Cronaca

Sei mesi in Europa – 1mo semestre 2020

Elezioni Irlanda, vince lo Sinn Fein

Elezioni Irlanda. Crescono i partiti di centro-sinistra e sinistra e per la formazione del nuovo governo i 21 deputati indipendenti potrebbero essere decisivi. Quello che è certo è che l’esito del voto in Irlanda potrebbe portare a lunghi negoziati per la formazione del governo: lo spoglio, che si è concluso soltanto nella notte tra lunedì e martedì, vede in testa per numero di deputati (160 in tutto) i liberal-conservatori del Fianna Fail di Micheal Martin – che non guida il governo da 12 anni – con 38 seggi. Il vero trionfo però è quello della sinistra nazionalista dello Sinn Fein di Mary Lou McDonald, vincitrice del voto popolare col 24,5% contro il 22,2 del partito di Martin e protagonista d’una clamorosa avanzata, che arriva a 37 seggi; mentre solo terzo è il Fine Gael (Ppe) del premier uscente filo-Ue, Leo Varadkar, che si ferma a 35 deputati. Elezioni Slovacchia. Ci si aspettava un successo dell’estrema destra, alle elezioni parlamentari in Slovacchia, invece a sorpresa a prendersi tutto con il 25% dei voti è stato il partito anti corruzione Olano. Due mesi fa questo stesso partito avrebbe preso solo il 7,7%. Fuori i socialisti, ma più che altro sovranisti, dell’ex premier Robert Fico (crollati al 18,3%, dopo 12 anni al potere), dentro il cosidetto “Partito della Gente Comune”, guidato da Igor Matovič. Nuova terza forza nel Paese, con il 8,24% dei voti è il partito europeista “Slovacchia Progressista – Siamo una famiglia” della presidente Zuzana Caputová, mentre la tanto temuta destra filo nazista “La nostra Slovacchia”, di Marian Kotleba, contro tutte le previsioni si è fermata al 8,0%.

Ekaterini Sakellaropoulou

Grecia. Ad Atene è stata eletta la prima presidente della Repubblica. Ekaterini (Katerina) Sakellaropoulou, nata a Salonicco 63 anni fa. Era già a capo del Consiglio di Stato, la massima istanza della giustizia amministrativa. Un dottorato alla Sorbonne di Parigi, figlia di un giudice della Corte costituzionale, magistrata di carriera con grande esperienza in diritto dell’ambiente e diritto costituzionale, è stata eletta con ampia maggioranza bipartisan dal Parlamento greco, 261 voti a favore su 300. Assumerà l’incarico per 5 anni il 13 marzo, quando scade il mandato del suo predecessore Prokopis Pavlopoulos. Il suo nome era stato proposto dal premier del partito Nuova Democrazia, Kyriakos Mitsotakis. Sakellaropoulou era sostenuta dai deputati di Nuova Democrazia, ma anche dal Movimento per il Cambiamento (centrosinistra, Kinal) e dal principale partito di opposizione, Syriza. Proprio il leader di Syriza, Alexis Tsipras, l’ha definita “una giudice eccezionale” e una protettrice dei diritti umani. CroaziaZoran Milanovic, ex premier socialdemocratico ed esponente del centrosinistra unito, vince le elezioni presidenziali in Croazia, con il 54,01% per cento, contro il 45,99 della presidente uscente, la conservatrice Kolinda Grabar-Kitarovic. Sarà Milanovic, dunque, il nuovo inquilino del Pantovckak, la residenza presidenziale. Kolinda Grabar-Kitarovic, dell’Hdz (l’Unione democratica croata, di centrodestra, il partito al governo di Zagabria) era arrivata seconda al primo turno del 22 dicembre con il 26,7% dei voti, mentre il candidato del centrosinistra, l’ex premier socialdemocratico (Sdp) si era piazzato primo, a sorpresa, due settimane fa, con il 29,6%. La conservatrice Kitarovic, 51 anni, molto attiva in politica estera in questi suoi 5 anni di mandato, fallisce nell’obiettivo della riconferma. La “donna del popolo”, come ama definirsi, cercava i voti di sovranisti e nazionalisti, che al primo turno avevano premiato il cantante-politico dell’ultradestra, Miroslav Skoro, arrivato terzo al primo turno con il 24,4% dei consensi. Polonia. Una vittoria alle presidenziali che è una mezza sconfitta, comunque vadano le cose. Per il presidente uscente polacco Andrzej Duda doveva infatti essere una vittoria al primo colpo, certo della sua politica nazionalista, dura. Tuttavia a mettergli il bastone tra le ruote, per cui si andrà al secondo turno il prossimo 12 luglio, è stato il liberalconvservatore europeista Rafal Trzaskowski, sindaco di Varsavia. Si intende: Duda si è portato in vantaggio nelle elezioni di ieri con un bel distacco su Trzaskowski, 45,24% contro 29,2% (dati ancora parziali), per un voto che suona come un referendum tra euroscettici (tranne che per i soldi dall’Ue) e sovranisti da una parte, europeisti e liberali dall’altra.

