Parlamento

Draghi accetta l’incarico

Mario Draghi

«Ringrazio per la fiducia il presidente della Repubblica per l’incarico. Questo è un momento difficile. La consapevolezza dell’emergenza richiede risposte all’altezza della situazione: per questo rispondo positivamente all’appello di Mattarella. Sono fiducioso che emergerà l’unità. Scioglierò la riserva al termine delle consultazioni con i partiti». Così Mario Draghi ha accettato l’incarico dopo più di un’ora di incontro con Sergio Mattarella al Quirinale. Sconfiggere la pandemia, rilanciare il paese: sono questi i compiti che il capo dello Stato ha affidato a Draghi. Ora la sfida passa dalla fiducia politica: le consultazioni con i gruppi parlamentari partiranno domani, probabilmente nel pomeriggio.

Al momento l’ex presidente della Bce non sembra avere ancora i numeri alle Camere. Il Movimento 5 Stelle promette compattezza e allontana gli spettri della scissione, mentre i big grillini rilanciano un governo che sia politico. E il ruolo del premier uscente Giuseppe Conte, per il quale si parla di un incarico da vice premier o da ministro degli Esteri: «Notizie inventate», fa sapere palazzo Chigi. In serata la maggioranza del Conte II – Pd, LeU e 5 Stelle – fa il punto in un vertice da remoto: «Nel quadro del lavoro che si è avviato dopo il conferimento dell’incarico al professor Draghi, pur nel rispetto del confronto che si è aperto tra le forze politiche, è positiva la disponibilità di Pd, M5S e Leu di voler continuare a tenere aperta una prospettiva politica unitaria», dice il segretario del Pd Nicola Zingaretti al termine dell’incontro.

Il centrodestra rilancia unità e compattezza, ma – al di là di Fratelli d’Italia, che dice no a Draghi – sia Lega che Forza Italia parlano di decisioni dopo aver ascoltato il programma dell’ex governatore della Banca d’Italia. «Purché Draghi non voglia arrivare fino al 2023», chiosa Matteo Salvini. Matteo Renzi invece riunirà i gruppi di Italia Viva alle 23 di oggi.

«Le pressioni saranno fortissime. Vi accuseranno di tutto. Di essere artefici dello spread. Di irresponsabilità. Di blasfemia perché davanti all’Apostolo Draghi non vi siete genuflessi. Voi non cedete». A scriverlo è il passionario del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista su Facebook. «Questa ‘manovra’ e’ stata pensata ad hoc per indebolire il Movimento e plasmare il Recovery ad immagine e somiglianza di Confindustria. Non cedete. Dovranno farcela con le loro forze, non con il nostro avallo. La linea era chiara ed era sostenuta dalla maggior parte degli italiani: sì Conte presidente del Consiglio e ‘no’ Renzi al governo. Qualsiasi sostegno (diretto, indiretto o mascherato) a un governo Draghi diventerebbe un ‘no’ Conte presidente del Consiglio e Si’ a Renzi. Ovvero a colui che ha creato tutto questo. È inaccettabile».

Senza il Movimento 5 Stelle non si va da nessuna parte. È questo il principio delle dichiarazioni che emergono dalle parti del Movimento, mentre il fondatore Beppe Grillo rilancia la “lealtà” nei confronti del premier dimissionario Giuseppe Conte. «Le regole della democrazia sono molto chiare. E credo che la via democratica alla ricostruzione dell’Italia, in virtù anche del lavoro svolto fino ad oggi, dell’impegno profuso, dei risultati ottenuti, sia quella di un governo politico». «Se questo Paese ha ottenuto la fetta più grande del Recovery e i 209 miliardi è soprattutto grazie a noi, al M5S, dobbiamo dircelo. E qualcuno dovrebbe riconoscercelo», rivendica Di Maio.

