
Giuseppe Conte e Giovanni Tria
Il Presidente Giuseppe Conte tiene a Palazzo Chigi una conferenza stampa riguardante la tenuta del governo. Elenca i provvedimenti adottati nel corso del primo anno di governo e evidenzia il programma da attuare. Chiede ai due vicepremier, e leader delle forze politiche della maggioranza, la massima chiarezza, altrimenti è pronto a dimettersi rimettendo nelle mani del Presidente della Repubblica il mandato da lui conferito.
Il Presidente Conte scrive una lettera agli altri 27 membri dell’Unione Europea, al Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker e al Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk contenente molti temi tra cui la necessità di riformare le regole europee, ormai ritenute obsolete, la collaborazione tra gli stati membri per l’immigrazione e le prospettive di crescita economica dell’Italia. Il testo della lettera del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, indirizzata agli altri 27 Paesi membri Ue, al Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk.
Dopo ore di attesa il verdetto è arrivato: battuta la Svezia, vince l’Italia. Milano e Cortina ospiteranno le Olimpiadi Invernali del 2026. La decisione è stata comunicata a Losanna, dove gli 82 membri del Comitato Olimpico internazionale si sono espressi dopo aver ascoltato i discorsi delle due delegazioni che si contendevano l’evento. “Ha vinto l’Italia unita e compatta”, ha commentato il premier Giuseppe Conte. Un lungo applauso, a cui si è unito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è scoppiato alla notizia al Piccolo teatro Paolo Grassi. La combinazione tra dinamismo della metropoli e fascino delle Dolomiti è una delle chiavi che hanno aperto la porta del successo alla candidatura Milano-Cortina per le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali 2026 (6-22 febbraio e 6-15 marzo). Un progetto che punta sulla sostenibilità, con costi stimati per 1.3 miliardi di euro, con ricadute economiche positive sul Pil per 2.3 miliardi secondo uno studio de La Sapienza, con possibilità di ricavi fino a 3 miliardi di euro secondo un’analisi della Bocconi.
Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte si reca in Vietnam per due giorni di incontri istituzionali, tra cui il Primo Ministro vietnamita Nguyen Xuan Phuc. Incontra anche, esprimendo pieno sostegno, diversi imprenditori italiani che hanno sviluppato le proprie aziende nel paese asiatico.
La pace e il rimpasto. L’incontro e il rilancio. La fiducia e il sospetto. Dopo tre settimane Luigi Di Maio e Matteo Salvini tornano a incontrarsi, a ragionare insieme di politica, a dirsi in faccia se andare avanti o meno. La risposta, nel qui e ora, è positiva: niente crisi, avanti per quattro anni, come da spartito tanto roboante quanto ormai un po’ logoro. Fonti della Lega assicurano: sì, si è parlato anche di rivedere la squadra di governo. Non il come e il cosa, ma il dialogo è partito. Non fai nemmeno in tempo a chiederlo che ecco i 5 stelle: “Se dalla Lega dicono che si è parlato di rimpasto, non è vero”.
L’intervista-investitura di Davide Casaleggio a Alessandro Di Battista si trasforma in extremis in un semplice passaggio di microfono sul palco di Rousseau City Lab a Catania. Un modo per togliere di mezzo tensioni dopo che per tutto il giorno si sono rincorse voci di un asse tra il figlio del co-fondatore del Movimento 5 Stelle e l’ex deputato tornato in prima linea tanto da dare l’impressione di voler oscurare Luigi Di Maio sempre più indebolito. Dopo l’audio “rubato” in cui attacca Alessandro Di Battista e la notizia dell’uscita dal M5S della senatrice Paola Nugnes, Luigi Di Maio torna a chiarire le sue posizioni e lo fa con post su Facebook. Un messaggio in cui il vicepremier grillino loda il proprio operato e non risparmia nessuno, né la Lega né colui che un tempo definiva “fratello”: Alessandro Di Battista. «Il Movimento 5 Stelle sta governando da un anno la settima potenza mondiale e la seconda forza manifatturiera d’Europa: l’Italia. Ogni giorno, quando agiamo come forza politica, abbiamo la responsabilità di 60 milioni di italiani e spesso, esercitando il potere di veto, di 500 milioni di europei», dice Di Maio.