Micheal Martin e Leo Varadkar

Irlanda. Il premier irlandese Leo Varadkar ha annunciato le sue dimissioni e che resterà in carica fino alla formazione di un nuovo governo, dopo le elezioni dell’8 febbraio scorso dalle quali nessun partito ha ottenuto la maggioranza. Indeboliti dal voto di febbraio, ma ancora al potere, con premier a rotazione. E’ stata formalizzata l’annunciata coalizione difensiva in Irlanda fra i 2 partiti rivali di centro-destra tradizionalmente dominanti nel Paese (il Fianna Fail di Micheal Martin e il Fine Gael di Leo Varadkar, premier uscente e primo gay e figlio di padre immigrato al potere a Dublino), a quasi 5 mesi dalle elezioni che ne avevano messo in dubbio l’egemonia grazie alla clamorosa avanzata della sinistra radical-nazionalista dello Sinn Fein di Mary Lou McDonald: leader donna non più legata all’immagine di erede di quello che fu il braccio politico della guerriglia dell’Ira. Slovacchia. La presidente slovacca Zuzana Čaputová ha nominato ufficialmente il nuovo governo in una cerimonia che si è svolta presso il palazzo presidenziale di Bratislava in cui tutti gli intervenuti indossavano mascherine e guanti secondo le misure sanitarie decretate a seguito del coronavirus. A Igor Matovič e ai suoi ministri la presidente ha augurato molto successo, sottolineando tuttavia che «il tempo e la situazione sono così gravi che non possiamo permetterci altro che un governo, onesto, laborioso, altruista, coraggioso, risoluto e responsabile, e che agisca secondo costituzione». Romania. Il parlamento romeno ha approvato una mozione di sfiducia nei confronti del governo di centrodestra guidato da Ludovic Orban, entrato in carica lo scorso novembre dopo la caduta del governo socialdemocratico di Viorica Dăncilă. A favore della mozione, presentata dal Partito socialdemocratico (Psd), hanno votato 261 parlamentari, molti di più della maggioranza necessaria di 233. Ludovic Orban, capo del governo dal 4 novembre 2019 fino al voto di sfiducia del 5 febbraio 2020 e alla guida dell’esecutivo ad interim, è il nuovo premier della Romania. Nella giornata di ieri, 14 marzo, ha ottenuto la fiducia dal Parlamento romeno con i voti decisivi del PSD, considerata l’assenza di numerosi esponenti del suo partito, il PNL. Al termine della votazione, 286 sono stati i pareri favorevoli, 23 i contrari e un solo astenuto. Spagna. In Spagna prende forma la squadra di governo, frutto dell’alleanza dei socialisti di Pedro Sanchez – che sarà al timone – con la sinistra antisistema di Podemos di Pablo Iglesias, più i nazionalisti baschi del Pnv. A spianare la strada sono stati gli indipendentisti di Esquerra Republicana de Catalunya (Erc) che si asterranno infatti nel voto decisivo per la formazione del governo. In cambio, il Psoe ha concordato con Erc la creazione di un tavolo negoziale per discutere la situazione in Catalogna, da istituire entro quindici giorni al massimo dalla formazione del nuovo esecutivo. Il parlamento spagnolo ha votato la fiducia a un nuovo governo guidato da Pedro Sánchez, leader del Partito Socialista (PSOE), principale partito di sinistra del paese. La fiducia è stata votata con una maggioranza molto risicata: 167 voti a favore e 165 contrari, in seconda