Governo

Draghi visita l’hub vaccinale anti-Covid dell’Aeroporto internazionale di Roma-Fiumicino.

l presidente del Consiglio ha visitato l’hub vaccinale di Fiumicino: “Entrando qui si capisce che ne usciremo”. Il premier ha illustrato il piano del governo per la campagna vaccinale: “A tutti chiedo di rispettare il proprio turno, triplicheremo le dosi giornaliere”. E sul caso AstraZeneca: “Per Aifa non c’è legame tra eventi avversi e vaccino”. Annunciata anche la richiesta di un nuovo scostamento di bilancio al Parlamento.

“Questi ragazzi che lavorano come volontari o in forma permanente hanno reso questo che è un luogo medico un luogo di speranza, entrando qui si capisce che ne usciremo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi, in visita all’hub vaccinale di Fiumicino. Il premier si è soffermato come preannunciato sul piano vaccinale: “L’obiettivo è triplicare il ritmo di dosi giornaliere, contiamo su una forte accelerazione nelle prossime settimane, anche a seguito della recente approvazione del vaccino Johnson & Johnson”. Sul caso del ritiro dei lotti AstraZeneca, Draghi ha affermato: “È una decisione precauzionale che dimostra l’efficacia dei sistemi di farmacovigilanza. Il parere dell’Aifa, condiviso dagli scienziati, è che non ci sia alcuna prova che questi eventi siano legati alla somministrazione del vaccino”. Il premier inoltre ha annunciato l’arrivo del decreto Sostegni, da 32 miliardi, “per la settimana prossima” e che chiederà “in occasione della presentazione del Def, un nuovo scostamento di bilancio”

Sul piano vaccinale, “il nostro obbiettivo”- ha spiegato Draghi – “è quello di utilizzare tutti gli spazi utili disponibili per le vaccinazioni. Ci si potrà vaccinare non solo negli ospedali, ma anche nelle aziende, nelle palestre e nei parcheggi come questo di Fiumicino. In Italia sono già operativi 1694 siti vaccinali fissi e altri verranno individuati”, ha aggiunto. “Per questo cambio di passo, avremo bisogno dell’aiuto di molti. Penso prima di tutto ai medici generali, specialisti e specializzandi, con cui abbiamo già sottoscritto accordi a tal fine. Ma anche ai medici competenti delle aziende, ai medici sportivi e agli odontoiatri. Il loro contributo è centrale per il successo di questa campagna, come lo è già stato in tutte le altre fasi della pandemia, ma fondamentale è la partecipazione di tutti i cittadini”.

E ancora, sul piano vaccinale, Draghi ha detto: “L’Italia ha scelto di cominciare la sua campagna vaccinale dal personale delle strutture sanitarie. Abbiamo poi proceduto a vaccinare nelle Rsa, dove vivono i nostri concittadini più fragili. Infine, abbiamo dato priorità agli ultra-ottantenni, insieme a chi opera nella scuola, nell’università e nel soccorso pubblico”, ha ricordato il premier. “Mentre completeremo la vaccinazione di queste categorie, procederemo rispettando un ordine dato dall’età e dalle condizioni di salute. A tutti, chiedo di aspettare il proprio turno, come ha fatto in maniera esemplare il Presidente della Repubblica. È un modo di mostrarci una comunità solidale, proteggendo chi più ha da temere per gli effetti della pandemia”.

Draghi ha annunciato che oggi è stato concluso il “primo contratto tra un’azienda italiana e un’azienda titolare di un brevetto” per proddure il vaccino in Italia. “Continueremo a sviluppare la capacità produttiva di vaccini in Italia”, ha aggiunto il premier. Sulla campagna vaccinale, ha sottolineato Draghi, “ad oggi, si vedono già i primi risultati di un’accelerazione. Solo nei primi undici giorni di marzo è stato somministrato quasi il 30% di tutte le vaccinazioni fatte fino all’inizio di questo mese: è il doppio della media dei due mesi precedenti. Il ritmo giornaliero attuale è di circa 170.000 somministrazioni al giorno. L’obbiettivo è triplicarlo presto. Abbiamo già ricevuto 7,9 milioni di dosi, ma contiamo su una forte accelerazione nelle prossime settimane, anche a seguito della recente approvazione del vaccino Johnson & Johnson”. Lo dice il premier Mario Draghi al centro vaccinale di Fiumicino.

