ll governo gialloverde fa marcia indietro sul deficit a Bruxelles e, sui social, è evidente la delusione di tanti sostenitori, che non mancano di palesare a premier e vicepremier rabbia e indignazione. “Dal 2,4 siamo scesi al 2,04 e questo ci consente di portare avanti il negoziato con l’Ue. Abbiamo messo sul tavolo una proposta seria e siamo fiduciosi che si concluderà con una soluzione positiva per i cittadini italiani. Le misure entreranno in vigore entro quanto preannunciato, non ci saranno ritardi”, ha affermato il premier Conte a Bruxelles. “Il dialogo è molto proficuo. Il deficit calerà e la crescita sarà superiore alle nostre aspettative”.
Nel giorno della gran ritirata, Matteo Salvini e Luigi Di Maio scelgono di sparire, nel tentativo di passare da campioni morali di una trattativa che ha visto l’intero governo cedere quasi su tutta la linea all’Unione Europea. La storia è nota. Entrambi si inabissano, lasciano solo Giuseppe Conte a snocciolare davanti al Senato la lista della resa, conclusione di una trattativa il cui punto di caduta è stato digerito a fatica sia dall’uno sia dall’altro. Dal Viminale arrivano di buon mattino foto al limite del nonsense. Ritraggono il ministro dell’Interno in maglione accanto ad Al Bano (sì, quel Al Bano), che con tanto di Panama ha donato al leader della Lega “una bottiglia da 5 litri di Bacchus, riserva speciale Matteo Salvini”. Il tempo per incontrare il grande vecchio della musica italiana c’è, quello per andare a sostenere Conte riempiendo fisicamente uno spazio vuoto no. Il premier sceglie come pretoriani gli involontari leader del partito della trattativa, Giovanni Tria e Enzo Moavero, e subisce l’assenza dei tori che la corrida avrebbe meritato.
Un tagliando al contratto di governo? Per il premier “non è da escludere. Per vedere cosa si può fare meglio e introdurre nuove misure, eventualmente”. Giuseppe Conte lo ha spiegato nella sua conferenza stampa di fine anno. Non è impossibile neanche un rimpasto di governo: Il discorso esula dalla sensibilità del premier, semmai l’esigenza maturerà in seno a una delle forze politiche, verrà comunicata all’altra, io ne verrò eventualmente messo a parte se fosse un’istanza condivisa e se ci fosse una soluzione prospettata, auspico che sia condivisa e che non destabilizzi l’esperienza di governo – ha spiegato – si tratta di un periodo ipotetico del quarto grado”. Nel corso della conferenza stampa, poi un riferimento alla Tav: “Seguo un metodo molto trasparente per Tap, terzo Valico e anche la Tav, questo governo valuta le grandi opere e realizzerà un piano infrastrutturale poderoso. Il Tap lo abbiamo sbloccato dopo una puntigliosa analisi dei procedimenti amministrativi. La Torino-Lione è ancora nell’ambito di una procedura istruttoria. A fine dicembre la commissione dei tecnici consegnerà i risultati dell’istruttoria. Infine andremo sul territorio e prima delle europee il governo comunicherà in modo trasparente la decisione”.
“Quando tutti i capi di stato e di governo dell’Unione europea sono riuniti insieme per commemorare le vittime dell’attentato di Strasburgo c’è un solo assente, uno solo. Una sola sedia vergognosamente vuota. L’assente è il premier italiano Conte. Che arriva a Bruxelles, vede Juncker e gli altri, fa la conferenza stampa. Ma poi all’improvviso decide di prendere l’aereo di stato, tornare indietro a Roma, andare in trattoria con Salvini e Di Maio, e ripartire il giorno dopo per Bruxelles”. Lo scrive su Facebook il senatore Pd, Matteo Renzi. “Una cena in trattoria con quei due per il nostro premier vale più dell’omaggio alle vittime di Strasburgo – prosegue l’ex presidente del Consiglio -. Non mi interessa sapere come fanno i populisti quanto hanno speso usando l’aereo di stato come un taxi, proprio loro che massacravano noi per molto meno. Ma voglio dire ad alta voce che lasciare il Consiglio Europeo nel momento solenne della commemorazione è una vergogna senza fine. Non è questione di galateo ma di serietà e di rispetto istituzionale. Tecnicamente parlando: uno schifo”.
Via libera della Camera al ddl Anticorruzione, che diventa legge. L’Aula della Camera ha definitivamente approvato il testo con 304 voti a favore, 106 contrari e 19 astenuti. Dopo il voto c’è stato un lungo abbraccio tra Luigi Di Maio e Alfonso Bonafede mentre i deputati M5S applaudivano. Vuoti i banchi di Fi. Fdi si è astenuta. Il leader della Lega Matteo Salvini era uscito dall’emiciclo poco prima. «Niente sarà più come prima, finora gli onesti erano stati trattati da fessi, ma adesso cambia tutto». Così il vicepremier Luigi Di Maio davanti alla Camera per celebrare l’approvazione della legge anticorruzione. E’ legge dunque uno dei cavalli di battaglia dei 5 stelle. Ampiamente rispettato il timing annunciato dal guardasigilli Alfonso Bonafede che, dopo la cancellazione al Senato della norma che depotenziava il reato di peculato, aveva assicurato il via libera definitivo entro Natale. Un sì che arriva in tempo per lo ‘Spazzacorrotti Day’, con tanto di banchetti e gazebi targati M5s in piazza, fissato per il prossimo 22 dicembre.
