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L’inaspettata vittoria dei Socialisti in Portogallo

L'inaspettata vittoria dei Socialisti in Portogallo

L’inaspettata vittoria dei Socialisti in Portogallo

Il Partito Socialista portoghese, di sinistra e guidato dal primo ministro uscente Antonio Costa, ha vinto le elezioni di domenica per rinnovare il parlamento unicamerale del paese, ottenendo un’inaspettata maggioranza assoluta dei seggi. Con un risultato che ha superato anche i sondaggi più favorevoli a Costa, i Socialisti hanno ottenuto 117 seggi sui 230 totali del parlamento, uno in più del necessario per poter formare un governo di maggioranza.

Il secondo partito più votato è stato il Partito Social Democratico (PSD), la principale forza politica di centrodestra, che ha ottenuto 71 seggi; il terzo il partito di estrema destra Chega, che è passato dall’avere un seggio in parlamento all’averne 12. Chega è anche l’unica forza politica con cui Costa ha escluso qualsiasi collaborazione.

Quelle di domenica erano elezioni anticipate, convocate lo scorso novembre dopo la caduta del governo di Costa, un esecutivo di minoranza sostenuto esternamente da due partiti della sinistra radicale: il Partito comunista e il Blocco di Sinistra. I Socialisti controllavano 108 seggi su 230, nove in meno di quanti ne controllano ora.

La crisi era stata provocata dal mancato accordo sulla legge di bilancio per il 2022: le forze di sinistra, che avevano votato contro la legge di bilancio proposta da Costa, ne chiedevano una più ambiziosa, che prevedesse un aumento dei salari minimi, delle pensioni e degli stipendi dei lavoratori, e maggiori finanziamenti per il servizio sanitario nazionale. Il fatto che i Socialisti abbiano ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi è particolarmente importante perché i motivi che avevano provocato la crisi non erano stati superati, e non ci si aspettava grande collaborazione tra Costa e i due partiti di sinistra che lo avevano sostenuto nel precedente governo.

Oltre ai temi che avevano già diviso la sinistra, il nuovo governo dovrà affrontare altre questioni, come la riduzione delle tasse e la gestione delle conseguenze economiche della pandemia. Sarà particolarmente importante la gestione dei 16,6 miliardi di euro del cosiddetto “recovery fund”, cioè i fondi stanziati dall’Unione Europea per contrastare la crisi economica causata dalla pandemia.

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