Dopo aver chiesto a lungo di poter esaudire il proprio ultimo desiderio in Italia, oggi Fabiano Antoniani – noto anche con il nome di Dj Fabo – ha trovato volontariamente la morte a 39 anni in Svizzera, dove grazie all’Associazione Luca Coscioni ha potuto avviare il percorso del suicidio assistito. Il dibattito intorno all’eutanasia continua a imperversare nel nostro Paese, nonostante gli appelli che regolarmente vengono lanciati da chi si trova in una condizione fisica alla quale viene preferita la cessazione della vita.
In seguito alle ferite riportate Fabiano era diventato cieco e tetraplegico. Immobilizzato a letto, il ragazzo “vivace e un po’ ribelle”, come amava definirsi, aveva visto sfumare una carriera da broker e assicuratore, nonché la possibilità di continuare a perseguire la sua più grande passione, quella della musica (da cui veniva anche il nome d’arte con cui ora è noto).
Fabiano si era infatti trasferito in India insieme alla fidanzata Valeria. Qui aveva iniziato a farsi conoscere nel giro dei locali più importanti e finalmente il suo sogno sembrava essere diventato realtà. Poi il terribile incidente, che lo ha fatto sprofondare “in una notte senza fine”, come ha descritto lui stesso la sua condizione. Valeria gli è sempre rimasta accanto e l’ha assistito sino alla fine, aiutandolo anche a realizzare il video con il quale Dj Fabo aveva chiesto aiuto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché gli fosse concesso di morire nel suo Paese. Tuttavia dopo tanti appelli caduti nel vuoto, e l’ennesimo rinvio del Parlamento di una discussione sul testamento biologico, oggi Fabiano ha potuto lasciare un’esistenza che era diventata troppo penosa.
“Le pratiche di suicidio assistito non costituiscono una violazione del diritto alla vita quando siano connesse a situazioni oggettivamente valutabili di malattia terminale o gravida di sofferenze o ritenuta intollerabile e/o indegna dal malato stesso”. La procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per Marco Cappato, tesoriere della fondazione Luca Coscioni. Cappato si era autodenunciato per “aiuto al suicidio”, dopo che il 27 febbraio scorso aveva accompagnato dj Fabo a morire in una struttura in Svizzera. Il provvedimento firmato dal pm Tiziana Siciliano, dovrà ora passare il vaglio di un gip, prima di diventare definitivo. In pratica, per i magistrati, Marco Cappato ha aiutato Dj Fabo ad “esercitare il diritto alla dignità umana”. Cappato (insieme con Mina Welby), è indagato anche dalla procura di Massa per la morte di Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla, deceduto il 13 aprile in Svizzera dove era stato accompagnato dalla Welby per ottenere anche il suicidio assistito.
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