votazione, quando cioè era necessaria solo una maggioranza semplice. Il 5 gennaio, come previsto, Sanchez aveva perso il primo voto di fiducia perché avrebbe avuto bisogno della maggioranza assoluta, 176 voti. Slovenia. Il premier sloveno Marjan Sarec ha annunciato le sue dimissioni, e si è detto favorevole ad andare a nuove elezioni. Sarec ha affermato che “non è stato possibile attuare riforme radicali o strutturali”, dato che la coalizione di governo che guida dal 2018 non dispone della maggioranza parlamentare. C’è l’ha fatta proprio prima che scoppiasse in modo preoccupante l’ epidemia da coronavirus in Slovenia, Janez Jansa, a ottenere la fiducia per il suo nuovo Governo dal Parlamento di Lubiana. Ma c’è l’ ha fatta più ampiamente del previsto con una solida maggioranza. Sui 90 seggi dell’ Assemblea nazionale, a parte gli assenti ha ottenuto 52 voti contro 31 contrari e un astenuto. Oltre il suo partito, l’SDS, uscito vincitore dalle ultime elezioni, ma che prima non era riuscito a formare una maggioranza, lo hanno votato il Partito moderno di centro (Smc) Nuova Slovenia (NSi) e il Partito dei pensionati (Desus) insieme ai rappresentanti della minoranza italiana e ungherese. Austria. A poco più di tre mesi dalle elezioni anticipate in Austria è stata raggiunta l’intesa per la nascita di un nuovo governo. A guidarlo – e non è una sorpresa – sarà ancora il leader del Partito popolare (Övp), Sebastian Kurz, nettamente il più votato il 29 settembre 2019 (37,5% dei consensi); partner di coalizione saranno però – e non erano in molti ad aspettarselo – i Verdi di Werner Kogler (13,9%). Belgio. Dopo quasi un anno il Belgio torna ad avere un governo in carica con pieni poteri. Cioè, quasi. Sophie Wilmès, l’attuale premier, guiderà una coalizione composta dagli stessi tre partiti che ora formano l’esecutivo, che però sarà sostenuto da dieci partiti, ed avrà pieni poteri solo per affrontare l’emergenza Coronavirus. Il complicato accordo, che giunge dopo nove mesi di fallimenti nel tentativo di dare al Paese un governo, prevede che l’esecutivo Wilmès sia composto dall’attuale coalizione centrista MR, VLD e CD&V. Ma per la lotta contro il Coronavirus, e quindi per tutte le misure da prendere a questo proposito, sarà sostenuto da altre sette partiti (tutti quelli in Parlamento tranne le due ali estreme PTB e Vlaams Belang): i due socialisti, i due verdi, i fiamminghi dell’ N-VA, e i centristi di CDH e Défi. Per informazione, in Belgio non esistono partiti nazionali, dunque quasi tutti hanno un partito fiammingo ed uno vallone. Malta. L’avvocato 42enne Robert Abela è stato eletto leader del Partito laburista maltese, diventando automaticamente anche primo ministro dopo le dimissioni di Joseph Muscat accusato di interferenze nelle indagini sull’omicidio della giornalista investigativa Daphne Caruana Galizia. Figlio dell’ex presidente George, e visto come garante della continuità col suo predecessore, Abela è stato scelto dalla maggioranza dei 17.500 elettori laburisti – che hanno votato per la prima volta direttamente il loro leader – per la sua promessa di continuare “con le ricette vincenti” di Muscat. È stato preferito al chirurgo 52enne Chris Fearne, vicepremier uscente.

