensi all’abolizione dei due punti della scala mobile, che scaricò sui lavoratori il costo della riduzione dell’inflazione, mentre la spesa pubblica esplodeva e conduceva i partiti di governo della Prima Repubblica all’estinzione per corruzione). Lucchini era un padrone vero e proprio, ma sapeva vendersi in pubblico come innovatore, a tratti di sinistra. Quando andò in tv da Raffaella presentandosi come aperto, moderno e progressista, montò la rabbia dei lavoratori dell’acciaieria Bisider, che Lucchini aveva acquisito dall’IRI a condizioni di favore: da mesi conducevano una durissima battaglia contro le condizioni di lavoro indecenti cui la nuova proprietà li aveva sottoposti. La FIOM Brescia diramò un comunicato di denuncia, pensando che la cosa finisse lì. Non era così. Il giorno stesso la segreteria di Raffaella chiamò il sindacato bresciano e assicurò il medesimo spazio a un lavoratore della Bisider. La domenica successiva, il 19 ottobre, in televisione si presentò Mario Varianti, operaio siderurgico bresciano, che raccontò tutte le ingiustizie e le terribili condizioni di lavoro in fabbrica, arrivando a commuoversi. Le polemiche politiche furono roventi: cosa si era messa in testa la Carrà, dando voce agli operai? Non lo sapeva che eravamo nei “moderni anni ’80” e che persino Milano da “capitale morale” ora era una “città da bere”? In che mondo viveva la Carrà? La sua risposta la diede in un’intervista al Manifesto: “Viviamo in uno stato democratico dove tutti hanno diritto di replica, specie in un programma televisivo che si dichiara popolare e che non deve limitare il suo pubblico ai grandi protagonisti ed escludere quelli che Manzoni chiamava gli umili“. In quegli anni Bettino Craxi Primo Ministro era occupato a battersi per la repubblica presidenziale alla francese, prima di cominciare la corsa per il Quirinale. Aveva già provveduto ad eliminare la scala mobile e neutralizzare l’azione sindacale, il PCI e i sindacati erano alle corde. All’inizio di Domenica in…la rete fu esplicita con gli autori: niente inviti a politici. Solo ospiti d’evasione. Quell’operaio accanto a Raffaella fu un pugno nello stomaco della “Milano da bere”, Raffaella non obbedisce a un calcolo politico, ma entra in consonanza con il sentimento popolare delle persone che a lei si rivolgevano direttamente. La risposta all’attacco non si fece attendere. Di lì a poco la credibilità popolare di Raffaella viene messa a rischio da un articolo di Novella 2000. Le rimproverano -con grande risalto in copertina -di non far visita alla madre morente. Raffaella deve difendersi usando per la prima e unica volta il mezzo pubblico per un motivo privato “Non vi permetterò di giocare con mia madre, non la toccherete mai” lo fece con tale veemenza e durezza, proprio perché la cosa la feriva nel profondo . I legali di Raffaella, intanto, avevano preparato un ricorso d’urgenza contro la Rizzoli, di cui Novella 2000 è proprietà .Il Pretore di Roma le dà ragione e dopo mezz’ora emette un provvedimento che invita la casa editrice ad astenersi dal ristampare o diffondere ulteriormente il numero appena uscito. La Rai la criticò aspramente per quella violazione per uso improprio del mezzo televisivo e gli fecero terra bruciata, nessuno doveva lavorare con lei ,si diffusero voci maligne su di lei ( che era antipatica ,capricciosa, avara ecc.). Quando Marinetta Saglio fu chiamata per un servizio fotografico per Raffaella Carrà scoprì che Raffaella non era affatto come si diceva in giro , si trovò di fronte a una persona solare e disponibile . I partiti e politici chiesero ai vertici Rai il licenziamento di Raffaella e l’allontanamento immediato. Nessuno in Rai le offrì nulla, non gli permisero nemmeno di congedarsi dal pubblico e dai telespettatori di Domenica in per spigare il motivo perchè aveva accetto un contratto biennale con la Fininvest di Berlusconi (prima e unica sua volta sulle reti del Biscione .Quando ritornò in Rai, un falso allarme interruppe per circa 30 minuti la sua trasmissione di domenica Ricomincio da due condottasu Raidue. Nel corso della puntata infatti tre telefonate, rivendicate da sedicenti gruppi armati rivoluzionari avevano segnalato la presenza di una bomba negli studi della Dear, era un avvertimento per Raffaella ). In che mondo vive la Carrà? Si chiesero negli anni ’80. Purtroppo lo stesso che ci hanno consegnato i Craxi, gli Andreotti, i Gelli, i Riina e il peggio che questo paese ha espresso in termini di politica, pensiero, economia. Ma non per questo ha rinunciato ai suoi ideali e a dire come la pensava, sfruttando la sua innegabile condizione di privilegio per fare del bene e difendere i diritti degli ultimi. Ecco, questo è il motivo per cui Raffaella Carrà resterà per sempre la più grande artista mondiale della televisione e dello spettacolo italiano: perché non ha mai tradito le sue radici ed è sempre stata dalla parte degli ultimi. Una volta si sarebbe detto il popolo. Oggi non va più di moda. E ora che è andata via , ci sentiamo molto più soli.
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