Sessantadue contagiati di cui cinque morti in neanche tre settimane. Bresso, comune dell’hinterland milanese di poco più di 26 mila abitanti, paga il suo tributo al coronavirus: uno dei più alti della provincia di Milano, dove ad oggi i contagi sono 925. Nell’estate del 2018 il comune amministrato dal sindaco di centrodestra, Simone Cairo, aveva affrontato un’altra importante emergenza, quella della legionella: anche in quel mese “terribile”, come lo definisce Cairo, i morti furono cinque. “Ma almeno, con la sanificazione e la pulizia riuscimmo a capire che la fonte del batterio era nell’aria e non nell’acquedotto cittadino, anche se poi non riuscimmo mai a individuare la vera origine”. Stavolta, però, con il Covid19 è diverso. “Sappiamo che il nostro ‘paziente zero’ è un signore residente a Milano, nella zona di Niguarda, che era solito venire al ‘Circolo Libertas’ di Bresso”, racconta a La Stampa il primo cittadino. “Essendo anziano, passava in quel bar molte ore della sua giornata, sia al mattino che al pomeriggio, leggeva il giornale, giocava a carte con gli amici e frequentava molte persone della sua età. Molte di quelle persone si sono poi ammalate, tra cui i due baristi, e così abbiamo dovuto chiudere il circolo”.
Sin dai primi giorni – era il 28 febbraio e l’emergenza coronavirus in Lombardia era scoppiata da una settimana – il sindaco ha disposto tramite ordinanze la chiusura di luoghi pubblici e si è appellato più volte alla cittadinanza invitandola a non uscire di casa. “Ma avevo molte persone, soprattutto sportivi e associazioni, che mi dicevano che non potevano fermarsi. Per esempio, con le palestre ho avuto davvero problemi, perché non potevo chiudere i centri dei privati, così ho chiuso solo quelle comunali”, spiega il 42 enne Cairo. Che ieri sera sul suo profilo pubblico ha scritto un post: “Questa sera Ats (ex Asl, ndr) ci ha informato che sono 62 i nostri concittadini positivi al coronavirus dal 28 febbraio e le persone decedute sono 5, ci stringiamo alle famiglie in questo momento difficile. Il dato dei contagiati continua a crescere. Ringrazio tutti coloro che si sono personalmente impegnati nella lotta per combattere contro il coronavirus e hanno accolto l’appello sospendendo la loro attività a contatto con pubblico e utenza, con un personale sacrificio”.
E da ieri infatti in città gira un’auto con un megafono che invita proprio a rimanere in casa: “Bressesi è il vostro Sindaco che vi parla – recita l’audio – Non rischiate la vita. Restate a casa. Uscite solo se strettamente necessario, per lavoro, per acquisti di generi alimentari e medicinali, se dovete uscire di casa mantenete le distanze con altre persone. Il coronavirus possiamo fermarlo solo insieme”.
In città tutto è deserto anche se, ammette Cairo, “qualche scena poco razionale c’è stata. Per esempio, qualche giorno fa si sono presentati nel palazzo del Comune un gruppo di cittadini che avevano frequentato il ‘circolo Libertas’ e che avevano tutti paura di esser stati contagiati. Volevano fare il tampone. Ma io non sono mica autorizzato a farlo! Così li ho mandati in piazza e, alle dovute distanze, abbiamo chiarito e si sono tranquillizzati”. E il Comune ha iniziato a fornire farmaci e cibo a domicilio per coloro che non possono uscire e hanno comprato le mascherine per i medici. Ma valutando le misure messe in campo in questi giorni dal Governo, Cairo conclude: “Fosse per me, io chiuderei tutto. Lascerei aperti proprio solo i servizi essenziali, tipo le aziende farmaceutiche. Perché dobbiamo capirlo: meglio due settimane di chiusura totale adesso per vedere poi i risultati”.
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