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Anche Cassano esce dai Matia Bazar

Anche Cassano esce dai Matia Bazar

Piero Cassano

I Matia Bazar perdono un altro “pezzo”: Piero Cassano lascia il gruppo. Il co-fondatore della storica band genovese e produttore ha fatto sapere che non prenderà parte al prossimo tour e alle future attività dei Matia. All’origine della decisione, ci sarebbe un contrasto con il compagno di squadra Fabio Perversi che riguarderebbe la conduzione del gruppo e i progetti futuri. “Voglio rispettare la memoria di un passato fatto di grandi successi con i colleghi che poi hanno scelto altre strade – ha detto Cassano – e con quelli che non ci sono più”. Cassano aveva già abbandonato i Matia Bazar una prima volta tra il 1981 e il 1999; lo aveva convinto a rientrare, dopo la morte del bassista Aldo Stellita nel 1998, il “capitano” Giancarlo Golzi, l’unico a non aver mai tradito il gruppo in quarant’anni. E forse è stata proprio la morte del batterista, nel 2015, a cambiare gli equilibri con conseguenze che hanno portato alla rottura di oggi e, forse, alla fine dell’esperienza dei Matia Bazar. La storia del gruppo, del resto, è stata caratterizzata dai numerosi addii improvvisi, da avvicendamenti, anche da porte sbattute. Quattro le voci femminili che si sono succedute: dopo la separazione da Antonella Ruggiero (dal 1974 al 1989) è stata la volta di Laura Valente (1990-1998), poi Roberta Faccani (2004-2010) e ancora Silvia Mezzanotte, una prima volta tra il 1998 e il 2004, e di nuovo tra il 2010 e il 2016. Hanno abbandonato il gruppo anche il chitarrista Carlo Marrale, nel 1994, il tastierista Mauro Sabbione (nel 1984), il chitarrista e tastierista Sergio Cossu (nel 1998).

Molti gruppi musicali accarezzano l’idea di sopravvivere alle carriere dei loro componenti e di diventare così in qualche modo immortali. Nessuno lo fa per davvero. Sarebbe bello che ci riuscissero i Matia Bazar, che hanno avuto quattro cantanti diverse, che contano già due morti tra i fondatori (oltre al batterista Golzi, nel 2015, il bassista Aldo Stellita, scomparso a 50 anni nel 1998), che lo stesso Cassano ha lasciato nel 1981, diventando poi autore e produttore di successo, artefice dei migliori anni (1985-1993) della carriera di Eros Ramazzotti.

Piero Cassano dice che i Matia Bazar, da lui co-fondati a Genova a metà degli Anni Settanta, sono un gruppo «da Guinness dei primati». Intanto perché quando sono nati – assicura – erano gli unici ad avere una voce di donna (e che voce, Antonella Ruggiero, che se ne andò nel 1989, sempre comunque sostituita da donne), poi perché hanno vinto due volte il Festival di Sanremo, nel 1978 e nel 2002, e soprattutto – dice Cassano – perché, «essendo tutti autori», non hanno mai fatto una canzone uguale all’altra.

Ai primati consolidati ora i Matia Bazar ne possono aggiungere un altro. Sono il primo gruppo pop italiano che prova a darsi un futuro senza i fondatori e senza litigi né cause legali. «Nei giorni scorsi – racconta Cassano – ho annunciato l’addio ai Matia e qualcuno ha parlato di dissidi con Fabio Perversi. Niente di più sbagliato. Due anni fa ho perso improvvisamente il mio co-pilota, Giancarlo Golzi, nel gruppo fin dall’inizio. Il nostro sogno – e l’abbiamo detto pubblicamente, in tempi non sospetti – era che il gruppo andasse avanti anche senza di noi, anche dopo la nostra morte, che continuasse a valorizzare il nostro repertorio e a crearne di nuovo. Ora so che posso fidarmi, che Fabio, che a suo tempo chiamai io, sarà all’altezza della nostra storia. Non posso rivelare nulla, ma ha grandi idee e talento, per questo ho capito che ora posso restituire alla mia famiglia un po’ del tempo che le ho sottratto».

«Ma questo – racconta lui – è un addio del tutto diverso. Allora ci dividemmo per divergenze artistiche. Me ne andai, e loro scrissero Vacanze romane, un capolavoro. Con Eros riuscii a ricostruire una squadra unita come una famiglia, come erano stati i Matia: a fine Anni Settanta vivevamo a Cologno Monzese in tre appartamenti adiacenti, se c’era qualche discussione sul gruppo la facevamo urlando da dietro le porte. Con Eros per anni ho condiviso viaggi e lavoro, giorno e notte: scrivevo le canzoni e non solo, una volta proposi a Fabrizio De André, che conoscevo dai tempi del Bar Cecchi a Genova, di fare un duetto con lui. Mi disse di no, purtroppo. Insomma, mi sono divertito, ho scritto tanti successi, ma dentro sono sempre stato un Matia Bazar. Quando nel 1998 seppi che Aldo stava male, abbandonai tutto ciò che stavo facendo per andare a salutarlo. L’agonia durò diversi giorni, lui ebbe alcuni momenti di lucidità e chiese a me e a Giancarlo di non far finire ciò che avevamo costruito insieme. Per noi l’aspetto umano è sempre stato il più importante, non potevo dirgli di no. Fabio lo sa bene, e questa sarà la nostra eredità: fare tutto per amore dell’arte, della musica. E dopo, solo dopo, pensare ai soldi, al successo, al lavoro».

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