Renzi vince un altro round contro la magistratura fiorentina che a tutti i costi vuole vederlo in carcere, o come minimo stroncarne la carriera politica. La Cassazione ha definitivamente messo un punto alla vicenda Fondazione Open stabilendo, in maniera incontrovertibile, che la suddetta non ha mai avuto nulla a che spartire con il Pd.
Tanto è bastato a leader di Italia Viva per partire all’attacco. La Leopolda e l’organizzazione del Pd sono entità separate “quindi – ha affermato non appena giunte le prime notizia sulla sentenza – cade il teorema di chi diceva che finanziare la Leopolda significasse finanziare la corrente di un partito”.
Certamente un duro colpo per i pm fiorentini, anche se non è la prima volta che si vedono bastonati dai supremi giudici, soprattutto perché la sentenza prende di mira il tribunale del capoluogo toscano nel suo complesso, spiegando che non solo si era allineato alle richieste della procura, ma ne aveva copiato addirittura le parole.
Una per una, senza imbarazzi, con il risultato di “travisare l’analisi, di rilevanza decisiva, dei flussi finanziari della Fondazione Open”. Una maldestra operazione giudiziaria che, intanto, ha ottenuto lo scopo di dare una mazzata pesante alle ambizioni di Renzi e alla sua nuova creatura politica.
Italia Viva, appena nata dalla scissione dal Pd, veniva accreditata dai sondaggisti con percentuali a due cifre, quando tra capo e collo si vede arrivare come una bomba l’inchiesta di Firenze.
Spettacolare, perquisizioni di prima mattina e sequestro di pc e telefonini nelle case di circa trecento finanziatori Open. Giornali e tv che dedicano al caso l’apertura dei notiziari per settimane con inchieste e approfondimenti. Renzi definito peggio del “mostro di Firenze”.
Un vero massacro che faceva seguito alle accuse indirizzate a Maria Elena Boschi a proposito di banche, dei sacchetti biodegradabili della cugina del senatore, i fondi di beneficenza, della villa, dell’Air force Renzi. “Una gigantesca colata di fango senza precedenti”. Insomma, non poteva non finire che male, cosa di cui l’ex premier ne è sempre stato consapevole.
“Qualche tempo prima che si aprisse l’inchiesta su Open – ha lasciato filtrare a proposito – un importante giornalista di Rcs dice a un parlamentare: non passare con Renzi perché ci sarà una valanga che lo porterà via”. Mai premonizione fu più azzeccata.
Italia Viva, alla fine non è decollata, nonostante grazie all’abilità del suo Capo, sia riuscita a giocare un ruolo centrale nella vita politica del Paese determinandone l’orientamento, prima ispirando il governo giallorosso, poi provocandone la caduta e l’avvento di Mario Draghi.
Ma la legislatura è ancora lunga e la partita con la magistratura resta aperta. L’altro ieri, infatti, il Corriere della sera ha svelato che i pm della Capitale stanno studiando le chat di Lucio Presta, il manager che ingaggiò Renzi per il documentario su Firenze. Ritengono che il suo compenso sia in realtà un contributo mascherato per aiutarlo a pagare la nuova “sontuosa” abitazione.
“Una vera persecuzione” , ha sbottato l’interessato, resta il fatto che il braccio di ferro continua, il partito dei giudici, come fu per Berlusconi e prima ancora con Craxi, ha trovato la nuova preda contro cui accanirsi. Sarà dura sfuggire al suo assedio, specialmente in questo momento, incattivita dagli scandali e dalla determinazione di Draghi e Cartabia a voltare pagina sulla giustizia in Italia.
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