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L’Alternativa c’è, scissione da M5s anti-Draghi

L'Alternativa c'è, scissione da M5s anti-Draghi

L’Alternativa c’è, scissione da M5s anti-Draghi

In opposizione e come opposizione al governo Draghi. “L’alternativa” al M5S c’è. A crearla i recenti deputati ex grillini dissidenti, espulsi per aver votato contro la fiducia al nuovo esecutivo guidato dall’ex numero uno della Bce. Una decisione presa dall’ex capo politico Vito Crimi e appoggiata dal Garante Beppe Grillo, che ha spaccato definitivamente il M5S e i gruppi parlamentari. E proprio oggi arriva la notizia di altre espulsioni di deputati grillini. La notifica è stata inviata a tre componenti della Camera: Cristian RomanielloYana Ehm e Simona Suriano. I tre ex 5S sono stati espulsi per non aver partecipato al voto di fiducia al governo Draghi, pur non avendo giustificato la loro assenza. “L’espulsione? Sono scioccata, non me lo aspettavo. Se faremo ricorso? Valuterò da domani tutte le opzioni”, dice Suriano.

Intanto, i 13 deputati de L’Alternativa c’è hanno messo “persona, comunità, ambiente” al centro della loro azione politica. Sono infatti rinati nella nuova componente del Gruppo Misto alla Camera, che si collocano “oltre gli schieramenti di destra e sinistra”. Ancora vincolati al programma elettorale del 2018 con il quale sono stati votati nel M5S, ma ora intenzionati a rappresentare “la sponda parlamentare di un più ampio movimento civile e sociale e costituire un cantiere di discussione e azione con formazioni sociali, rappresentanti della società civile, corpi intermedi, associazioni di categoria e mondo del lavoro e dell’impresa. Puntiamo a individuare, assieme ad altri soggetti, gruppi di persone autorevoli che compongano dei Comitati dei saggi sui temi chiave dell’opposizione”, spiegano i tre deputati Pino Cabras, Andrea Colletti e Raffaele Trano, durante la conferenza stampa a Montecitorio in cui è stato presentato il loro primo Manifesto. Che muove, quindi, dalle istanze del “Movimento delle origini”, ma che si apre, in Parlamento e fuori, a tutte quelle persone “che vogliono fare opposizione e non vogliono morire moderate”.

Gli espulsi si dicono pronti a una causa civile, ma non sono interessati al reintegro “fino a quando il Movimento sarà alla maggioranza”. E non hanno bisogno di un leader, come Alessandro Di Battista, il primo a tirarsi fuori dopo il voto a Draghi. Che intanto mette le cose in chiaro sul ritorno dell’ex premier Giuseppe Conte nel Movimento: “Ho lasciato il M5S non per l’assenza (in quel momento) di Conte. Ma per la presenza al governo con Draghi di Pd, Berlusconi, Salvini, Bonino, Brunetta, Gelmini. Non ho nulla a che vedere con un movimento che fa parte del governo dell’assembramento pericoloso”.

E così mentre il Movimento prova a rifondarsi, con un vero processo di trasformazione e affidando all’ex premier il ruolo di leader, anche i ‘cacciati’ si reiventano. Lo scorso 18 febbraio avevano votato ‘no’ al nuovo governo Draghi, nonostante il risultato a favore emerso dalla votazione online degli iscritti sulla piattaforma Rousseau. In quell’occasione nell’Aula della Camera i dissidenti 5S avevano scandito proprio il coro ‘L’Alternativa c’è’ che ora ha preso forma in una nuova componente politica. Sono 13 i deputati, oltre a Cabras, Colletti e Trano, che ne fanno parte: Massimo Enrico Baroni, Emanuela Corda, Paolo Giuliodori, Alvise Maniero, Maria Laura Paxia, Paolo Nicolò Romano, Francesco Sapia, Rosa Alba Testamento, Paolo Nicolò Romano, Arianna Spessotto e Andrea Vallascas. Tutti riuniti sotto il simbolo di una ruota dentata con all’interno una stella tricolore. Una sola stella, questa volta.

“La nostra componente – affermano i deputati – è nata quasi per autodifesa, perché siamo stati espulsi per aver obiettato alla massificazione dei valori del Movimento 5 Stelle. Ora siamo qui come vera forma di opposizione. Ci sentiamo ancora vincolati al programma elettorale col quale siamo stati eletti nel marzo 2018 nel M5S di allora e per il quale i cittadini ci hanno accordato la loro fiducia, riponendo in noi la speranza di un cambiamento. Vogliamo restare fedeli a tutto questo e considerare quel programma come base di partenza per ogni ulteriore sviluppo”, concludono Cabras, Colletti e Trano. In Senato, invece, i tempi sembrano essere più lunghi, come spiega il senatore ex M5S Mattia Crucioli: “Noi del Senato siamo ancora in attesa che la nostra istanza di costituzione della componente sia accolta dalla presidente Casellati”.

