Sanità

Luis Sepùlveda, Lucia Bosè, Vittorio Gregotti e gli altri. Tutti i personaggi celebri uccisi dal Covid-19

“Un piccolo e microscopico coronavirus è riuscito dove l’intero esercito nazista aveva fallito”. Henri Kichka, è morto a  Bruxelles all’età di 94 anni per le complicazioni del coronavirus. Era uno degli ultimi ebrei sopravvissuti ai campi di concentramento. Il virus è stato letale per migliaia di persone nel mondo. Il signor Henri Kichka era solo uno dei tanti personaggi noti che ci hanno lasciato dopo essersi ammalati a causa del Coronavirus. Luis Sepùlveda, Lucia Bosè, Vittorio Gregotti e tanti altri, sono molti i personaggi celebri morti per il covid-19. 

Il mondo ha pianto Luis Sepùlveda il 16 aprile. Lo scrittore che ci ha messo di fronte alle grandezze e alle miserie della storia del Novecento, che ha scelto la letteratura per “dar voce a chi non ha voce” è morto a 70 anni. L’uomo dalle formidabili passioni, l’autore bestseller che si sentiva “cittadino prima che scrittore” è risultato essere positivo al covid-19 insieme alla compagna poetessa Carmen Yanez. Poco più di un mese dopo, quando le sue condizioni sembravano stazionarie, è stato ucciso dal Coronavirus. I due erano in giro per la Spagna per un festival, quando a fine febbraio avevano manifestato i primi sintomi. Da lì, il ricovero all’ospedale di Oviedo.

Lucia Bosè è morta il 23 marzo. “Cari amici vi comunico che mia madre Lucia Bosè è appena venuta a mancare”. A dare la notizia è stato il figlio Miguel Bosè. L’attrice aveva 89 anni. Solare, ironica e antidiva, aveva raccontato che il cinema per lei era stato “un mestiere che ho cercato di fare con arte. Non gli ho sacrificato tutto, volevo continuare a vivere”. Disse in occasione della Festa del cinema di Roma:  “Visconti era come un fratello, quasi un amante. Mi ospitò anche a casa sua e fu lui a scoprirmi. Avevo 15 anni, venne nella pasticceria a Milano dove lavoravo, mi guardò e mi disse che ero un animale cinematografico… Allora mi sembrava matto”. L’esordio sul grande schermo con Giuseppe De Santis in Non c’è pace per gli ulivi (1950) fu “durissimo. Ma allora si faceva vero cinema, non quello di oggi come un computer”. Federico Fellini, con cui aveva girato Satyricon, “era un uomo adorabile”; l’attrice ricordava con tenerezza anche i set con Mauro Bolognini (Metello, Per le antiche scale): “Era stupendo lavorare con lui.” La donna più bella? “Ava Gardner, era molto simpatica e selvaggia”. Da quando aveva 60 anni Lucia Bosè viveva in Spagna. 

Restando in Italia il 3 aprile è morto il big delle calzature Sergio Rossi. Maestro delle calzature di lusso femminili, fondatore del marchio sinonimo di scarpe dallo stile glamour, inconfondibile. Il designer si è spento all’età di 85 anni, stroncato dal Coronavirus che lo aveva colpito da qualche giorno, costringendolo al ricovero nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Bufalini di Cesena.

 Una delle prime vittime del virus è l’architetto Vittorio Gregotti morto il 15 marzo 2020. “L’architettura oggi sembra non interessare più a nessuno”, ripeteva sconsolato negli ultimi anni Vittorio Gregotti, grande protagonista dell’architettura italiana del Novecento, decano dei progettisti di casa nostra, ma anche uno abituato da sempre ad andare oltre i confini nazionali, allievo di Nathan Rogers e amico fin dagli anni ’50 – quelli della sua laurea al Politecnico di Milano, lui figlio di un industriale tessile della provincia di Novara che lo avrebbe voluto in fabbrica – di tanti di quelli che hanno fatto la storia del pensiero e non solo di quello architettonico del nostro secolo. Lucido come pochi anche nei suoi 92 anni carichi di vita, di impegni, di progetti realizzati, l’architetto Gregotti ha animato il dibattito culturale del secondo dopoguerra, quella che ha lavorato alla ricostruzione e creduto nella forza delle idee, nel rapporto con la storia, con le fondazioni, col territorio. Un intellettuale a tutto tondo, appassionato di filosofia, di musica, di letteratura, di cinema, com’erano tanti professionisti di quegli anni, che vivevano anche la politica come una espressione naturale di questo dibattito e della voglia di partecipare, di indirizzare e costruire insieme alla società. E amico di tanti altri intellettuali, editori, giornalisti, scrittori, da Giulio Einaudi e Valentino Bompiani a Adriano Olivetti, Eugenio Montale, Vittorini, Rita Levi Montalcini, solo per citarne alcuni.

È morto a causa del Coronavirus anche Raffaele Masto. Giornalista e scrittore. Era nato nel 1952. Nel 1989 aveva iniziato a lavorare come giornalista alla Redazione Esteri di Radio Popolare. Ha lavorato come inviato in Medio Oriente, America Latina e soprattutto in Africa, luogo dove ha preso ispirazione per scrivere molti dei suoi saggi.

Il mondo dello sport invece piange Donato Sabia. L’atleta è morto l’8 Aprile all’età di 56 anni a causa del coronavirus. Due volte finalista olimpico degli 800 metri piani, il mezzafondista aveva perso pochi giorni prima anche il padre.

Il mondo della musica contato molte vittime da covid-19. Il 1 aprile è morto, dopo aver contratto il covid 19 il grande jazzista Ellis Marsalis, 85 anni, uno dei principali pianisti di modern jazz e storia della musica di New Orleans. Sempre il 1 aprile è morto  Adam Schlesinger, il cantante e musicista della band americana Fountains of Wayne, aveva 52 anni. Manu Dibango è morto il 24 marzo in Francia. Leggenda dell’afro-jazz dopo aver contratto il coronavirus, era chiamato leone d’africa. Aveva 86 anni.

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