La Lega, attraverso i suoi due massimi esponenti – Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti – difende i miniBot dopo gli attacchi arrivati da più parti, Mario Draghi, Moody’s e Confindustria Giovani solo per fare qualche esempio. Ma che cosa sono e come funzionano esattamente i miniBot? E quali sono i dettagli concreti della proposta del Carroccio messa a punto più di un anno fa dall’attuale presidente della Commissione Bilancio della Camera Claudio Borghi? Per spiegarlo, partiamo dai Bot (Buoni Ordinari del Tesoro), ossia titoli del debito pubblico italiano di breve termine, cioè con scadenza a 3, 6 o 12 mesi. Gli investitori che li acquistano, di fatto, prestano soldi allo Stato per un breve periodo di tempo, a fronte di un tasso di interesse. Possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di mille euro. Claudio Borghi, deputato leghista presidente della commissione Bilancio della Camera, ha spesso parlato di “minibot”, cioè di Bot di piccolo taglio (1, 5, 10, 20, 50, 100, 200 e 500 euro), di aspetto simile alle banconote, con cui lo Stato potrebbe pagare i propri creditori e con cui i cittadini potrebbero pagare lo Stato (tasse, controllate, benzina ai distributori Eni e così via). A differenza dei Bot, non avrebbero scadenza o tassi di interesse. ”Non sono allo studio misure finalizzate all’emissione” dei mini bot. La loro introduzione comporterebbe un aumento del debito pubblico o, in alternativa, sarebbe illegale ”poiché in conflitto rispetto a quanto previsto dai trattati europei”. Lo afferma il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, nel Question Time alla Camera. L’emissione dei mini bot, spiega Tria, ”comporterebbe un aumento immediato del debito pubblico”. “Se utilizzati per far fronte ai debiti commerciali, connessi alle forniture di beni e servizi sarebbero considerati come passività finanziarie e, dunque, contabilizzati nel debito delle pubbliche amministrazioni, come previsto dal sistema europeo dei conti. Si avrebbe quindi un corrispondente aumento del fabbisogno e, per la parte utilizzata di debiti riferibili a spese in conto capitale, anche dell’indebitamento netto”. Il ministro sottolinea, infine, che qualora i mini bot ”venissero utilizzati come mezzo di pagamento circolante, avente quindi una natura diversa da uno strumento di debito, sarebbero illegali poiché in conflitto rispetto a quanto previsto dai trattati europei”. Una inversione a U senza precedenti sul tema dei minibot. A farla è il sottosegretario leghista Giancarlo Giorgetti che, appena due settimane fa, difendeva i titoli di Stato di piccolo taglio definendoli come una delle “soluzioni possibili” per risolvere il problema dei debiti della Pubblica amministrazione. Ed esprimeva apprezzamento nei confronti del presidente della Commissione Bilancio alla Camera Claudio Borghi, autore della proposta sui minibot. Oggi la retromarcia clamorosa di Giorgetti, unita anche a una nota di discredito nei confronti dello stesso Borghi, compagno di partito. E dettata forse dall’ipotesi, sempre più probabile, di una sua candidatura da parte del governo per un posto di commissario Ue. “C’è ancora chi crede a Borghi? Ma vi sembrano verosimili i minibot? Se si potessero fare, li farebbero tutti”, commenta sferzante il sottosegretario parlando a Losanna con i cronisti che seguono la sessione del Cio per l’assegnazione dei giochi olimpici invernali del 2026. Giorgetti stava commentando le ultime indiscrezioni di alcuni bookmaker che danno in vantaggio la candidatura di Stoccolma-Are per la Svezia rispetto a quella italiana con Milano-Cortina. “È come per i minibot”, ha ribadito Giorgetti.
