Economia

Governo Draghi: terzo mese

Via libera allo scostamento di bilancio e al Def.

Daniele Franco e Mario Draghi

E’ durato appena 45 minuti il Consiglio dei ministri che ha approvato il Def, il Documento di Economia e Finanza, e il nuovo scostamento di bilancio. Per l’anno in corso il governo prevede una crescita del 4,5%. Il dato si riferisce al quadro programmatico, cioè le previsioni effettuate contando le misure economiche che il governo si prepara a varare quest’anno. Nel cosiddetto quadro tendenziale invece, cioè a politiche invariate, il Def stima invece una crescita del 4,1%.  Oltre le anciticipazioni della vigilia anche il rapporto deficit-Pil, che schizza al 11,8%. Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) 2021 e la Relazione da presentare alle Camere ai fini dell’autorizzazione dell’aggiornamento del piano di rientro verso l’Obiettivo di medio termine (OMT). Il Governo richiede l’autorizzazione al ricorso all’indebitamento per l’anno 2021 di 40 miliardi di euro e di circa 6 miliardi di euro medi annui per il periodo 2022-2033, principalmente finalizzati a finanziare spese per investimenti pubblici. Una parte delle risorse saranno destinate al rafforzamento della resilienza delle aziende più colpite, a misure per garantire la disponibilità di credito e per sostenere la patrimonializzazione delle imprese.

l presidente del Consiglio ha annunciato che dal 26 aprile torneranno le zone gialle nella conferenza stampa sulle riaperture: “Un rischio ragionato, un rischio fondato sui dati che sono in miglioramento”. Ristoranti all’aperto aperti a pranzo e a cena, scuole tutte in presenza in giallo e arancione. Via libera agli spostamenti tra regioni in zona gialla, servirà un pass per andare da una regione all’altra di colore diverso. “La campagna di vaccinazione va bene, con tante sorprese positive e qualcuna negativa e questo è stato fondamentale per prendere le decisioni” sulle riaperture, ha proseguito Draghi. “Questo rischio che incontra le aspettative dei cittadini  – ha aggiunto – si fonda su una premessa: che i comportamenti siano osservati scrupolosamente, come mascherine e distanziamenti, nelle realtà riaperte”. Il premier ha auspicato per questo l’attenzione delle istituzioni e forze del’ordine: “In questo modo il rischio si trasforma in opportunità”.

Si sono conclusi gli incontri del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Continuano gli incontri del presidente del Consiglio, Mario Draghi, sul Piano nazionale di ripresa e resilienza che entro il 30 aprile dovrà essere presentato alla Commissione europea. Oggi tocca alla delegazione di Leu guidata dal ministro della Sanitá Roberto Speranza, le parti sociali e le associazioni datoriali, varcare la soglia di palazzo Chigi. Ieri è stata la volta della leader di FdI, Giorgia Meloni, secondo la quale il Parlamento ancora una volta verrà “umiliato” perché a suo dire non avrá il tempo di discutere il Piano. A seguire sono entrati Matteo Renzi con Boschi, Faraone, Bellanova, Bonetti e Rosato. Due delegazioni che rappresentano posizioni agli antipodi. Italia Viva esalta la discontinuità rispetto al governo Conte. Renzi parla di svolta su tutto, sulle vaccinazioni, il Pnrr, la credibilità internazionale dell’Italia. Eppure, il premier non ha illustrato il piano a nessun rappresentante politico. Un piano da 222,1 miliardi in gran parte (191,5 miliardi) coperti con il Recovery Fund a cui si aggiungono i 30,6 mld del Fondo complementare alimentato con lo scostamento di bilancio. Il Recovery Plan italiano, è stato messo a punto nel suo schema definitivo dopo un lungo iter che ha visto il passaggio parlamentare, la condivisione con le parti sociali, il lavoro dei ministeri. Lunedì il premier Draghi lo presenta in Parlamento alle Camere per il approvazione finale entro il 29 del mese, in tempo per l’invio a Bruxelles il 30 aprile. Il disco verde informale della UE nel frattempo è già arrivato, tramite interlocuzioni telefoniche con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. A seguito dell’introduzione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) alla Camera dei Deputati nella giornata di lunedì, il Governo di Mario Draghi ha ottenuto il via libera del Parlamento per presentare il documento del “Recovery Plan” italiano alla Commissione Europea. Un documento nel quale, ha dichiarato il Premier,  “c’è anche e soprattutto il destino del Paese”. A poche ore dalla scadenza – fissata per la mezzanotte del 30 aprile – il governo italiano guidato da Mario Draghi ha inviato alla Commissione europea la versione definitiva del Piano italiano di ripresa e resilienza, approvata dal Parlamento e bollinata giovedì dal Consiglio dei ministri. Lo apprende l’Ansa da fonti di Palazzo Chigi. Ora può finalmente partire il conto alla rovescia per ottenere i primi fondi del Recovery: la valutazione di Bruxelles ai vari Piani nazionali richiederà almeno due mesi, poi serviranno altre 4 settimane per l’ok del Consiglio Ecofin. Ma la presidenza portoghese vuole accelerare, e ha già indicato l’Ecofin del 18 giugno come la data per dare il via libera almeno ai piani arrivati per primi. Ciò significa che, se venisse rispettata questa tabella di marcia, l’Italia potrebbe avere il suo anticipo da 25 miliardi di euro già a luglio.