Draghi si è soffermato anche sulla nuova ondata di contagi: “Nell’ultima settimana più di 150mila infezioni contro le 131mila della settimana precedente, un incremento di ricoverati quasi di 5.000 persone, della terapia intensiva di seicento unità. Questi numeri impongono massima cautela” per “limitare il numero di morti e impedire la saturazione delle strutture sanitarie”. Il premier ha quindi spiegato che le nuove misure approvate oggi con il nuovo decreto sono “necessarie per evitare un peggioramento che renderebbe inevitabili provvedimenti ancora più stringenti”. E ha sottolineato: “A queste misure, si accompagna l’azione di governo a sostegno di famiglie e imprese e l’accelerazione della campagna vaccinale, che sola dà speranza di uscita dalla pandemia”.

Draghi ha sottolineato che “per venire incontro alle esigenze delle famiglie, abbiamo deciso, già nel decreto legge di oggi, di garantire il diritto al lavoro agile per chi ha figli in didattica a distanza o in quarantena. Per chi svolge attività che non consentono lo smart working, sarà riconosciuto l’accesso ai congedi parentali straordinari o al contributo baby-sitting”.

Approva, inoltre, un d.l. ove si irrigidiscono le misure di contenimento contro il COVID, in vigore dal 15 marzo al 6 aprile: secondo il decreto, in tale lasso di tempo tutte le regioni in zona gialla passano automaticamente alla zona arancione; per passare alla zona rossa, è sufficiente che una regione abbia 250 casi COVID settimanali ogni 100,000 abitanti; il 3, 4 e 5 aprile (Sabato santo, Pasqua e Pasquetta) le misure della zona rossa sono estese all’intero territorio nazionale, eccettuate eventuali zone bianche.

Dopo il primo Natale in zona rossa, la seconda Pasqua blindata per l’Italia. Lo ha deciso il governo di Mario Draghi di fronte all’impennata dei contagi e al rischio di saturazione degli ospedali, varando un decreto legge – non un dpcm – le cui misure dureranno da lunedì, 15 marzo, al 6 aprile.

Poche le deroghe alle restrizioni – tra cui una visita al giorno ai parenti – che metteranno di nuovo alla prova le attività economiche; tanto che Regioni e Comuni, pur non discutendo il decreto, chiedono ristori immediati per evitare pesanti conseguenze sociali.

Con le ordinanze del ministro della Salute intanto passano in area rossa Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, PugliaVeneto e la Provincia autonoma di Trento, che si aggiungono a Campania e Molise. Tutte le altre Regioni saranno arancioni per gli effetti del decreto, che annulla il giallo per tutta la sua durata. La Sardegna resta in area bianca.

Anche la Basilicata sarà arancione dalla prossima settimana. Secondo quanto si apprende, dopo avere esaminato i dati inviati stamani dalla Regione stessa, il Ministero della Salute ha deciso che dopo la scadenza della vigente ordinanza che aveva portato la regione in zona rossa, la Basilicata diventerà arancione da martedì.

Tre province – Arezzo, Pistoia, Prato – e altri 10 comuni in zona rossa Covid: è il quadro della Toscana, che resta in prevalenza arancione, comunicato dal governatore Eugenio Giani. Comuni in zona rossa saranno Firenzuola e Fucecchio (Firenze), Viareggio (Lucca), Scarlino (Grosseto), e nella provincia di Pisa i comuni di Santa Luce, Castellina Marittima, Montopoli, San Miniato, Castelfranco di Sotto, Santa Croce sull’Arno. Scuole chiuse, pur in zona arancione, anche a Barberino Tavarnelle, Marradi e Reggello (Firenze), Siena e Castelnuovo Berardenga.