Addio al rosso Corbyn, l'incognita del Labour è il radicale del buon senso Keir Starmer

Keir Starmer

Regno Unito. Il Labour elegge il moderato Keir Starmer come successore di Jeremy Corbyn. Starmer ha vinto le primarie con il 56 per cento dei voti, battendo Rebecca Long Bailey (27 per cento), la candidata più vicina al leader uscente, e Lisa Nandy (16 per cento). Il discorso registrato di Starmer è stato all’insegna dell’unità e della conciliazione. Il nuovo leader ha promesso un dialogo costruttivo con il governo per gestire l’emergenza del coronavirus. “Il nostro obiettivo è lo stesso dell’esecutivo, salvare le vite e proteggere il nostro paese”, ha detto Starmer promettendo che non farà opposizione a tutti i costi sull’emergenza sanitaria.

Coronavirus, tutti collaborativi tranne Salvini

Corona Virus

CoronaVirus. I primi due casi in Italia. Italia, Cdm decreta lo stato di emergenza sanitario nazionale della durata di sei mesi. Italia, Cdm istituisce un tavolo di coordinamento per valutare gli effetti economici, culturali e sociali. Gli italiani sono considerati untori. Molti stati chiudono i loro confini. Italia diventa il terzo maggior focolaio. Italia unica zona rossa. L’Italia chiude le attività commerciali non essenziali. In quarantena l’intero governo della Romania. Il Regno Unito crede nell’immunità di gregge. Francia e Spagna ora imitano le misure dell’Italia. Regno Unito cambia idea: “Il virus avanza rapidamente, ora scelte drastiche”. Corona Virus, l’Ue chiude le frontiere esterne. In Spagna più di mille morti. Boom di contagi in Germania. Praga sequestra le mascherine regalate all’Italia dalla Croce rossa cinese. Proclamato il cessate il fuoco nei Paesi in guerra. Regno Unito, Boris Johnson è positivo. Portogallo e Francia attaccano l’Olanda che è contraria ai bond per far riprendere l’economia flagellata dal virus. Parlamento ungherese dà pieni poteri al premier Orban. Record di contagi e vittime in Gran Bretagna. Svezia, basta col tutto aperto, prepariamoci ai morti. Regno Unito, Boris Johnson in terapia intensiva. Regno Unito, Johnson guarito. La situazione nel mondo. L’ultimo tabù degli inglesi: fossimo stati reattivi, saremmo come l’Irlanda. Più di un milione di guariti. Oltre 3,2 milioni di contagiati. Italia, fase 2. Riapertura di alcune attività produttive e alle visite ai congiunti. Regno Unito, continua il lockdown. Italia, Fase 2. Le regioni strappano il sì al governo. Bollettino dell’Oms: la Russia supera l’Italia. Svezia senza lockdown, ora ha il più alto tasso di mortalità al mondo. Mea culpa svedese. Italia, fase 3.

Recovery Fund

Recovery Fund. Nessun accordo al vertice europeo straordinario convocato per discutere del prossimo bilancio pluriennale 2021-2027. Dopo oltre 30 ore di trattative non-stop, i 27 non sono riusciti a trovare un compromesso che potesse accontentare tutti. Ora, gli ha fatto eco la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, “dobbiamo continuare a lavorare, il tempo è poco”, altrimenti dal 2021 non avremo più l’Erasmus, le politiche di coesione e le risorse per affrontare le grandi sfide che attendono l’Ue per l’ambiente e il digitale. I leader di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Grecia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo  hanno scritto una lettera al Consiglio Europeo, cioè l’organo che comprende i capi di stato e di governo dell’UE, per chiedere l’emissione dei cosiddetti “eurobond”, cioè titoli di stato emessi dall’Unione Europea. L’introduzione di Recovery Bond garantiti dal bilancio Ue, L’esortazione agli Stati membri all’uso del Mes, no ai coronabond. Sono i punti salienti della risoluzione adottata dal Parlamento europeo sull’azione coordinata dell’Ue per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze. Il testo è passato con 395 sì, 171 contrari e 128 astenuti. Mes, Sure e Bei operativi da giugno e ok al principio del Recovery Fund ‘urgente’, come aveva auspicato l’Italia, anche se con tutti i dettagli ancora da definire. I leader dei 27 Stati dell’Unione Europea si sono confrontati durante la riunione del Consiglio Europeo riguardo gli strumenti finanziari per fronteggiare la crisi del Coronavirus. L’esito dell’incontro di fatto non si è discostato dalle scelte fatte precedentemente dall’Eurogruppo riguardo il prestito di 1000 miliardi. C’è l’accordo sul Mes. L’Eurogruppo ha trovato un’intesa definitiva sul Salva-Stati.  Si tratta di uno degli strumenti più attesi (e discussi) che dovrebbe aiutare gli Stati membri ad affrontare la crisi dovuta all’epidemia di Coronavirus. La Commissione ha ufficializzato la sua proposta anche per il Recovery Fund, ribattezzato ‘Next Generation Eu‘ e dotato di 750 miliardi divisi tra prestiti (250) e sovvenzioni (500). Una cifra che comprende i 1.100 miliardi previsti per il prossimo bilancio pluriennale 2021-2027, il cosiddetto Qfp. Ma anche gli importi legati alla linea di credito sanitaria del Mes (240 miliardi), ai finanziamenti per le Pmi della Bei (200 miliardi), allo strumento di sostegno per la Cig (100 miliardi) e al programma Pepp della Bce (750 miliardi), tutte misure già operative.

Ue, allargamento a Albania e Macedonia del Nord divide Francia e Germania

Angela Merkel e Edi Rama

Allargamento Ue. Esattamente come vent’anni fa, l’allargamento dell’Unione europea ad altri paesi, provoca frizioni tra Germania e Francia. Infatti, nonostante la frenata di Macron sul processo d’adesione dei paesi dei Balcani occidentali, la Germania di Angela Merkel insiste sulla via dell’integrazione, almeno di Albania e Macedonia del nord. Merkel non le manda a dire. In senso positivo, naturalmente. Si tratta infatti di dar battaglia in sede di Consiglio europeo (tra capi di stato e di governo Ue) per far passare la tradizionale idea tedesca di un’Unione europea con l’allargamento come “destino manifesto”. Visione opposta a quella francese che vede più interesse in approfondimento dell’Unione. Ossia, in una sospensione a data da destinarsi dell’adesione di nuovi paesi, non prosperi, a favore di un rafforzamento delle strutture istituzionale dell’Ue, come la governance della zona Euro.