Il CdM vara il decreto Riaperture, un d.l. contenente misure per la graduale ripresa delle attività, in vigore dal 26 aprile al 31 luglio e che proroga a tale data la scadenza dello stato di emergenza. Viene re-istituita la «zona gialla»; lo spostamento dalle regioni “gialle” e “bianche” è sempre consentito, mentre dalle regioni “arancioni” o “rosse” può avvenire solo per comprovati motivi oppure esibendo la “certificazione verde COVID”. Il decreto viene approvato nonostante l’astensione dei tre ministri della Lega, contrari al mantenimento del coprifuoco alle 22.

Il Consiglio dei ministri ha deliberato su proposta del presidente Mario Draghi, la nomina a presidente aggiunto del Consiglio di Stato del presidente di sezione Franco Frattini (la nomina è perfezionata con decreto del Presidente della Repubblica). Il Cdm, inoltre, su proposta del ministro dell’economia e delle finanze, Daniele Franco, ha delibearto l’avvio della procedura per la conferma dell’avv. Ernesto Maria Ruffini quale direttore dell’Agenzia delle entrate, del dott. Marcello Minenna quale direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, e per il conferimento alla dott.ssa Alessandra dal Verme, dell’incarico di Direttore dell’agenzia del demanio. Cambio al vertice dei servizi segreti. Mario Draghi ha nominato l’ambasciatore Elisabetta Belloni come nuovo direttore generale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza: è la prima donna a ricoprire l’incarico. Della nomina il premier ha preventivamente informato della propria intenzione il presidente del CopasirRaffaele Volpi, e dopo aver sentito il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica. Belloni prende il posto di Gennaro Vecchione, che finisce il suo mandato in anticipo: nominato nel novembre del 2018 dall’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte, il prefetto si era visto rinnovare l’incarico per due anni dal precedente governo nell’estate scorsa. Viene invece prorogato l’incarico di Mario Parente come direttore dell’Aisi, l’Agenzia di sicurezza interna: sarebbe scaduto a giugno.

29 voti a favore, 221 quelli a sfavore. Il Senato si è così espresso riguardo la mozione di sfiducia presentata nei confronti del ministro della Salute Roberto Speranza presentata dal partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia. Archiviato lo scoglio sul coprifuoco, che sarà ridiscusso nei suoi dettagli a maggio, il governo Draghi è tornato in Parlamento per un altro test di tenuta della maggioranza con tre mozioni di sfiducia. L’aula ha poi proseguito con il voto sulle altre due, presentate rispettivamente dal senatore Gianluigi Paragone del Gruppo Misto e da Mattia Crucioli di “L’alternativa c’è”. In entrambi i casi la decisione è stata negativa: 29 sì, 206 no e 2 astensioni per la mozione del Gruppo Misto. 28 voti favorevoli, 204 contrari e 2 astensioni per quella di Crucioli.

I leader Ue, nel summit sociale di Porto, si impegnano a “mantenere le misure d’emergenza finché è necessario, promuovendo un approccio per facilitare la creazione di posti di lavoro”, e chiedono che il Consiglio Ue approvi gli obiettivi dell’agenda sociale entro il 2030, tra cui il 78% di occupazione, il 60% di lavoratori adulti impegnati in una formazione annuale. Ma i leader, nella dichiarazione conclusiva, precisano che tutto dovrà essere fatto “rispettando il principio di sussidiarietà (quindi le competenze a livello dei singoli Stati, ndr) e limitando il peso amministrativo sulle Pmi”. I leader europei hanno partecipato al ‘social summit’ e al Consiglio informale Ue, in Portogallo, convocato dal primo ministro portoghese, Costa. Al vertice, dov’è assente Angela Merkel, si assiste alla contrapposizione tra i paesi del blocco orientale, con Polonia e Ungheria in prima linea (presente al summit Viktor Orban) in una ‘strana alleanza’ con i Paesi anseatici, promotori di un documento in contrasto con gli obiettivi comuni alla maggioranza degli Stati membri. Draghi: non è l’Europa come dovrebbe essere “Da tempo l’Ue ha fatto del suo modello sociale un punto di orgoglio. Il sogno europeo è di garantire che nessuno venga lasciato indietro.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi e il ministro delle Finanze Daniele Franco hanno incontrato a Palazzo Chigi la direttrice generale del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) Ngozi Okonjo-Iweala. L’incontro si è inserito nella visita a Roma di Okonjo-Iweala che, nella giornata di ieri, ha visto anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Tra i dossier sul tavolo c’è stato quello dei brevetti sui vaccini: per la vaccinazione su scala globale la direttrice del WTO ha dichiarato che si lavora a una “soluzione pragmatica”. “C’è un tono più costruttivo, più volontà di sedersi al tavolo del negoziato” e “specie dopo l’incontro di tre settimane fa con i produttori, ho l’impressione di una maggiore apertura a sedersi al tavolo del negoziato e arrivare a un risultato pragmatico”, ha affermato in conferenza stampa.

Vertice Italia – Argentina. Il presidente argentino Alberto Fernández fa il suo rientro in patria dopo un tour europeo. E’ stato un viaggio decisivo, con l’obiettivo di trovare appoggi internazionali per evitare l’incubo del default e poter quindi affrontare le scadenze del 2021 con i creditori internazionale, in particolare con i Paesi del Club di Parigi,  con i quali c’è una scadenza a fine maggio. La richiesta, almeno sulla carta, è semplice: l’Argentina vuole pagare gli interessi del debito con tassi simili a quelli di altri Paesi (quindi intorno all’uno per cento) eliminando la maggiorazione del 2% che pagano i Paesi che hanno chiesto maxi-crediti senza garanzie sufficienti, come quello concordato dal precedente governo di Maurizio Macri. Quindi se la proposta venisse accettata, di un totale di 1,3 miliardi di dollari di interessi nel 2021, l’Argentina ne pagherebbe circa 450 milioni.

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