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Governo Meloni ottiene la fiducia alla Camera

Governo Meloni ottiene la fiducia alla Camera

Governo Meloni ottiene la fiducia alla Camera

La Camera dei deputati ha approvato la mozione di fiducia al governo di Giorgia Meloni presentata dalla maggioranza: i voti favorevoli sono stati 235, i contrari 154 e gli astenuti 5. I deputati presenti erano in totale 389 su 400. Domani la presidente del Consiglio si presenterà al Senato alle ore 13.00.

VOTO PER GRUPPO Sì: 118/118 FdI 65/66 Lega 42/44 FI 9/9 NoiM-MAIE (Misto) 1/3 Non iscritti (Misto) No: 67/69 PD 51/52 M5S 21/21 TP 3/3 +Europa (Misto) 12/12 AVS (Misto) Astenuti: 3/3 Minoranze ling. (Misto) 2/3 Non iscritti (Misto) Assenti: 1/66 Lega 2/44 FI 2/69 PD 1/52 M5S

Martedì mattina la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha tenuto il suo discorso programmatico per chiedere la fiducia al nuovo governo alla Camera dei deputati: è iniziato dopo le 11 ed è durato poco più di un’ora. La presidente e i ministri sono già entrati in carica dopo la cerimonia ufficiale di giuramento, che si è tenuta sabato, ma per svolgere la propria attività hanno bisogno della fiducia delle camere, dove ci sono i rappresentanti eletti dai cittadini. Dalle 13 alle 17:20 circa si è svolta la discussione generale con gli interventi dei deputati, poi c’è stata la replica di Meloni, durata una mezz’ora abbondante. Subito dopo sono iniziate le dichiarazioni di voto dei vari gruppi parlamentari e infine c’è stata la votazione per la fiducia.

Dopo i ringraziamenti di rito al presidente della Repubblica e ai partiti della maggioranza, nel suo discorso programmatico Meloni ha per prima cosa sottolineato la rapidità con cui si è formato il nuovo governo, dicendo che dalle elezioni è trascorso «uno dei lassi di tempo più brevi della storia repubblicana»: era anche un modo per stemperare i dubbi delle scorse settimane sulla coesione della maggioranza, dopo giorni di contese tra lei e Silvio Berlusconi per la distribuzione dei ministeri. Poi ha parlato dell’importanza del suo nuovo ruolo in quanto «prima donna a capo del governo di questa nazione», e ha elencato i nomi (senza i cognomi) di diverse donne che hanno combattuto per ottenere la parità di genere e da lei ritenute importanti per il suo percorso personale.

Tra le cose più importanti che Meloni ha detto a livello politico c’è la promessa che la coalizione di destra al governo farà di tutto per realizzare una riforma per trasformare l’Italia in una repubblica presidenziale (o almeno in qualcosa di simile), partendo dal modello di un semipresidenzialismo come quello francese. A livello di posizionamento invece la cosa più rilevante è stato il tentativo di prendere nettamente le distanze dal fascismo, definendo le leggi razziali del 1938 «il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre».

Gli interventi dei deputati durante il pomeriggio non si sono fatti particolarmente notare: i parlamentari della maggioranza hanno più che altro fatto gli auguri a Meloni o indugiato su alcuni concetti da lei espressi nel suo discorso, mentre quelli di opposizione le hanno contestato di aver proposto poche soluzioni concrete sui temi affrontati, o di non averne affrontati alcuni specifici (alcuni deputati del PD per esempio hanno fatto riferimento al salario minimo). Nella replica Meloni ha ripreso molte delle critiche ricevute, in alcuni casi rivolgendosi direttamente ai deputati che le avevano sollevate.

Il passaggio dei nuovi governi dalle camere per ottenere la fiducia è stabilito dall’articolo 94 della Costituzione, che prevede si debba fare entro 10 giorni dalla loro formazione. Ottenuta la fiducia alla Camera c’è la votazione al Senato, che in questo caso è prevista per domani, mercoledì. In base ai regolamenti parlamentari, il voto di fiducia alla Camera e al Senato avviene per appello nominale, e quindi il voto di ogni componente è pubblico. Per ottenere la fiducia il governo ha bisogno della maggioranza di entrambe le camere.

Anche la votazione di domani dovrebbe essere più che altro una formalità, vista l’ampia maggioranza in parlamento ottenuta dalla coalizione di destra alle elezioni. La fiducia chiesta dal governo al momento dell’insediamento è fondamentale per la sua tenuta: se non la ottiene, il governo cade.

Dopo i voti di fiducia, il primo compito del parlamento dal 27 ottobre sarà quello di formare le commissioni permanenti, gli organi collegiali del parlamento che hanno specifiche competenze su una materia e sono incaricati di esaminare i disegni di legge prima che vengano discussi in aula. Le commissioni dovrebbero eleggere i rispettivi presidenti nella settimana che inizia il 7 novembre.

Carlo Calenda, leader del Terzo polo Azione-Italia Viva ha sottolineato che «Il discorso di Meloni è una infinita lista della spesa condita con quintali di retorica ma nessuna traccia su come fare le cose». Nessuna scelta o idea di paese. È tutto un ma anche. Sembrava un intervento di Conte, altro che rivoluzione sovranista. Una noia mortale». Luigi Marattin di Iv ha parlato di «un insieme di slogan e luoghi comuni, vedremo i fatti».

Il segretario del Pd Enrico Letta ha confermato nella sua dichiarazione di voto il no del partito di Largo del Nazareno alla fiducia e ha rivendicato con orgoglio il sostegno dato al governo Draghi. «Ci spaventa il passaggio sul Covid e sulla salute, sono parole da brividi e non abbiamo capito ancora cosa succederà nelle prossime settimane alle bollette degli italiani. Non abbiamo capito nulle sul disaccoppiamento tra prezzo del gas ed energia, sul lavoro e sul fisco. Sui condoni non ci troverà». Dopo avere ribadito l’alternatività tra Pd e governo, Letta ha annunciato che sull’Ucraina «siamo pronti a scelte comuni» e ha invece dichiarato l’assoluta contrarietà al disegno presidenzialista di riforma delle istituzioni. Eli Schlein, vicepresidente Pd della Regione Emilia Romagna, ha commentato: «Il discorso di Giorgia Meloni era incentrato più su sé stessa che sulle cosa da fare, non ha citato né il tetto al prezzo del gas né gli extraprofitti delle società energetiche». I

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