Una giornata lunghissima con colpi di scena e furiose polemiche. Poco dopo le 2,30 del mattino il Senato conferma la fiducia al Governo sulla Manovra economica. I voti a favore sono stati 167, 78 i contrari, 3 gli astenuti, tra cui il senatore a vita Mario Monti e il parlamentare pentastellato Gregorio De Falco, ex ufficiale di Marina diventato celebre nella vicenda del naufragio della Costa Concordia. Il Pd, nel corso delle dichiarazioni di voto, aveva annunciato un ricorso alla Corte Costituzionale. Il testo approvato al Senato torna alla Camera per la terza lettura. Il testo approderà in Aula a Montecitorio il 28 dicembre. La fiducia incassata sul maxiemendamento recepisce l’intesa con l’Europa, ma le opposizioni hanno battagliato fino all’ultimo (abbandonando la commissione Bilancio e manifestando il loro dissenso in Aula) e il Pd ha annunciato il ricorso alla Corte costituzionale perché – lamenta – ai senatori non è stato consentito di procedere a un solo voto sul testo. L’ultimo miglio è stato anche il più lungo. L’avvio della discussione generale, prevista per le 14, è slittato alle 20,30. La tensione è salita in commissione Bilancio quando il governo ha annunciato la necessità di modificare il testo presentato per correggere degli errori formali e per stralciare alcune norme per motivi di copertura. Ultimo atto alla Camera per la legge di Bilancio. I deputati voteranno su una manovra su cui non c’è stata discussione. Dopo le dichiarazioni i membri della Camera si pronunceranno sulla fiducia imposta dal governo. La manovra è arrivata al passaggio della fiducia anche alla Camera, dopo il Senato. Con l’iter più contestato degli ultimi anni. E le opposizioni che hanno attaccato il metodo, ancor più del merito. L’aula ha dato il via libera con 327 sì e 228 no, mentre il Pd agitava cartelli in segno di protesta. In mattinata alle nove il voto finale sul provvedimento (dopo una maratona notturna sugli ordini del giorno).
Alcuni di loro si sono distinti nel campo della solidarietà, altri nella tutela dei minori, della legalità, dell’inclusione sociale, altri ancora hanno mostrato il loro impegno nel soccorso o nella cooperazione internazionale. Sono 33 e ognuno di loro, per il presidente della Repubblica, meritava di essere insigniti dell’onorificenza al Merito della Repubblica italiana. Sergio Mattarella ha individuato, tra i tanti esempi presenti nella società civile e nelle istituzioni, alcuni casi significativi di impegno civile, di dedizione al bene comune e di testimonianza dei valori repubblicani. Anche l’esaltazione dei “buoni sentimenti” e dei valori “positivi” è politica. Quello della comunità, che significa “condividere valori, prospettive, diritti e doveri” e pensarsi dentro un “destino comune”. Il “rispetto gli uni degli altri” che vuol dire battersi certo per le proprie idee, ma “rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore”. L’Italia “che ricuce e dà fiducia”, come fanno le realtà del terzo settore, inopinatamente tassate dal governo, misura da evitare perché equivarrebbe a una “tassa sulla bontà”. C’è, nel discorso di fine anno del capo dello Stato, parafrasando Gobetti, una “certa idea dell’Italia”, di un paese che ha nella sua cultura e nella sua storia i principi della solidarietà, della convivenza civile, profondamente diverso dal paese rabbioso e incattivito descritto nell’ultimo rapporto del Censis. E profondamente diverso, nel primo anno dell’era sovranista, dall’iconografia di una politica muscolare e cattivista, divisiva nei toni e nei atti, in cui l’altro, più che una risorsa, diventa una minaccia. La politica, insomma, come fabbrica dell’odio rivolta a curve da aizzare nei loro istinti primordiali, non come governo ragionevole e razionale: “Il modello di vita dell’Italia – dice Mattarella – non può essere e non sarà mai quello degli ultras violenti degli stadi di calcio, estremisti travestiti da tifosi. Alimentano focolai di odio settario, di discriminazione, di teppismo”.
Sale sul palco accompagnato dalle note della celebre aria “Nessun dorma” dalla Turandot di Puccini, mentre dalla piazza si accendono fumogeni tricolori. Si era già affacciato per salutare il popolo leghista, indossando la felpa della Polizia, ora indossa un maglione, ascolta il “Vincerò” con la mano sul cuore. “La vita è troppo breve per perdere tempo in odio e polemiche questa è una piazza di amore e di speranza la lasciamo ad altri la violenza” dice Matteo Salvini dal palco di Piazza del Popolo. Prima di Salvini spazio ai ministri leghisti: prenderanno la parola sul palco Bongiorno, Bussetti, Centinaio, Fontana, Stefani e Giorgetti, prima del discorso finale del “Capitano”, come lo acclama la folla.