Unione Europea.  Commozione e ovazioni all’Europarlamento per la senatrice a vita Liliana Segree testimone della Shoah, che ha tenuto un discorso a Bruxelles alla cerimonia del giorno della memoria, per ricordare il 75esimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz: “La parola razza – ha spiegato – ancora la sentiamo dire e per questo dobbiamo combattere questo razzismo strutturale, che c’è ancora. E c’è ancora chi non vuole guardare e dice che non è vero” sia avvenuto l’Olocausto. La Commissione europea raccomanda agli Stati membri dell’area Schengen e agli Stati associati di Schengen di revocare i controlli alle frontiere interne dovuti all’epidemia di Covid-19 entro il 15 giugno 2020, e di prolungare le limitazioni temporanee ai viaggi non essenziali dai paesi terzi verso l’Ue fino al 30 giugno 2020, delineando un approccio per rimuovere parzialmente e progressivamente questa restrizione a partire dal primo luglio. Le restrizioni verranno tolte sulla base di una lista di paesi terzi selezionati insieme dagli Stati membri, che verrà regolarmente e progressivamente ampliata. Il Consiglio Europeo trova un accordo valido dal 1 luglio per riaprire le frontiere esterne dell’Unione Europea a 15 Stati ritenuti sicuri: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e Cina, a patto che Pechino faccia lo stesso verso gli europei. Il Ministro della Salute Roberto Speranza decide, però, di imporre una quarantena di 15 giorni a chi entra in Italia da questi Paesi.

Brexit, l'europarlamento approva l'accordo

Brexit, l’europarlamento approva l’accordo

Brexit. Tre anni e sette mesi dopo il referendum, la Brexit sta per diventare realtà: l’accordo negoziato da Boris Johnson con l’Unione Europea ha ricevuto l’approvazione definitiva del parlamento britannico. Dopo l’approvazione della Brexit da parte del parlamento britannico e la firma della regina Elisabetta che promulga il provvedimento, hanno fatto altrettanto i presidenti della Commissione europea e del Consiglio europeo, Ursula von der Leyen Charles Michel, firmando a loro volta l’intesa. Il Parlamento europeo a Bruxelles ha approvato l’accordo di recesso del Regno Unito durante la sessione plenariaI sì sono stati 621, i no 49 e gli astenuti 13. Subito dopo il voto, gli eurodeputati si sono tenuti mano nella mano e hanno cantato una canzone tradizionale scozzese ‘Auld Lang Syne’, nota come il valzer delle candele. Brexit!

Libia, la conferenza di Berlino

Fayez al Serraj e Khalifa Haftar

Guerra civile libica. Prosegue la mediazione italiana alla ricerca di una soluzione diplomatica. A Palazzo Chigi si sono incontrati premier libico, Fayez al Sarraj, e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Un incontro previsto già tre giorni fa che è stato poi annullato dal premier libico, seccato per l’accoglienza riservata dall’Italia al generale Haftar.  “A nome dell’Italia siamo estremamente preoccupati per l’escalation sul territorio libico. Sul fronte della diplomazia, dal vertice dei ministri degli Esteri europei riunito a Bruxelles per fare il punto sulle crisi mediorientali è risuonato nuovamente un appello ad applicare un efficace embargo sulle armi verso la Libia. Dalla conferenza di Berlino sulla Libia è emerso “un forte impegno di tutti per una soluzione pacifica della crisi”, ha detto il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, in conferenza stampa. “Non esiste soluzione militare”, “tutti sono d’accordo con questo anche quelli che possono avere ruolo diretto nel conflitto”, ha aggiunto, spiegando anche che i partecipanti sono d’accordo anche sulla “fine delle interferenze esterne”. Le delegazioni di Fayez al Serraj e quella del generale Haftar si sono rifiutate di incontrarsi durante la conferenza.

