
Nella notte tra 7 e 8 marzo 2020 il presidente del Consiglio ha emanato un nuovo decreto, che sostituisce i DPCM del 1 e del 4 marzo, con misure restrittive che si applicano alla Lombardia e a 14 province del Centro-Nord (Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia) per un totale di 16 milioni di persone, ed altre che interessano tutta Italia. Con questo decreto vengono abolite le cosiddette “zone rosse” stabilite all’inizio dell’epidemia.
Già verso la sera del 7 marzo era trapelata sul web una bozza del decreto, causando una “fuga generale” di molti lavoratori e studenti originari del sud Italia, verso le loro regioni natie, al fine di evitare di rimanere bloccati nelle zone che sarebbero state poste sotto quarantena nelle ore successive. Per evitare che questo esodo verso il sud Italia provocasse un’ulteriore velocizzazione della trasmissione dell’epidemia nelle regioni del sud Italia, sono stati imposti, da parte delle regioni del Mezzogiorno, controlli e quarantene a tutti coloro che sarebbero giunti tramite autobus e treni.
La notizia delle restrizioni ha scatenato molte rivolte nelle carceri di tutta Italia, a causa della sospensione di colloqui e visite dei familiari ai detenuti e della limitazione dei regimi di semilibertà. Nel carcere Sant’Anna di Modena sono morte sei persone a seguito di un incendio avvenuto durante la rivolta, mentre altre 28 sono rimaste ferite o intossicate.
Alitalia dal 9 marzo sospende i voli su Malpensa, mentre fornisce da Linate solo collegamenti nazionali.
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