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Fiducia alla Camera, non solo Polverini. Ecco i voti in più arrivati al governo

Fiducia alla Camera, non solo Polverini. Ecco i voti in più arrivati al governo

La votazione si è appena conclusa, il governo e Giuseppe Conte hanno incassato 321 voti, cinque in più, forse sette, di quelli previsti dai pallottolieri dei tattici dei gruppi parlamentari. E allora scatta subito la caccia a chi ha cambiato idea e schieramento. Da una sbirciata ai tabulati del voto salta subito fuori il nome di Renata Polverini, Forza Italia, ex segretaria del sindacato di destra Ugl, ex presidente di centrodestra della regione Lazio. “Ho votato la fiducia – dice – penso che bisogna assumersi le proprie responsabilità, l’ho sempre fatto nella mia vita. Non condivido una crisi in questo momento. E lascio Forza Italia. Per forza: non è che su una fiducia si può restare. Non è dissenso su un provvedimento. Certo, mi dispiace”, dice.

Se ne va da sola, prima ancora che Antonio Tajani, il numero due di Forza Italia, sentenzi: “Non ci aveva detto niente. Si è messa fuori da Forza Italia”. Anche se, a dire il vero, agli osservatori politici la scelta della Polverini non è poi un fulmine a ciel sereno, visto e considerato che negli ultimi tempi si era molto spesa nell’affiancare Renato Brunetta nel tentativo di convincere Silvio Berlusconi ad appoggiare il governo e allontanarsi dall’abbraccio sovranista di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

I calcoli della vigilia davano, dunque, la maggioranza sotto quota 316. Una soglia numerica che permetteva di incassare la fiducia, ma dal peso politico molto negativo. Forse arrivano a 314. Forse, si diceva. Pesavano, e molto, i 30 voti mancanti di Italia viva che alla fine ha deciso di astenersi. In realtà l’hanno fatto in 27 perché Michela Rostan ha votato sì; come Vito De Filippo, rientrato ieri nel Pd. Assente, invece Giacomo Portas.

La maggioranza, orfana dei renziani, poteva contare alla Camera sulla carta sui 12 voti di Leu (poi tutti presenti). Ci sono all’appello i 188 deputati grillini. Sono in realtà 191,  ma il presidente Roberto Fico per prassi non vota e 2 erano assenti giustificati per malattia. La somma fa 293 voti.  A questi si aggiungono i 4 delle Minoranze linguistiche, i 3 del Maie, gli 11 deputati di Centro democratico di Bruno Tabacci, per un totale di 311 voti favorevoli e già previsti.

Si sono quindi aggiunti ‘a sorpresa’ i voti favorevoli di 7 deputati ex M5s del Misto usciti via via dal gruppo e schierati fino ad ieri contro Conte: BenedettiAielloAprileFioramonti,  ErmellinoLo Monte e Trano. C’è anche De Giorgi, che però già in altre occasioni aveva votato a favore del governo portando i sì a quota 319. A cui vanno aggiunti il sì della Polverini e il sì, già citato, della renziana Rostan: per un totale di 321 voti favorevoli.  

All’opposizione, 259 voti, manca il voto di Maurizio Lupi che ha spiegato di non avere votato per “motivi logistici”. Forse vuol dire che risultava in missione, nonostante abbia preso la parola per dichiarare il “no” a Conte. Assente anche il renziano Giacomo Portas. Singolare il comunicato di Anna Ascani, del Pd ed esponente del governo, che ha sentito il bisogno di annunciare che aveva votato sì. Un riflesso legato forse ai suoi antichi rapporti con Renzi.

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