Il rallentamento della crescita nel secondo e terzo trimestre, i rischi derivanti dalla guerra commerciale e dalla corsa al protezionismo. E soprattutto il tasso di inflazione ancora lontano dall’obiettivo statuario (vicino ma al di sotto del 2%), dopo il drastico e inaspettato calo di maggio all′1,2% dall′1,7 di aprile. Mario Draghi apre la conferenza stampa dopo la riunione del Consiglio direttivo riunitosi a Vilnius lanciando, come da attese, il nuovo programma di maxi-prestiti T-ltro alle banche e rinviando di altri sei mesi un ritocco dei tassi, inizialmente previsto a fine 2019 e ora posticipato a metà 2020. Tuttavia, ed è la prima novità, non è affatto scontato che “ritocco” voglia dire “rialzo”, almeno per quanto riguarda i depositi. Ma la seconda novità è il riferimento fatto durante la riunione del Consiglio Bce, per la prima volta in maniera esplicita, alla possibilità di un nuovo programma di Quantitative easing, come quello del marzo 2015 e terminato a fine 2018 con l’acquisto di 2.600 miliardi di titoli dell’Eurozona. “Diversi membri hanno sollevato la possibilità di ridurre i tassi, altri la possibilità di riavviare il programma di acquisto titoli”. Una ‘standing ovation’ dei leader europei per Mario Draghi al suo (probabile) ultimo Eurosummit: quasi a dimostrare che il presidente della Bce, allo scadere del mandato a fine ottobre, rischia di essere un ‘padre ingombrante’ per il suo successore. E che, per il momento, i leader europei guardano indietro, agli ultimi otto di guida Draghi sotto cui la Bce si è presa il fardello di assicurare la tenuta dell’euro, piuttosto che in avanti, sciogliendo il nodo delle nuove nomine.Le ricostruzioni dicono che i capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles hanno accolto con grande calore l’arrivo dell’italiano alla guida della Bce dal 2011. Molti hanno preso la parola per elogiare il suo lavoro, dal premier italiano Giuseppe Conte al presidente francese Emmanuel Macron a quello della Commissione Jean-Claude Juncker. E al termine del suo intervento si sono alzati per un lungo applauso in piedi, dopo che Draghi ha salutato il suo ultimo summit a Bruxelles.
Una maxi vignetta con protagonisti i due vicepremier: Luigi di Maio e Matteo Salvini. Per la Uil solo uno striscione “molto simpatico”, ideato per colorare la manifestazione unitaria sul pubblico impiego. Ma in piazza ha resistito solo qualche minuto. “E’ intervenuta la Digos”, racconta il sindacato. La Questura ribatte: “non si è trattato di un atto di censura” si è solo ritenuto che “fosse lesivo del decoro paesaggistico”. Insorgono le opposizioni. Il capo politico del Movimento Cinque Stelle prende prontamente le distanze: “non ho mai chiesto e non mi sarei mai sognato di chiedere la rimozione”. E anzi, pubblica sui social l’immagine della vignetta. Segue il leader leghista: “non faccio guerre agli striscioni”, “mi occupo di lotta alla mafia”.
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Giuseppe Conte e del Ministro dell’interno Matteo Salvini, approva il Decreto Sicurezza bis concernente il contrasto dell’immigrazione illegale, il potenziamento dell’efficacia dell’azione amministrativa a supporto delle politiche di sicurezza e il contrasto alla violenza in occasione di manifestazioni sportive. A quanto si apprende, nel testo del Decreto sicurezza bis approvato dal cdm non ci sarà nessuna multa per i salvataggi in mare o per numero di uomini. È prevista, come ha specificato Matteo Salvini nella conferenza stampa, la sanzione solo per la nave che decide di avvicinarsi alla costa, nonostante sia stata diffidata.
L’inchiesta dei giornalisti di Report raccontava i complicati intrecci societari con relativi passaggi di denaro in società legate ai commercialisti della Lega, cioè Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. Ad esempio, il fatto che gruppo parlamentare del partito di Matteo Salvini che al Senato un anno fa ha stipulato contratto da 480 mila euro con la società della cognata di Di Rubba, creata pochi giorni prima della sigla del contratto stesso, e che invece fa la barista. “Ci sono fatture che documentano che con quei soldi è stata svolta un’attività istituzionale per il gruppo e non propaganda politica che sarebbe vietato? E perchè è stata utilizzata una società di comodo appositamente aperta otto giorni prima da una barista?”, domanda nuovamente Ranucci.