Il nuovo esecutivo ha varato la stretta in una giornata in cui i positivi sfiorano i 27 mila e le vittime sono ancora un numero impressionante, 380, con gli infettati dal coronavirus registrati che tornano a superare il mezzo milione di persone. Due mesi di varianti hanno portato la curva a impennarsi e la stretta si propone di mitigare l’epidemia e favorire la campagna vaccinale di massa. ‘Zona rossa Italia’ quindi il 3, 4 e 5 aprile – comprese Pasqua e Pasquetta -, mentre fino al 2 e di nuovo il 6 tutte le (poche) regioni gialle passeranno automaticamente in arancione.

E’ un decreto legge – subito vigente, ma da convertire in legge entro 60 giorni in Parlamento – e non un dpcm (decreto del presidente del Consiglio) il secondo provvedimento del governo Draghi per contrastare la pandemia di coronavirus.

In vigore da lunedì prossimo 15 marzo, e fino al 6 aprile, copre le festività pasquali in maniera simile a quanto fece l’esecutivo Conte con quelle di Natale.

Oggi e domani in Piemonte non sarà possibile recarsi nelle seconde case. Lo prevede una ordinanza regionale che sarà emanata in vista del passaggio in zona rossa a partire da lunedì 15 marzo, in base a quanto deciso nel Dl in fase di approvazione a Roma da parte del Governo.

PASQUA IN ROSSO – Nei giorni di Pasqua e Pasquetta e il sabato precedente – 3, 4 e 5 aprile – l’Italia sarà tutta in zona rossa ad eccezione di eventuali regioni in zona bianca (al momento solo la Sardegna lo è). In quei tre giorni sarà comunque possibile effettuare una visita al giorno all’interno della regione, massimo in due adulti con minori di 14 anni o disabili o non autosufficienti conviventi, tra le ore 5 e le 22.

DA GIALLO AD ARANCIONE – Nei restanti giorni, dal 15 marzo al 2 aprile e il 6 aprile, tutte le regioni in giallo passeranno all’arancione e sarà possibile una visita al giorno con le stesse limitazioni di Pasqua, ma solo all’interno del territorio comunale. In queste giornate lo spostamento non sarà invece permesso nelle zone rosse. Sarà come sempre possibile spostarsi per motivi di lavoro, salute o necessità.

NUOVO CRITERIO ZONA ROSSA – Per istituire la zona rossa in una regione con ordinanza del ministro della Salute non si considererà più solo l’Rt (indice di trasmissibilità) superiore a 1,25 nell’ultima rilevazione, ma anche l’incidenza settimanale superiore a 250 casi complessivi su 100 mila abitanti. Il cambio di fascia sarà automatico.

ZONE ROSSE LOCALI A DISCREZIONE REGIONI – Le Regioni arancioni potranno individuare aree da portare in zona rossa, quando l’incidenza supera la soglia dei 250 casi per 100 mila abitanti nella settimana oppure quando si riscontra una presenza di varianti tale da dover prevedere misure più restrittive. 

CONGEDI PARENTALI E BONUS BABY SITTER – Nel decreto anche 290 milioni per i congedi parentali, a partire dal 1 gennaio e quindi anche retroattivi. Saranno retribuiti al 50% per chi abbia figli minori di 14 anni, mentre dai 14 ai 16 anni non saranno retribuiti. Alternativo al congedo un bonus baby sitter fino a 100 euro a settimana per i lavoratori autonomi, i sanitari e le forze dell’ordine.

SMART WORKING – Fino ai 16 anni dei figli viene ribadito il diritto allo smartworking per i genitori.

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