Ue contro Polonia e Ungheria: stato di diritto deteriorato

Ue contro Polonia e Ungheria: stato di diritto deteriorato

Diritti civili. Polonia e Ungheria non sono in linea con i valori dell’Unione Europea e il Consiglio europeo sta facendo poco e male per riportarle all’ordine. Ha il tono pesante la risoluzione approvata oggi dall’Europarlamento a Strasburgo con 446 voti favorevoli, 178 contrari e 41 astensioni. Il testo mette in stato d’accusa non solo i governi di Varsavia e Budapest, per violazioni dello stato di diritto, ma anche il modo in cui il Consiglio degli Stati membri sta portando avanti il suo lavoro di verifica sui due paesi membri, in forza dell’articolo 7 del Trattato. In sostanza, il Parlamento chiede di poter partecipare alle audizioni che, è la denuncia, “non sono organizzate in modo regolare, strutturato e aperto”. Espellere Viktor Oban dalla famiglia dei popolari europei? Il Ppe ha altro a cui pensare in questo momento di emergenza da coronavirus, ma è enorme l’imbarazzo per quello che gli oppositori ungheresi definiscono «un colpo di Stato» da parte del premier magiaro. I Paesi del Nord Europa hanno un’altra freccia da scagliare per chiedere di cacciare Fidesz, il partito al potere a Budapest.

Omotransfobia, Italia vicina a Polonia e Ucraina: gli ultimi dati di Ilga e Fra (Ue)

Omotransfobia, Italia vicina a Polonia e Ucraina: gli ultimi dati di Ilga e Fra (Ue)

Omofobia. 30 anni fa l’omosessualità veniva depennata dall’elenco delle patologie mentali. Nonostante tutto, la nuova Rainbow Europe Map resa nota da Ilga Europe (International Lesbian and Gay Association – Europe), colloca l’Italia tra gli ultimi Paesi europei nella tutela dei diritti Lgbti. In una scala da 1 a 100, il nostro Paese ottiene un indice del 23%, insieme a Lettonia 17%, Polonia 16%, Biolorussia 22%, Romania 19%, Moldavia 19%, Bulgaria 20%, Ucraina 22%. Peggio solo Turchia 4% e Russia 10%. Guidano la classifica Malta 89%, Belgio 73%, e Lussemburgo 73%. Michelle Bachelet, Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umaniha scritto una lettera al Governo italiano, indirizzandola al ministro degli Affari esteri  e della Cooperazione internazionale Luigi Di Maio, in merito alla Revisione periodica universale (Universal Periodic Review – Up), cui il nostro Paese è stato sottoposto il 4 novembre scorso. Nella missiva sono state fatte raccomandazioni specifiche tra cui la creazione di un’istituzione indipendente per i diritti umani, il rafforzamento di leggi e politiche per contrastare le discriminazioni basate su orientamento sessuale e identità di genere, nonché il potenziamento dell’Unar. Nelle varie pagine di “area” LGBTQIA (lesbiche, gay, bisessuali, trans, queer, intersex e asessuali) dei social e del web, stanno girando delle foto scattate da altrettanti attivisti vicino ai cartelli che indicano l’ingresso in alcune località polacche. Accanto a questi cartelli, ne spunta un altro, giallo, che reca una scritta abbastanza inquietante, in polacco, inglese, francese e russo: Zona libera da LGBT. Ovviamente è scattata l’indignazione, che ha coinvolto anche persone importanti come l’ex primo ministro belga Guy Verhofstadt, che ha twittato: “Queste cose mi fanno venire il voltastomaco, la Commissione Europea dovrebbe prendere immediatamente i giusti provvedimenti contro queste pratiche disgustose e contro le autorità polacche che hanno installato questi segnali“. Ben 86 enti locali hanno adottato 91 provvedimenti per stabilire queste zone franche, scoraggiando qualsiasi azione contro la discriminazione e a favore della parità dei diritti. Le associazioni lgbt vengono anche sistematicamente escluse dai bandi e si impedisce che possano affittare spazi per formazioni, conferenze o eventi. Strana giravolta in Ungheria. E’ stato annullato il divieto per gli omosessuali e bisex di donare il sangue. E per rendere più stana la decisione, a sceglier questa strada è stato il servizio nazionale ungherese di trasfusione di sangue, il quale vorrebbe “eliminare la discriminazione”. 

Keira Bell non è una persona trans, a quante persone volete far pagare questo errore?

