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Paola Turci e Francesca Pascale si sposano

Paola Turci e Francesca Pascale si sposano
Paola Turci e Francesca Pascale

“We said yes”, abbiamo detto sì. Sono da poco passate le sei e la prima foto la posta Paola Turci, seduta nella Jaguar bianca mano nella mano con Francesca Pascale, sua moglie da venti minuti. Due sorrisi splendenti, la colonna sonora di Bob Marley in sottofondo, la stessa suonata all’arrivo dell’auto e nella sala del Comune di Montalcino: “Is this love”. E stavolta non è una domanda. 

“È il giorno più bello della mia vita”, dice l’ex showgirl napoletana, capelli corti, giacca e pantalone bianchi di Fendi, sandalo gioiello. “È una cosa meravigliosa”, risponde la cantautrice, capelli sciolti, in una jumpsuit di Alberta Ferretti con decolleté a punta, tutta bianca anche lei. 

È il “total white” la scelta del dress code di questo matrimonio che in realtà matrimonio non è perché la legge consente solo unioni civili tra due persone dello stesso sesso e che però il sindaco dem di Montalcino, Silvio Franceschelli, non fa fatica a definire “la cerimonia più emozionante che abbia mai celebrato da dieci anni in qua: un sentimento vero, due persone che si vogliono bene e che lo hanno espresso nei loro discorsi commuoventi. Benvenute, le ho detto, siamo felici di ospitarvi qui e vi auguro una vita insieme”. 

Erano arrivate alle 17.20 in una rovente via Matteotti Turci e Pascale, insieme e in ritardo come quasi tutte le spose. Bianche loro, bianca la Jaguar, bianchi i petali di rosa sparsi a terra nel vecchio palazzo del municipio nel centro storico di Montalcino. “È stata Francesca a scegliere i fiori – racconta il fioraio del paese, Michele Giannetti – Mi ha chiamato all’ultimo, venerdì mattina, abbiamo lavorato senza sosta per 24 ore. Ha voluto un allestimento semplice con rose, lishiantus, ortensie, fiori di curcuma e vax flower, nella sala del Comune e all’occhiello di spose e testimoni”. Per Pascale c’era la sorella Marianna, per Turci un amico. E con loro una lista di altri 62 invitati (ma in Comune sono andati in trenta) tra genitori, cugini, nipoti e amici intimi, nessun vip, ma personal trainer, produttori discografici, giovani cantautrici, stylist, imprenditori, guru dei programmi di moda, make up artist. Quasi tutti in bianco anche loro.

Pochi i tocchi di colore, e di politica, tranne nel ventaglio colorato arcobaleno sventolato dagli ospiti come la bandiera dei diritti Lgbtq+. Le polemiche del giorno prima, gli insulti social (“Lesbicona”, aveva scritto un hater a Paola Turci; “Ignoranza, omofobia, cattiveria e infelicità in una sola frase”, aveva replicato la cantante) sembrano lontani anni luce dalla festa voluta proprio nell’anniversario del loro “debutto” al Napoli Pride.

“È stato bellissimo – dice la mamma di Paola – Non potrei essere più felice di così”. E poi via, tutti sui van, con la magnum di Brunello del 2014 donata dal sindaco, verso il Castello di Velona, resort extralusso affacciato sulla Val D’Orcia e nato dentro un maniero trecentesco completamente e restaurato con terrazze panoramiche, piscine e suite fino a 6 mila euro su cui, ironia della sorte, pure Silvio Berlusconi, ex per anni di Francesca Pascale, aveva messo gli occhi per acquistarlo. È lì che è andato in scena l’aperitivo in piedi con champagne e finger food musicato da un’orchestra di violiniste e la cena con menu prevalentemente vegano preparata dagli chef Riccardo Bacciottini (che ha nel curriculum un’esperienza al Noma di Copenaghen) e Giuseppe Alfano: cera d’api, uva spina, erbette spontanee, perle di tapioca; kelp cotto in aronia, finocchietto, sambuco e yuzu; scampo scottato. Un unico lunghissimo tavolo color sabbia con fiori bianchi, bolle di vetro sospese in aria e accompagnamento jazz. Poi brindisi, applausi, poche foto e video postate sui social, come hanno chiesto le spose per una cerimonia che doveva restare riservata almeno fino al “sì”, due anni dopo quella foto rubata di un bacio durante una vacanza in barca che rese pubblico il loro grande amore.

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