Tra gli obiettivi de “L’Alternativa c’è” spiccano “un’economia rinnovata, solidale e orientata al benessere umano, materiale e spirituale, all’interesse pubblico”, un piano straordinario di indennizzi, riqualificazione e defiscalizzazione in favore di tutte le piccole e medie imprese colpite dalle restrizioni legate alla pandemia, il salario minimo garantito, la lotta al precariato e l’istituzione del reddito universale. Spazio, poi, al “tema dell’equilibrio fra dimensione nazionale, regionale e locale della Sanità”, a partire dalla necessità di ricostruire la fiducia verso le istituzioni sanitarie e fino al ruolo della medicina territoriale e domiciliare. A questi temi si aggiunge il “no incondizionato alle politiche di austerity”. E ancora, un “genuino ambientalismo orientato all’armonia”, patrimonio culturale materiale e immateriale del paesaggio, i valori della legalità e dell’onestà, l’efficienza della giustizia, la fiscalità e il miglioramento del rapporto tra Fisco e contribuente, la semplificazione amministrativa e la collocazione geopolitica dell’Italia che “dovrà essere più aperta al multilateralismo”. Sul fronte scuola e università, poi, bisogna “rimuovere ogni forma di precarietà e privatizzazione”, adeguando i finanziamenti pubblici alla media europea anche in termini di ricerca, “fino ad almeno il 6% del Pil”.

Mettono subito le cose in chiaro. L’Alternativa c’è non ha bisogno di un leader. Neanche se si dovesse chiamare Alessandro Di Battista che “è una persona che si dà molto da fare e noi siamo aperti a tutti quelli che si ritrovano nel manifesto, si chiamino Di Battista o in un altro modo – ha detto il deputato Andrea Colletti – Io mi prefiguro una forza politica che non abbia bisogno di leader, figure che in società fluida cambiano in continuazione”.

Dice ancora una volta: no. Alessandro Di Battista non cede al richiamo di Conte. Lui fin quando il Movimento sarà in questo governo allargato non tornerà sui suoi passi. Lo spiega su Instragram rispondendo a un suo follower che gli chiedeva di tornare ora che c’è anche l’ex premier. “Rispetto totale per Conte. Ma io ho lasciato il M5S non per l’assenza (in quel momento) di Conte. Ma per la presenza al governo con Draghi, di Pd, Berlusconi, Salvini, Bonino, Brunetta, Gelmini etc, etc. – spiega l’ex esponente Cinquestelle – Conte sapete bene che l’ho sostenuto eccome (il mio NO totale e mai cambiato al governo Draghi era il miglior modo, a mio avviso, di sostenere Conte) ma per me contano le linee politiche. Io, e lo dico con la massima serenità, non ho nulla a che vedere con un movimento che fa parte del governo dell’assembramento pericoloso. Un abbraccio a tutti e grazie per il sostegno”.

“Vogliamo essere inclusivi per tutte quelle persone dentro e fuori il Parlamento che non vogliono morire moderate. Abbiamo redatto un manifesto di principi e obiettivi che vogliamo perseguire. Un governo di tutti – ha proseguito Colletti – rischia di essere un governo di nessuno, ma il problema è che quando la politica è debole prende il sopravvento la burocrazia, e questo è un governo di burocrati. Il nostro è un manifesto in divenire, dei principi di base su cui vogliamo creare consenso, è aperto a tutti”. Per Pino Cabras “questo governo è l’autobiografia di una Nazione in declino. Non vogliamo essere compartecipi delle cose che abbiamo sempre combattuto. L’alternativa va costruita, vogliamo farlo con tanti cittadini”. E commentando il passaggio della leadership all’ex premier Conte, Cabras ha aggiunto: “Lui ha dimostrato ottime doti di negoziatore ma è un oggetto misterioso come capo politico. Noi sappiamo che il gruppo dirigente M5s sta disegnando una nuova identità al M5s, moderato, una via di mezzo tra Udeur e Verdi in cui Conte rappresenta la figura su cui far convergere il culto della personalità. È una persona abile ma sembra completamente diverso dal Movimento che abbiamo conosciuto. Soprattutto non vedo grandi differenze tra lui e Draghi, tanto più che si propone di sostenere Draghi”.

Sull’ipotesi invece di una “amnistia” concessa dal gruppo dirigente del Movimento e di un possibile reintegro per gli espulsi, Colletti ha osservato che “un’amnistia presuppone una colpa e che l’amnistiato riconosca una forma di colpa. Qui il problema sono state le scelte di un gruppo dirigente che in 24 ore è passato dal no a Draghi al sì a Draghi senza fiatare”.

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