Sul reddito di cittadinanza il governo non può tornare indietro ma, secondo il sottosegretario Giorgetti, c’è il rischio che la misura alimenti il lavoro irregolare. Lo ha spiegato nel corso del convegno “sovranismo vs populismo”: “Piaccia o non piaccia questo governo risponde ad una volontà degli italiani e il M5s al Sud ha vinto perché gli elettori vogliono il reddito di cittadinanza. Una misura che nel contratto di governo è finalizzata ad incentivare i posti di lavoro ma il pericolo che vedo è che possa alimentare il lavoro nero”. “Può piacere o no, ma purtroppo il Programma elettorale dei 5 stelle al Sud ha registrato larghi consensi probabilmente anche perché era previsto il reddito di cittadinanza; credo che abbia orientato pochissimi elettori della mie zone. Magari è l’italia che non ci piace ma con cui dobbiamo confrontarci e governare”.
E’ mattino presto quando sugli smartphone di alcuni deputati M5s iniziano a rimbalzare messaggi di questo tenore: “Ma come? Proprio Impregilo?”. I lavori per la realizzazione del nuovo ponte sul Polcevera a Genova sono stati affidati alla cordata Fincantieri-Salini-Italferr. Decisione che fa discutere i 5Stelle. Salini-Impregilo, l’azienda che opera nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria, “non è esattamente il top”, confessa un parlamentare che ha seguito tutta la vicenda: “Ha i suoi trascorsi, ci sono delle ombre”. Ma i grillini se ne guardano bene dal prendersi la responsabilità della decisione. Anzi. “Lo ha deciso il commissario per la ricostruzione Marco Bucci e quello per l’emergenza Giovanni Toti. Il compito è loro”. In sostanza saranno loro a metterci la faccia se entro Natale 2019, come annunciato, i genovesi non avranno di nuovo il loro ponte dopo il crollo del 14 agosto.
Molta paura, danni e dieci feriti non gravi per un terremoto magnitudo 4.8 a nord di Catania legato all’ attività dell’Etna. Il sisma alle 3:19 con ipocentro a solo 1 km di profondità ed epicentro vicino Viagrande. Diversi i crolli in abitazioni. A Santa Venerina caduta la statua del campanile di una chiesa. Chiuso per lesioni sospette un tratto dell’A18. Il prefetto fa aprire scuole e palestre comunali per accogliere le persone che non possono o non vogliono rientrare nella propria casa, perché inagibile o per paura. Sopralluogo del capo della Protezione civile nazionale Borrelli per il punto dei danni e gli interventi di assistenza. Operativo l’aeroporto di Catania. Il sottosegretario Crimi: massima assistenza alla popolazione. Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza, per 12 mesi, in seguito al terremoto che ha colpito il territorio dei comuni di Aci Bonaccorsi, Aci Catena, Aci Sant’Antonio, Acireale, Milo, Santa Venerina, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea, in provincia di Catania, il giorno 26 dicembre 2018. Per l’avvio delle prime attivita’ di soccorso e assistenza alle popolazioni colpite sono stati stanziati 10 milioni di euro, “a valere sul Fondo per le emergenze nazionali”, spiega Palazzo Chigi in una nota.
Iniziano le epurazioni nel Movimento 5 stelle. Il collegio dei probiviri ha annunciato in un post sul Blog delle Stelle che sono stati espulsi due senatori – Gregorio De Falco e Saverio De Bonis – e due europarlamentari – Giulia Moi e Marco Valli. Nessuna sanzione per i senatori 5 stelle Matteo Mantero e Virginia La Mura, per i quali “i procedimenti disciplinari sono stati archiviati”, mentre nei confronti di Elena Fattori e Paola Nugnes “i procedimenti disciplinari sono ancora pendenti”. “Nessuno è indispensabile” tuona il capo politico dei 5 Stelle Luigi Di Maio, spiegando che prioritario è il rispetto della volontà degli elettori. “Tutti sono importanti, nessuno è indispensabile” scrive su Twitter, dopo che “oggi i probiviri si sono espressi con provvedimenti – annota – duri e giusti”.”Chi non sostiene il Contratto di governo è fuori dal Movimento. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto”, ammonisce il capo politico M5s, ricordando che i candidati accettano “accettano alcune regole, poche e chiare, che sono vincolanti per la loro candidatura”, tra cui l’obbligo di votare la fiducia al Governo. “Qualcuno dopo aver ottenuto l’elezione, ha cominciato a rinnegare regole e programmi. Qualcuno crede che per il solo fatto di essere senatore allora sia indispensabile per il Governo e per questo possa trasgredire le regole che ha firmato. Non è così” prosegue Di Maio, che integra il suo pensiero su Facebook. “E se ci sono altri senatori o deputati che non intendono più sostenere il contratto di Governo, per quanto mi riguarda sono fuori dal MoVimento, anche a costo di andarcene tutti a casa. Il rispetto degli elettori viene prima di tutto”.
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