Transfobia. Da adesso in Ungheria le autorità non potranno più registrare sui documenti di identità il nuovo gender di qualsiasi persona che abbia cambiato sesso. Tale decisione, che evoca decenni bui di regimi europei omofobi negli anni Venti e Trenta, introduce discriminazioni spaventose: ad esempio chi ha cambiato sesso e vuole un matrimonio o convivenza con una persona di sesso diverso non sarà più per lo Stato parte di un’unione etero. Sarà quindi schedato, ed escluso da ogni beneficio per le famiglie. Colpire una minoranza dopo l’altra e un gruppo dopo l’altro, sembra la strategia di Budapest. La legge, che ha posto una pietra tombale sui diritti delle persone transgender e intersex in Ungheria, è stata approvata a larga maggioranza con 134 favorevoli, 56 contrari e 4 astenuti.

Keira Bell, è una donna di 23 anni, a 16 anni pensa di essere nata in un corpo a cui non sentiva di appartenere, si rivolge alla clinica Tavistock Centre di Londra dove si occupano d’identità di genere. Intraprende il percorso di transizione al maschile, inizia la cura ormonale e fa l’intervento di mastectomia. Ad un certo momento pensa di avere fatto la cosa sbagliata, denuncia il Sistema Sanitario Nazionale perché l’ha indirizzata alla clinica (Tavistock Center of London) dove afferma di essere stata seguita con superficialità.L’Alta Corte si pronuncia e stabiliscono che da questo momento in poi le persone adolescenti trans per iniziare il percorso di transizione devono passare prima per il tribunale.

Olanda, via libera della Corte Suprema per eutanasia in caso di demenza avanzata

Olanda, via libera della Corte Suprema per eutanasia in caso di demenza avanzata

Eutanasia. La Corte Suprema olandese ha stabilito con la sentenza dello scorso martedì 21 Aprile la possibilità di ricorrere all’eutanasia per soggetti affetti da demenza avanzata e Alzheimer, anche qualora il paziente in questione non fosse più in grado di reiterare la volontà di porre fine alla propria vita. Tramite questa sentenza, la Corte ha dunque accertato la non punibilità dei medici che procedono a dare morte a chi non è più in grado di confermare le proprie volontà.

Lavoro. Sanna Marin, neo premier finlandese, ha deciso di ridurre i giorni di lavoro settimanali a quattro, per poter stare più vicino alla propria famiglia. Lavorare meno percependo lo stesso stipendio? Un sogno che può diventare realtà in Finlandia, dove 8 ore di lavoro non vengono considerate l’unica scelta possibile e si è convinti che le persone meritino di non dover trascurare affetti e famiglia per i propri impegni professionali. Così la premier Sanna Marin fissa in cima alla sua agenda una proposta che ha già suscitato entusiasmo in tutto il suo Paese: rendere la settimana lavorativa di quattro giorni, di sei ore ciascuno, mantenendo lo stesso stipendio. «Perché non potrebbe essere il prossimo passo per la Finlandia? Credo che le persone meritino di trascorrere più tempo con le loro famiglie, con i propri cari, dedicandosi agli hobby e altri aspetti della vita, come la cultura», ha dichiarato in occasione del 120esimo anniversario dello Sdp, il partito socialdemocratico di cui la 34enne è leader. Questo dunque potrebbe essere il prossimo passo per la Finlandia.

Lavori pubblci. E’ stata posizionata l’ultima sezione, la diciannovesima, del piano stradale (il cosiddetto “impalcato”) del nuovo ponte di Genova sul fiume Polcevera. È quindi completata la struttura d’acciaio del viadotto, che collega la parte est con quella ovest del ponte. Nei prossimi mesi si procederà al completamento del manto stradale e alla delicata fase dei collaudi. Il ponte, secondo quanto confermato dal sindaco di Genova Marco Bucci, dovrebbe essere completato definitivamente il prossimo luglio, quindi a quasi due anni dal crollo del ponte Morandi dell’agosto del 2018 in cui morirono 43 persone.

Uk non esce dal programma Erasmus

Uk non esce dal programma Erasmus

Brevi Ue. Erasmus+ è il principale programma per i giovani dell’Unione Europea, che prevede esperienze di scambio e opportunità di lavoro co-finanziate dal budget europeo. Dalla sua nascita, circa trent’anni fa, ha coinvolto circa 9 milioni di persone e nell’ultimo bilancio pluriennale comunitario – che va dal 2014 al 2020 – è stato finanziato con 14,7 miliardi di euro. Come molti altri programmi europei, non è chiaro se il Regno Unito continuerà a farne parte una volta che uscirà dall’Unione: insieme a molti altri temi sarà oggetto delle trattative dei prossimi mesi, quando inizieranno i negoziati fra funzionari britannici ed europei per la futura relazione che avranno l’Unione Europea e il Regno Unito (si stima che le trattative potrebbero durare diversi anni).

