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A Draghi il premio “statista dell’anno” a New York

A Draghi il premio "statista dell'anno" a New York

A Draghi il premio “statista dell’anno” a New York

Il premier Mario Draghi ha ricevuto al Pierre Hotel di New York il World Statesman Award (statista dell’anno), in occasione della 57ma edizione dell’Annual Awards Dinner della Appeal of Conscience Foundation, per la sua “lunga leadership poliedrica nella finanza e nel pubblico servizio di cui hanno beneficiato l’Italia e l’Unione europea e che ha aiutato la cooperazione internazionale”, come ha spiegato il rabbino Arthur Schneier, presidente e fondatore della fondazione. Insieme a lui sono stati premiati Robert Craft, fondatore presidente e ceo di Kraft Group, e Jean Paul Agon, presidente del gruppo L’Oreal, rispettivamente per il loro impegno nella giustizia sociale (in particolare nella lotta all’antisemitismo) e nella diversità/inclusività. Presente nel parterre anche il segretario di stato Vaticano Pietro Parolin, oltre all’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia, il ceo di Bank of America Brian Thomas Moynihan e il presidente e ceo di Blackstone Group Stephen Allen Schwarzman, che ha ricordato come Draghi abbia “salvato l’Europa dal collasso e dato lustro al suo Paese nel mondo”.

Il premier è stato celebrato come leader mondiale, visionario e problem solver, dalle parole di Henry Kissinger («Ho grande rispetto per lui e per la sua grande visione e capacità di analisi», ha detto l’ex segretario di Stato, presente nonostante i suoi 99 anni, seduto al fianco del premier). Davanti e alle spalle del premier un parterre di personalità del mondo imprenditoriale e religioso, come il Segretario di stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin. E ha ricevuto l’applauso di Joe Biden: «Mi congratulo con il mio amico per il suo lavoro nel far progredire i diritti umani nel pianeta. Draghi è stato una voce potente nel promuovere la tolleranza e la giustizia e lo ringrazio per la sua leadership». Alla cerimonia hanno partecipato, oltre all’ambasciatrice d’Italia a Washington Mariangela Zappia, il ceo di Bank of America Brian Thomas Moynihan e il presidente e ceo di Blackstone Group Stephen Allen Schwarzman, che ha ricordato come Draghi abbia «salvato l’Europa dal collasso e dato lustro al suo Paese nel mondo».

Nel suo discorso, Mario Draghi ha parlato della situazione internazionale: “L’invasione russa dell’Ucraina rischia di inaugurare una nuova era di polarizzazione,  un’era che non abbiamo visto dalla fine della guerra fredda. La questione di come trattiamo con le autocrazie definirà la nostra capacità di plasmare il futuro comune per molti anni a venire. La soluzione sta in una combinazione di franchezza, coerenza e impegno”.  “Quando tracciamo una linea rossa, dobbiamo farla rispettare. Quando prendiamo un impegno, dobbiamo onorarlo. Le autocrazie prosperano sfruttando la nostra esitazione. Dovremmo evitare l’ambiguità, per non pentircene in seguito. Infine, dobbiamo essere disposti a collaborare, purché ciò non significhi compromettere i nostri principi fondamentali”. E ancora: “Dobbiamo essere chiari ed espliciti sui valori fondanti delle nostre società. Mi riferisco alla nostra fede nella democrazia e nello Stato di diritto, al nostro rispetto dei diritti umani, al nostro impegno per la solidarietà globale. Questi ideali dovrebbero guidare la nostra politica estera in modo chiaro e prevedibile”.

“Nonostante le tristezze dei tempi in cui viviamo, io resto ottimista sul futuro” ha detto Draghi. “L’eroismo dell’Ucraina, del presidente Zelensky e del suo popolo – ha osservato – è un monito potente di quello per cui lottiamo e rischiamo di perdere. L’Unione europea e il G7, insieme con i loro alleati, sono rimasti fermi e uniti in supporto dell’Ucraina, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci. La nostra richiesta collettiva per la pace continua, come dimostra l’accordo per sbloccare tonnellate di cereali dai porto del Mar Nero. Ma solo l’Ucraina può decidere quale pace è accettabile. Il mondo chiede coraggio e chiarezza ma anche speranza e amore”. L’auspicio di Draghi è che presto “ci sia un futuro in cui la Russia decida di tornare alle norme che ha sottoscritto nel 1945”. “Solo la cooperazione globale – ha concluso il premier che ribadirà il concetto stasera nel discorso all’assemblea generale dell’Onu – può aiutare a risolvere i problemi globali, dalla pandemia ai cambiamenti climatici”.

Per Draghi il mondo ha bisogno di coraggio: «Come mi è stato ricordato durante la mia recente visita a Yad Vashem, l’indifferenza è il peggior nemico dell’umanità. Parlare apertamente non è solo un obbligo morale, è un dovere civico. A coloro che chiedono silenzio, sottomissione e obbedienza dobbiamo opporre il potere delle parole – e dei fatti. Oggi il mondo ha bisogno di coraggio, chiarezza, amore e speranza». Poi l’elogio postumo all’ex premier del Giappone: «Vorrei rendere omaggio al compianto Shinzo Abe, che è salito su questo palco lo scorso anno e ha ricevuto questo premio. Abe credeva fermamente nel dovere del Giappone di contribuire alla stabilità globale. Ha agito con forza per rinvigorire l’economia giapponese, attraverso una combinazione di politica fiscale, politica monetaria e di riforme dal lato dell’offerta. La vita di Abe è stata tragicamente interrotta, ma la sua eredità sopravvive – tra la gente del Giappone e oltre».

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