Negli anni settanta Piero Angela ha dichiarato di seguire uno stile informale, lontano dagli standard seriosi dell’epoca, avvicinandosi al linguaggio del pubblico catturardo l’attenzione con esempi, battute umoristiche e trovate. Riteneva che la maggiore difficoltà della divulgazione scientifica fosse spiegare i concetti complessi in modo semplice mantenendo l’integrità del messaggio.
«Quando un lettore (o ancor più un telespettatore) non capisce, la colpa non è sua: ma di chi non ha saputo comunicare. Cioè dell’autore. È stato lui a cacciarlo via. […] quando sono in moviola, se ho dei dubbi sulla chiarezza di un passaggio o di una sequenza, chiamo il primo che passa nel corridoio (un montatore, una segretaria, un passafilm), mostro la sequenza e chiedo il loro parere. Se vedo un’ombra di dubbio nei loro occhi, rismonto e ricomincio da capo. Perché vuol dire che avevo sbagliato io.» |
(Piero Angela, Viaggi nella scienza, 1982) |
Angela affermava che la divulgazione scientifica è una condizione essenziale per la partecipazione alla vita democratica, di cui conoscenza e consapevolezza sono presupposti.
«La democrazia non può basarsi sull’ignoranza dei problemi, perché uno dei suoi grandi obiettivi è proprio quello di rendere i cittadini responsabili e consapevoli, in modo che possano esercitare i loro diritti utilizzando al meglio la loro capacità di capire.» |
(Piero Angela, Viaggi nella scienza, 1982) |