Bilaterali. “Ho confermato che l’Italia sostiene il convinto impegno bulgaro sulla chiusura del meccanismo di cooperazione e verifica europeo, il suo ingresso in Schengen e nell’area euro. La Bulgaria è un modello riferimento per i Paesi dell’area, pienamente integrata nell’Ue e nella Nato”. Lo ha detto il premier Giuseppe Conte, in visita in Bulgaria, nella conferenza stampa congiunta con il primo ministro Boyko Borissov. Il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron è arrivato a Napoli nel primo pomeriggio per il XXXV vertice intergovernativo Italia-Francia. Prima tappa della sua visita partenopea il Teatro San Ferdinando. “Sono felice di essere qui, in questa città che amo profondamente. Il teatro di Eduardo ha un posto molto importante nella mia vita“, ha detto Macron, che ha salutato i residenti della zona presenti in piazza che lo hanno accolto con applausi. “E’ stato emozionante”, ha detto poi il presidente francese al termine della visita.

Angela Merkel perde la sua erede

Annegret Kramp-Karrenbauer e Angela Merkel

Germania. L’erede di Angela Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer, ha deciso di non candidarsi alla cancelleria per le elezioni del 2021 e di lasciare la presidenza della Cdu. Lo riferiscono fonti del partito. Una voce confermata dall’interessata in una conferenza stampa: “Per rafforzare la Cdu ho annunciato oggi la mia decisione al presidio: io non mi presenterò come candidata alla cancelleria”. Ha detto Annegret Kramp Karranbauer a Berlino.

Italia. Un altro terremoto rischia di abbattersi su M5S: Nicolás Maduro avrebbe dato «la sua autorizzazione nel 2010 a inviare una valigia contenente 3,5 milioni di euro al consolato venezuelano a Milano per finanziare in nero il nascituro Movimento 5 stelle, partito nato nell’ottobre 2009». L’accusa, accompagnata dalla pubblicazione di un documento classificato come «segreto» dalla direzione generale dell’intelligence militare del Venezuela, arriva dal quotidiano spagnolo Abc. «Si tratta di un’informazione falsa e assurda, adiremo le vie legali». Con queste parole l’ambasciata del Venezuela a Roma, smentisce il presunto finanziamento. La fonte dell’ambasciata riferisce tra l’altro che nel 2010 il M5s era appena nato ed era quindi «completamente sconosciuto in Venezuela» e che all’epoca il console venezuelano a Milano – da cui secondo la ricostruzione di Abc sarebbero passati i 3,5 milioni – era appena arrivato in sede.

Eurosong. Anche l’Eurovision Song Contest cede davanti all’emergenza coronavirus. “E con profondo dispiacere che dobbiamo annunciare la cancellazione dell’Eurovision 2020”, si legge sul sito ufficiale della manifestazione che quest’anno si sarebbe tenuta a Rotterdam dal 12 al 16 maggio. E’ la prima volta, in 64 edizioni consecutive, che l’Eurovision è costretto a fermarsi. E’ allo studio l’ipotesi che Rotterdam possa ospitare la manifestazione, che avrebbe visto 41 nazioni partecipare, nel 2021.

Ergastolo per lo stupratore seriale di Manchester

Reynhard Sinaga

Cronaca. Reynhard Sinaga, ex studente indonesiano residente dal 2007 a Manchester, definito dai magistrati che lo hanno condannato al suo ennesimo ergastolo ‘il peggior stupratore nella storia della Gran Bretagna’. L’ultima sentenza è stata emessa nel dicembre scorso, ma solo adesso, spiega la stampa britannica, i magistrati hanno pubblicato esito e verbali del processo. Sinaga, 36 anni, ha adescato in due anni e mezzo, tra il 2015 e il 2017, centinaia di uomini (il numero delle vittime accertate è arrivato quasi a 200, ma potrebbe salire ancora) fuori dai locali del centro di Manchester, per poi aggredirli sessualmente nel suo appartamento. Dopo il suo arresto nel 2017 e le prime condanne le indagini sono andate avanti nel massimo riserbo a tutela delle vittime, molte inconsapevoli della gravità del caso, fino alle rivelazioni emerse all’ultimo processo, riferito, nello specifico, a violenze su 48 uomini, concluso con l’ennesima condanna a vita. Ad infliggerla un giudice donna, Suzanne Goddard, che non ha esitato a definirlo un “malvagio predatore sessuale” ricordando la testimonianza di una vittima, rimasta segnata nel profondo, che lo ha chiamato “mostro”.

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