La Camera dei Deputati approva definitivamente il disegno di legge: S. 1248 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (già approvato dal Senato) (A.C. 1898) detto sblocca cantieri con 259 voti favorevoli, 75 contrari e 45 astenuti.
Scontro tra Calenda e Di Maio in tv. Ancora lunedì scorso, dopo l’ennesimo tentativo di contatto, a Calenda è stato risposto che l’agenda di Di Maio era piena: dunque nessuna possibilità di confronto. Quando il ministro dello Sviluppo termina la sua intervista con Myrta Merlino, la prima in tv dopo la débacle delle europee, uscendo si imbatte però nel suo predecessore e non può evitarlo. Un saluto formale e chi s’è visto s’è visto. Ma una volta in onda, quando si è trattato di parlare della vicenda Whirlpool, Calenda coglie l’occasione per una delle sue classiche operazioni verità ed assesta un fendente a Di Maio spiegando che il responsabile dello Sviluppo economico “sapeva da mesi” che la multinazionale Usa intendeva dismettere lo stabilimento di Napoli ma lo ha tenuto nascosto per opportunismo. Un mese di fuoco per il ministero dello Sviluppo economico, che si troverà nei prossimi giorni a seguire i tavoli di una lunga serie di aziende in crisi e a indicare prospettive per vertenze aperte e ancora irrisolte. Il vicecapo di Gabinetto Giorgio Sorial, che presiede i tavoli di lavoro, è costretto ad aggiornare continuamente l’agenda, perché alle chiusure e alle delocalizzazioni, si sommano anche le cessioni o i commissariamenti che possono comportare drastiche riduzioni di personale.
In assenza di una soluzione al problema della protezione legale, l’ex stabilimento Ilva di Taranto chiuderà il 6 settembre, quando entrerà in vigore la legge che ha abolito l’immunità: lo ha detto l’ad di ArcelorMittal Europa, Geert Van Poelvoorde, a margine di una conferenza di Eurofer. “Il governo continua a dirci di non preoccuparci, che troverà una soluzione, ma finora non c’è niente. Quindi il 6 settembre l’impianto chiuderà. Abbiamo ancora due mesi, spero che il governo trovi una soluzione, siamo aperti a discutere”, ha detto.
È fatta, l’attesa è finita. Mentre i politici di Italia e Francia tentano un accordo sull’assetto della nuova commissione europea, Fincantieri e Naval Group hanno firmato l’accordo “Alliance Cooperation Argomento”, che fissa i termini operativi per la costituzione di una joint venture paritaria (50/50). L’accordo è stato firmato dai ceo delle due società, Giuseppe Bono e Hervé Guillou a bordo della fregata “Federico Martinengo”, ormeggiata presso l’Arsenale della Marina Militare di La Spezia. Una scelta precisa quella della nave: l’unità è stata costruita nel programma italo-francese Fremm, proprio per sottolineare la solidità della ventennale collaborazione tra i due Paesi, le loro industrie e le Marine nazionali.
“L’Italia è il primo, più credibile, più solido interlocutore degli Usa nell’Unione Europea”, “il più grande paese europeo con cui gli Stati Uniti possono e vogliono dialogare”. Matteo Salvini parla da Washington, un viaggio che stava preparando da tempo, sulla quale il ‘suo’ fedelissimo Giancarlo Giorgetti ha lavorato da quest’inverno con diverse visite oltreoceano finalizzate proprio a spianare la strada al capo. E il leader della Lega riesce a coronare il suo ‘sogno americano’ con il 34 per cento incassato alle europee: negli Usa dove incontra il segretario di Stato Mike Pompeo e il vicepresidente Mike Pence. Gli incontri americani diventano a tutti gli effetti operazione di accreditamento del vicepremier che vorrebbe fare il premier e si comporta da tale.
