Guerra

Usa e Ue uniti contro la Russia. Espulsi oltre 100 diplomatici

Usa e Ue uniti contro la Russia. Espulsi oltre 100 diplomatici

Usa e Ue uniti contro la Russia. Espulsi oltre 100 diplomatici

Tutti contro la Russia. Con una mossa senza precedenti, il mondo occidentale si compatta e lancia la sfida a Vladimir Putin, espellendo più di cento diplomatici del Cremlino. Gli Stati Uniti al fianco dell’Europa, a sua volta stretta attorno alla Gran Bretagna a tre settimane dall’attacco con il gas nervino avvenuto a Salisbury. È uno scenario che rievoca gli anni della Guerra Fredda. Per Mosca si tratta di «pura provocazione», alla quale intende rispondere a tono. E a quel punto sarà la Russia contro tutti.

La tensione era nell’aria da giorni, un crescendo che ha avuto il suo apice nel primo pomeriggio di ieri. Verso le 15 (ora italiana) è stato premuto il grilletto. Una raffica di espulsioni coordinate, comunicate simultaneamente dalle cancellerie occidentali e indirizzate a oltre cento diplomatici russi, costretti ora a fare le valigie per ritornare all’ombra del Cremlino «nel giro di una settimana». Dagli Stati Uniti al Canada, fino alla maggior parte degli Stati Ue (17 su 28), Italia compresa: è lungo l’elenco dei governi che hanno deciso la linea dura, in cui figurano anche l’Ucraina, la Norvegia, la Macedonia e l’Albania. Un gesto forte per rispondere all’uso del gas nervino contro l’ex spia russa Sergei Skripal, avvelenata con la figlia Yulia il 4 marzo scorso a Salisbury (Inghilterra).

«Per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, sono state usate armi chimiche in Europa», ha ricordato il ministro degli Esteri tedesco, Heiko Maas. «Dopo un tale attacco – ha aggiunto – non potevamo rimanere a guardare». Per Theresa May le decisioni prese ieri sull’asse Transatlantico non vanno lette soltanto come gesto di solidarietà verso il suo Paese e il suo governo (che comunque incassa un’importante vittoria diplomatica), ma rappresentano «una risposta alla minaccia alla sicurezza di tutti».

Il gesto più rumoroso è quello degli Stati Uniti: oltre 60 i russi cacciati (di cui 12 in servizio all’Onu) con l’accusa di essere delle «spie» sotto copertura. Si tratta della più grande espulsione di diplomatici russi della storia. La Casa Bianca ha inoltre deciso di chiudere il consolato russo di Seattle, «utilizzato come base fondamentale per le operazione di intelligence» del Cremlino. La mossa di Donald Trump è certamente quella che più preoccupa Vladimir Putin, che forse pensava a una reazione circoscritta ai Paesi Ue.

I segnali da Bruxelles comunque erano già arrivati giovedì sera, durante la cena al Consiglio europeo. Un confronto che aveva portato a un comunicato molto duro che accusava direttamente la Russia. I governi avevano deciso di richiamare per consultazioni l’ambasciatore Ue a Mosca e sul tavolo si era fatta largo l’ipotesi di espellere i diplomatici russi in servizio nelle ambasciate presso l’Ue. Una mossa che però si era subito scontrata con la resistenza del premier belga Charles Michel: essendo accreditati in Belgio, sarebbe toccato al suo governo pagare le possibili conseguenze di una rappresaglia di Mosca. Per questo si è deciso di muoversi «separatamente, ma in maniera coordinata».

Il conteggio delle espulsioni vede Francia e Germania in vetta, a pari merito con la Polonia: quattro allontanamenti a testa. Tre ciascuno per Repubblica Ceca e Lituania, due per Italia, Danimarca, Spagna e Olanda. Uno solo da Lettonia, Romania, Croazia, Svezia, Finlandia, Ungheria ed Estonia. «Misure aggiuntive, incluse ulteriori espulsioni nella cornice comune europea, non sono escluse nei prossimi giorni e nelle prossime settimane», ha detto Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo. Londra aveva già deciso 23 espulsioni, mentre l’Ucraina ieri ne ha annunciate 13. Oggi potrebbe aggiungersi all’elenco anche il Belgio, di certo non l’Austria: «Vogliamo restare neutrali», ha detto il premier Sebastian Kurz. Anche la Grecia non si schioda dalla linea pro-Russia: giovedì, a poche ore dal Consiglio, Alexis Tsipras aveva parlato al telefono con Putin. Il premier greco, insieme con Paolo Gentiloni, aveva cercato di ammorbidire i toni in Consiglio. Ma alla fine ha prevalso il pugno di ferro, al quale il governo uscente italiano si è adeguato.