«La volontà popolare è rappresentata dalle forze parlamentari, il cui mandato ricevuto dagli elettori non è stato quello di un governo tecnico ma, lo ribadisco, è stato quello di proporre un governo politico al Paese che rispondesse alle esigenze degli italiani», dice il ministro degli Esteri uscente ed ex capo politico del Movimento all’assemblea M5S. «Ricordiamo che nel 2018 abbiamo preso il 33% dei voti e in Parlamento siamo la forza politica più grande, siamo determinanti», rivendica Di Maio. «Ora dobbiamo mostrarci compatti. Molti scommettono su una nostra scissione, sono anni che ne raccontano, mentre a scindersi sono stati altri».

«Togliendo alibi a chi pensa che sia un ‘no’ precostituito sulla figura di Mario Draghi, smentisco tale ricostruzione riconoscendo pubblicamente la figura di altissimo spessore alla quale il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha affidato questo incarico», dice oggi la vice presidente del Senato Paola Taverna. «È il concetto stesso di governo tecnico che non potrò mai appoggiare come soluzione ai problemi. Per volere della nostra Costituzione, un Governo deve esprimere la maggioranza politica rappresentata in Parlamento», spiega la grillina.

«Andiamo alle consultazioni a sentire Mario Draghi quali idee ha e cosa propone». È questa l’apertura di Silvio Berlusconi: queste le parole che avrebbe pronunciato alla riunione del vertice del centrodestra dove l’ex premier era collegato via zoom. Draghi, è il ragionamento, «è una personalità di altissimo profilo. Valuteremo insieme come centrodestra cosa fare. Se siamo arrivati fino a qui e perché siamo rimasti uniti».

Anche Matteo Salvini apre, ma non troppo, all’ipotesi Draghi. L’obiettivo è che il centrodestra «vada unito alle consultazioni», dice il leader del Carroccio al termine del vertice del centrodestra. «Io lavoro perché il centrodestra sia sempre compatto». «Non abbiamo pregiudizi», diceva ancora stamane Salvini. «Vogliamo parlare di taglio di tasse e apertura dei cantieri con la prospettiva del voto. Voterà mezza Europa e lo faranno tante città italiane per cui la democrazia non può essere sospesa in questi mesi. Ma non sprechiamo questi mesi”. Nessun voto anticipato dunque, per ora. «Se si vota, questo avverrà a giugno. Inutile, dunque, perdere tempo. In queste settimane da qui ad allora – ha spiegato Salvini a Omnibus – il governo deve fare delle cose che servono all’Italia. Infine la stoccata ai responsabili. «Siamo in queste condizioni perché la maggioranza ha litigato per un anno e mezzo e si è sciolta come neve al sole. Siamo alla opposizione, disponibili a continuare il nostro lavoro», ha concluso.

Dopo aver ricevuto l’incarico al Colle l’ex presidente della Bce si è poi recato a colloquio con il presidente della Camera Roberto Fico – terza carica dello Stato ed “esploratore” che ha visto l’ipotesi di un governo di maggioranza in continuità con il dimissionario naufragare poche ore fa – e a seguire con la presidente del Senato Elisabetta Casellati. Infine un’ora e un quarto è poi durato l’incontro a palazzo Chigi nel primo pomeriggio con Conte.

La possibile formazione – Come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Draghi potrebbe scegliere un suo ex collaboratore alla Bce, Eugenio Sgriccia. Al Viminale papabile la riconferma dell’attuale Luciana Lamorgese, anche se agli Interni circola anche il nome di Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale (in alternativa, vista alla Giustizia).

Al posto di Bonafede la rosa sembra ampia: Raffaele Cantone, ex presidente dell’Anac, Paola Severino (per lei sarebbe un ritorno: ruolo già occupato nell’esecutivo Monti), il giurista Sabino Cassese.

La poltrona che più scotta è probabilmente quella che si dovrà occupare del Mef. In ribasso le quotazioni del ministro uscente, Roberto Gualtieri; più probabile l’arrivo di Fabio Panetta, membro italiano dell’esecutivo Bce, o di Lucrezia Reichlin, docente della London Business School.

