
Il tavolo sul programma ha sempre scricchiolato e poi si è rotto in mille pezzi. L’alleanza M5s, Pd, Italia Viva e Leu non c’è più e Matteo Renzi lo certifica con un post su Facebook quando scrive “ex maggioranza”. Il Pd, che più di tutti ha lavorato per la ricucitura, è esausto dopo quarantotto ore di riunione che non hanno portato a nulla: “Renzi aveva fatto richieste sugli assetti di governo ancor prima che fosse dato l’incarico a Conte. La rottura è inspiegabile”. Il Movimento 5 Stelle vuol sbugiardare l’ex alleato che ha sempre detto di voler parlare prima dei temi e poi delle poltrone. Ed ecco Vito Crimi: “Ci è stato chiesto sempre e continuamente di andare a discutere dei nostri nomi. Alla fine chi ha messo dei veti è Matteo Renzi, che ha anteposto agli interessi del Paese la volontà di recuperare qualche poltrona, nei ministeri o come sottosegretari”.
La riunione parmanente sui temi è apparsa più come un’arma di distrazione di massa, mentre i giochi si facevano altrove. Maria Elena Boschi e Davide Faraone lasciano la sala della Lupa prima degli altri. Solcano il corridoio del primo piano di Montecitorio con passo deciso verso i cronisti. La dichiarazione è pronta, forse lo era già da qualche ora: “Sui contenuti permangono le distanze. Dal fisco alla giustizia, dalle riforme istituzionali al Meccanismo europeo di stabilità”. Parola di Italia Viva, non condivisa però dal Movimento 5 Stelle, per i quali dietro queste frasi così di rottura c’è la ferma volontà, stabilita a priori, di far saltare ogni possibile accordo.
Poco prima il presidente esploratore Roberto Fico si lascia la porta della Sala della Lupa alle spalle con lo sguardo puntato a terra e scuro in volto. Con passo svelto va verso il suo ufficio, si attacca al cellulare e chiama i leader di tutti i partiti, compreso Matteo Renzi. Il suo responso il leader di Italia Viva lo affida ai social: “Bonafede, Mes, Scuola, Arcuri, vaccini, Alta Velocità, Anpal, reddito di cittadinanza. Su questo abbiamo registrato la rottura, non su altro. Prendiamo atto dei niet dei colleghi della ex maggioranza”.
Nel frattempo tra i parlamentari M5s monta la rabbia. Il deputato Emilio Carelli ha lasciato il gruppo della Camera e si temono nuove fuoriuscite in Senato. “Vi avevamo detto che al tavolo con Renzi non dovevamo sederci”, è il grido di rabbia che arriva dalla fronda che fa capo a Barbara Lezzi e ad Alessandro Di Battista al termine della tavolo sul programma. I capigruppo Davide Crippa ed Ettore Licheri hanno un’aria spaesata, quasi incredula: “A nostro avviso i temi convergenti sono molti di più di quelli divisivi. Italia Viva ha dato alle agenzie un racconto sul tavolo non rispondente al vero dicendo che non c’erano temi convergenti”. Tra i vertici pentastellati il sospetto che i renziani volessero con queste mosse spaccare il Movimento 5 Stelle prende forma. E in parte si è anche concretizzato.
È il turno dei dem. Sono gli ultimi a lasciare il grande tavolo quadrato riunito a oltranza da ieri. Anche se, stando alle dichiarazioni ufficiali, sembra quasi che i partiti fossero seduti a tavoli diversi. Per il capogruppo alla Camera Graziano Delrio invece è “stato fatto un lavoro importante. Rimangono delle distanze su alcuni punti, non solo rispetto ad Italia viva ma anche sull’impostazione generale. Siamo, però, fiduciosi che questo lavoro per colmare questa ulteriore distanza possa essere fatto da chi avrà l’incarico di formare un nuovo esecutivo”.
Tuttavia del lavoro svolto in questi due giorni non c’è traccia scritta. I tecnici dei rispettivi partiti nel pomeriggio hanno redatto un verbale. Gli assistenti parlamentari vengono chiamati nella sala, escono poco dopo con un foglio in mano da fotocopiare. Ma quando viene letto di fronte ai capigruppo, Boschi e Faraone lo hanno disconosciuto: “Qui sembra che sia andato tutto bene, non è così. Non siamo d’accordo praticamente su nulla”. Italia Viva non vuole firmarlo. A questo punto verrebbe messo per iscritto che la maggioranza non c’è più. Cosa fare? Fico torna nella sala della Lupa, ascolta le posizioni di tutti i partiti. Ma nulla rimane agli atti. Il verbale finisce in mille pezzi così come il tavolo della maggioranza.
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