
“Ale è un ragazzo trans. Ha 21 anni, gli ultimi tre passati tra la strada e le case d’accoglienza di Milano. Il giorno dopo la festa per i suoi 18 anni, suo padre gli ha messo la valigia sul letto e gli ha detto di andarsene. Non ha potuto salutare neanche suo fratello più piccolo. ‘Le scelte erano due: o la riempivo e me ne andavo o accettavo di essere curato anche farmacologicamente per la mia situazione di instabilità e malattia mentale, come la definiva lui’”.
Ale è un volto che ride, ma ha la voce rotta dalle lacrime. Una testimonianza, una delle tante raccolte da Simone Alliva nel libro “Caccia all’omo” (208 pagine, edito da Fandango) in uscita in questi giorni. Un viaggio nel Paese dell’omofobia, nato da un’inchiesta pubblicata su L’Espresso nel 2019.
Le cronache, da anni, raccontano di un paese intossicato dall’odio: aggressioni, minacce, bullismo sono diventati sempre più frequenti, nell’indifferenza generale. Alliva, giornalista 31enne di origini calabresi, ha viaggiato da Nord a Sud per raccogliere le voci di chi ha provato sulla propria pelle gli effetti di questa intolleranza.
Il libro, che esplora la violenza omotransfobica in Italia, apre una finestra sulla vita delle persone Lgbt. Un’indagine sulla crudeltà del presente e su un Paese immerso in un clima di caccia ai diversi. A partire da una data: le elezioni del 4 marzo 2018, quando l’Italia si è consegnata nelle mani di chi prometteva di abolire le unioni civili, di cacciare il “gender” dalle scuole e di curare gli omosessuali. Da allora, la violenza nei confronti di gay, lesbiche, trans e bisessuali è aumentata. Senza distinzioni geografiche. Oltre duecento i casi di omofobia nel 2019: un numero che pesa nelle circa mille aggressioni registrate negli ultimi sei anni. E poi c’è il sommerso: molti scelgono di non denunciare perché spesso significa confessare quello che hanno sempre cercato di mascherare per paura.
Per trovare una risposta, per capire “in nome di cosa” si aggredisce e si minaccia, Alliva attraversa l’intero Paese. In Campania un uomo trans viene massacrato sul pianerottolo di casa con un bastone su cui sono stati conficcati tre chiodi arrugginiti. A Torino un ragazzo gay viene picchiato dai vicini di casa: “Sei gay, ti uccidiamo”. In provincia di Verona, Angelo e Andrea, dopo mesi di schiaffi e benzina gettata in faccia, decidono di proteggersi da soli: costruiscono un muro alto due metri e lungo 41.
La violenza nei confronti del diverso colpisce ovunque. Nessuna città si salva. Nemmeno Bologna, la città dove nel 1982 è nato il Cassero, il primo centro italiano Lgbt, e dove Franco Grillini, politico e storico leader della comunità, ha mosso i primi passi. Il libro parte proprio da qui, dalla città rossa, e non a caso. “La sua tradizione è fatta di visibilità dell’omosessualità. Una visibilità molto forte che è la precondizione oggi per l’attacco. Se prima gli insulti si diffondevano spesso grazie all’anonimato, adesso chi sputa parole di odio lo fa guardando il nemico in faccia. Se prima le aggressioni sembravano scatti di rabbia, adesso sono puri atti di squadrismo”. Bologna, come l’Italia, osserva il giornalista, non è precipitata nel buio da un giorno all’altro: è stato un processo lento.
Il libro lo ricostruisce e prova ad andare alla radice della violenza fisica e verbale che spunta ovunque: a casa, a scuola, per la strada e persino nella sala stampa del Senato. Cosa scatta nella mente di chi decide di bruciare viva una coppia con 30 litri di benzina? Lo chiede allo psichiatra Vittorio Lingiardi e allo psicologo Guido Giovanardi provano a dare delle risposte. Come altri esperti e associazioni che ha intervistato in questo libro.
Ci sono le storie, i numeri, la politica e persino gli incontri con due omosessuali di CasaPound.“Caccia all’omo” è il racconto puntuale di “qualcosa che pulsa nell’anima di questo Paese e fa paura”. Un libro che mostra come, oltre a una legge contro l’omotransfobia – che l’Italia aspetta da trent’anni – , serve anche una cultura della diversità e dell’inclusione.
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