Mancano pochi minuti alle tre del pomeriggio quando il premier in carica per gli affari correnti, Paolo Gentiloni, alza il telefono. Si fa passare una dopo l’altra quattro persone: il leader della Lega, Matteo Salvini; quello del M5S, Luigi Di Maio; il reggente del Pd, Maurizio Martina; il consigliere più vicino a Berlusconi, Gianni Letta. Nello stesso tempo, il ministro Alfano sta avvisando Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia e Pietro Grasso di LeU. A tutti viene anticipato quello che, di lì a poco, sarà formalizzato dalla Farnesina, in contemporanea con altri sedici Paesi Ue: anche l’Italia sta per espellere due diplomatici russi. Una decisione presa da Palazzo Chigi senza entusiasmo, ma necessaria per rimanere allineati alla posizione europea.

Varie le sfumature delle posizioni, dai Paesi dell’Est che temono da sempre la vicina Mosca e vorrebbero reazioni severe, a Merkel e Macron che spingono per una risposta netta, fino all’Italia che, per bocca di Gentiloni, esprime cautela: chiara la solidarietà ai britannici, ma da esprimere con misure non troppo pesanti, in linea con il posizionamento da sempre dialogante di Roma. Concluso il vertice belga con la decisione di richiamare l’ambasciatore Ue a Mosca e aderire su base volontaria alle sanzioni – 17 Stati si dicono disponibili – è nel weekend appena trascorso, mentre in Italia l’attenzione è tutta per l’insediamento del Parlamento, che le cancellerie di mezza Europa concordano giorno – ieri – e ora – le 15 – del via all’intervento, incluse le parole con cui comunicarlo.

Il rischio escalation potrebbe presentarsi come un bel problema all’orizzonte anche in Italia, per le forze politiche che stanno lavorando per insediarsi a Palazzo Chigi, quelle che, da sempre, sono le più vicine alla Russia. Non a caso, la Meloni, che nei giorni scorsi si è congratulata pubblicamente con Putin per la rielezione, ha definito «inaccettabile» la decisione, «gli ultimi colpi di coda di un governo asservito alla volontà di Stati esteri». Posizione simile a Salvini, che l’ha esposta anche al telefono a Gentiloni: «Isolare e boicottare la Russia, rinnovare le sanzioni economiche ed espellerne i diplomatici non risolve i problemi, anzi li aggrava», perché «invece che riannodare i fili del dialogo», denuncia, «il governo italiano subisce la richiesta che arriva da altri», motivo per cui lui, dice, non avrebbe «fatto una scelta del genere». Silenti i Cinque stelle, decidono di evitare ogni commento, pur essendo anche loro tra le forze che hanno sempre avuto un atteggiamento amichevole verso Mosca e critico verso la Ue.

Ma proprio per questo, qualcuno, alla Farnesina, pensa invece che Gentiloni, prendendosi la responsabilità di espellere i diplomatici, abbia in fondo fatto un favore a centrodestra e M5S. Abbia compiuto un atto probabilmente inevitabile, considerata la nostra collocazione di alleanze, evitando a loro di farsene carico. Gli abbia permesso di sottrarsi a una grana, ma forse solo per ora: è alto il rischio che la rappresaglia russa alzi ancora la tensione, imponendo al governo che verrà una scelta di campo tra l’Unione europea che marcia compatta e la Russia a cui i vincitori avrebbero voluto togliere le sanzioni economiche determinate dalla crisi Ucraina, altro che aggiungere altre punizioni. E forse influisca anche sulle scelte del Quirinale, nel momento in cui fosse necessario individuare una figura capace di mediare tra le parti in gioco. Perché una tensione così alta tra i due blocchi non si vedeva da tempo. E, fa sapere il presidente del Consiglio europeo Tusk, altre espulsioni non sono escluse nei prossimi giorni.

2 risposte »

  1. La Russia ha deciso di chiudere il consolato Usa a San Pietroburgo in risposta alla misura americana di chiudere il consolato russo a Seattle per il caso Skripal. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, aggiungendo che saranno espulsi lo stesso numero di diplomatici americani e occidentali dei russi allontanati. In tutto, dunque, le espulsioni saranno più di 150, la somma degli allontanamenti decisi da Usa, Canada e Paesi Ue in relazione all’avvelenamento dell’ex spia russa in Gran Bretagna.

    Mosca espellerà dunque 60 diplomatici Usa, esattamente lo stesso numero allontanato da Washington. “In questi minuti l’ambasciatore Usa John Huntsman è stato invitato al nostro ministero, dove il mio vice Serghiei Riabkov gli sta esponendo il contenuto delle misure di risposta nei riguardi degli Usa. Esse includono l’espulsione dei diplomatici e la decisione di revocare l’assenso per il funzionamento del consolato generale Usa di S.Pietroburgo”, ha comunicato il ministro degli Esteri russo.

    Come promesso, la Russia ha annunciato espulsioni speculari a quelle comunicate lunedì scorso da molti Paesi Nato e Ue, che si sono mossi in contemporanea a tenaglia su Putin. “Anche nei riguardi degli altri paesi – ha detto Lavrov – tutto sarà speculare per quel che riguarda il numero delle persone che se ne andranno dalla Russia dalle missioni diplomatiche”. L’Italia nei giorni scorsi ha espulso due funzionari dell’ambasciata.

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