Il commissario italiano “se è in sala, ci sarà anche l’anno prossimo”, da commissario europeo s’intende. Matteo Salvini parla all’assemblea di Confartigianato e piazza il suo uomo per Bruxelles: il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, seduto in platea. Forte del 34 per cento alle europee che lo ha portato a essere il leader del primo partito di governo, il vicepremier pianta la sua pedina nell’unica casella a disposizione dell’Italia: il commissario europeo che le tocca di diritto come spetta a tutti i 28 Stati Ue. Ma sul cammino di Giorgetti verso Palazzo Berlaymont ci sono almeno tre ostacoli. Ci sarebbero sulla strada di qualunque leghista candidato a un incarico in una istituzione europea. E’ per questo che ieri il ministro leghista Lorenzo Fontana, ex eurodeputato, era ‘in missione’ a Bruxelles per incontrare alcuni sherpa tedeschi del Ppe e cercare di aprire la strada al commissario della Lega.
l Senato della Repubblica ha approvato in via definitiva il dl Sanità Calabria contenente misure emergenziali per il servizio sanitario della Regione Calabria e altre misure urgenti in materia sanitaria. “La Calabria è sommersa dai problemi soprattutto per ciò che riguarda la sanità e quanto è stato approvato nel Decreto Calabria mi fa pensare che non ne sia stato analizzato neanche uno – scrive in una nota il Presidente Nazionale U.Di.Con. Denis Nesci – dove sono le soluzioni ai problemi che stanno tenendo sotto scacco i cittadini calabresi? In che modo pensa questo Governo di far uscire da queste sabbie mobili una sanità senza via d’uscita? Non certo nominando un nuovo Direttore Generale, non certo escludendo da un testo di legge le principali soluzioni alle enormi criticità presenti nel sistema sanitario calabrese. Non è possibile che non ci sia una strada che porti alla questione del debito della sanità calabrese, percorrendola metro dopo metro e cercando di risolverlo.
Il Senato della Repubblica approva definitivamente il decreto legge 30 Aprile 2019 n. 34, detto Crescita, contenente misure fiscali per la crescita economica, norme per il rilancio degli investimenti privati,disposizioni per la tutela del made in Italy e ulteriori interventi per la crescita con 158 sì, 104 no e 15 astenuti. Un testo più che raddoppiato nel passaggio parlamentare, quasi una manovra con le materie più varie, da Radio radicale alla riapertura dei termini per la rottamazione fino a un nuovo ‘salva-banche’ per aiutare la Popolare di Bari a trovare partner per aggregazioni. “E’ il segnale di un Paese che fa sistema e rilancia l’economia”, ha twittato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, citando alcune novità come “agevolazioni fiscali per le imprese, promozione degli investimenti privati, tutela del made in Italy”. E ha concluso: “Il Governo è con i cittadini per continuare a crescere. Insieme”.
Continua il lavoro del premier Conte e del ministro dell’Economia Tria, impegnati in serrati negoziati con gli esponenti della Commissione Ue al G20 di Osaka per evitare all’Italia la procedura di infrazione. “Sono ottimista, mi aspetto un giudizio positivo”, dichiara Tria. “Abbiamo fatto il nostro dovere, confidiamo che vada tutto bene”, gli fa eco Conte. Il summut giapponese è stato anche occasione per l’atteso incontro tra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping per riprendere i negoziati sul commercio. Un incontro definito eccellente dal presidente Usa che si è poi sfilato, unico, dall’accordo sul clima. Il G20 ha messo in scena una paradossale prova di unità: tutti contro l’America. Il comunicato ha infatti messo nero su bianco la profonda divisione sul commercio e sui cambiamenti climatici (un accordo ’19+1′, come al G20 di Buenos Aires). Dopo due giorni di discussioni, i leader delle più grandi economie del pianeta hanno avvertito che si sono intensificate le tensioni geopolitiche e sul commercio, con i relativi rischi per l’economia globale. L’elaborazione del comunicato, se si esclude il via libera al bando sulla plastica al 2050, ha dimostrato che il G20 sta migliorando la gestione della sfida dirompente di Trump, ma al prezzo di accordi deboli.
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