Diversi i nomi che affollano lo Sviluppo economico. Enrico Giovannini, tra i primi, economista ed ex ministro del Lavoro nel governo di Enrico Letta, visto bene, però, anche all’Ambiente o nuovamente al Lavoro. Compare in lista anche Carlo Cottarelli, che per il suo essere anche grande conoscitore dell’economia e con buoni rapporti con le istituzioni Ue potrebbe sedere ai Rapporti con l’Ue o all’Economia. E ancora un manager per i Rapporti con l’Ue come Vittorio Colao, possibile anche alle Infrastrutture e ai Trasporti. L’elenco si allunga con l’ex presidente dell’Inps Tito Boeri, papabile pure per il Lavoro. E ancora Enzo Moavero Milanesi, già ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in lizza anche per un ritorno alla Farnesina.

Sempre alla Farnesina, la scelta però potrebbe cadere su Elisabetta Belloni, segretario generale allo stesso dicastero. Per lei si tratterebbe di una promozione. Resta cruciale la Sanità. Il ministro Speranza crede in una riconferma, ma più quotato è il nome di Ilaria Capua, virologa ed ex parlamentare. Nella rosa sono presenti, però, anche i nomi di Angelo Borrelli, attualmente a capo del Dipartimento della Protezione civile, e Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

All’Istruzione, invece, compare Patrizio Bianchi, docente dell’Università di Ferrara ed ex capo della task force del ministero. Alla Pubblica Amministrazione, infine, potrebbe venir chiamato Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova.

3 risposte »

  1. Ha spaccato la maggioranza in due, aprendo una crisi di Governo che si è conclusa con un nulla di fatto: Matteo Renzi ora fa il tifo per l’ex governatore della Bce. «Ora è il momento dei costruttori. Ora tutte le persone di buona volontà devono accogliere l’appello del Presidente Mattarella e sostenere il governo di Mario Draghi. Ora è il tempo della sobrietà. Zero polemiche, Viva l’Italia», ha twittato.

    Scettico, invece, il giudizio del vicesegretario Pd Andrea Orlando. «Non basta dire “è arrivato Draghi, Viva Draghi”», ha spiegato a Radio Immagina. Bisogna dare una mano a Draghi perché può sembrare che la forza del nome possa risolvere i problemi ma è fuorviante perché per far nascere un governo c’è l’esigenza di una convergenza di forze sul programma per il Recovery Plan ma anche serve una grande capacità di sintonia con il paese per evitare che il rischio di una crisi economiche e sociale che crei una rottura. Per Orlando l’obiettivo dei prossimi mesi sarà «evitare gli errori del passato».

    «Per quel che mi riguarda mi pare molto difficile che ci possa essere un sostegno a un governo di questo tipo», ha detto il leader di LeU Nicola Fratoianni. E ancora: «Naturalmente ne discuteremo nei gruppi parlamentari di Leu che sappiamo tutti non è un partito. Non c’è nessuna valutazione di carattere personale né su Mario Draghi o altri che saranno coinvolti in questa operazione, che è un’operazione dal punto di vista politico regressiva».

    «Mi auguravo che tutto questo avvenisse già un anno fa, all’inizio della pandemia, quando ci siamo resi conto della gravità della situazione sanitaria, economica e sociale. Bisognava allora fare un Governo di unità nazionale, di alto profilo», dice Renato Brunetta di Forza Italia a 24Mattino su Radio 24. «Se Draghi accetterà, sarà la persona giusta al momento giusto, nella situazione più difficile del mondo, quella italiana. Ma lui ce la può fare, col concorso di tutti», conclude.

    Dopo la chiamata al Colle alle 12 di oggi, 3 febbraio per formare un governo di alto profilo, stamattina Piazza Affari ha fatto faville. L’apertura ufficiale della Borsa di Milano è infatti salita del 2,6% – ora invece al +3% – dopo i primi istanti e lo spread tra Btp e Bund è sceso, arrivando alla soglia dei 100 punti base.

    L’ex presidente della Bce viene definito da Bloomberg come la «miglior opzione possibile per la guida dell’Italia», agli occhi degli investitori. Draghi sarebbe quindi l’uomo in grado di «porre fine all’ingovernabilità del Paese». Alle 9 di questa mattina una pattuglia dei carabinieri ha preso posizione davanti all’abitazione romana dell’economista.

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