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“L’utero è tuo e te lo gestisco io”


L'utero è tuo e te lo gestisco io

L’utero è tuo e te lo gestisco io

Che strane queste femministe! Prima dicevano “L’utero è mio e lo gestisco io”, adesso predicano che nessuna donna di propria volontà possa ospitare un figlio per una coppia omosessuale o per una coppia etero sterile.

A livello legale, in Europa la filiazione è stabilita per parto, la legge proibisce l’utero in affitto. Come eccezione, in Inghilterra è permesso solo nel caso in cui ci sia un vincolo familiare tra le due donne, non ci sia nessun tipo di accordo economico, e solo se entrambe le donne siano di nazionalità inglese. La stessa legge, in Sudafrica, ha permesso ad una donna di 48 anni di dare alla luce tre gemelli per sua figlia. La surrogazione è permessa anche in alcuni stati negli Usa, in Canada, Russia, Ucraina, ed anche in India ed in Tailandia. Nel caso di questi due ultimi paesi, il problema però poi si presenta al momento della registrazione doganale del bambino in Europa, dovuto al fatto che la documentazione richiesta è molto difficile da conseguire.

Negli ultimi anni e fino a Gennaio del 2013, in India molti erano i trattamenti di utero in affitto realizzati, sia dovuto al basso costo sia alle comodità, dato che gli stessi centri di riproduzione si fanno responsabili della ricerca delle madri surrogate, dalla loro selezione fino al parto. Se i requisiti legali dovessero cambiare suppongo che questo tornerà ad essere il principale paese di destino.

Lo chiedono coppie o donne single le quali non sono più nelle condizioni mediche adatte per poter avere una gravidanza (per asportazione dell’utero, per essere nate con malformazioni uterine, per dover prendere farmaci incompatibili con la gravidanza o per malattie per cui la gravidanza è controindicata) C’è chi pensa che le donne che ricorrano ad un’utero in affitto lo facciano per evitare alcuni rischi e per non rovinare il proprio corpo.

Io credo che questa sia un opinione un po’ leggera e superficiale e probabilmente dovuta alla poca conoscenza; in verità in nessuna consulenza mi sono mai trovata di fronte ad una richiesta del genere. D’altra parte l’utero in affitto è richiesto da ragazzi gay, single o in coppia ed anche da ragazzi eterosessuali single. Il numero di uomini single che reclama il proprio diritto ad essere padre è sempre più in crescita, tutti conoscerete casi di personaggi famosi che lo hanno già fatto.

Nel congresso internazionale è stato presentato uno studio il quale affermava che le madri in affitto non presentano conseguenze psichiche e le ragioni per cui decidono di affittare il proprio utero sono nel 91% dei casi per offrire il proprio aiuto, anche se in realtà è per aiutare i propri figli, l’8% lo fa per il piacere di avere una gravidanza (anche se la nostra esperienza come ginecologi ci insegna che la gravidanza non è un piacere, anzi nella maggior parte dei casi è il contrario, il piacere sta nell’avere poi un figlio) e solamente l’1% lo fa esclusivamente per una questione economica.

La maggior parte delle madri surrogate lo fanno per poter avere maggiori risorse economiche per poter crescere i propri figli. Si sentono orgogliose di farlo e lo vivono come una sorta di “io ti aiuto ad avere un figlio e tu mi aiuti a crescere i miei”. Un bambino concepito in questo modo potrebbe avere tre madri: la madre biologica (quella a cui appartengono gli ovuli), quella gestazionale (la madre che ha portato avanti la gravidanza) e la madre legale, ossia la madre che si prenderà per sempre cura del nascituro. Potrebbe anche trattarsi di un padre legale.

La donna che porta avanti la gravidanza è la madre gestazionale e normalmente non si tratta della madre biologica. Gli ovuli infatti appartengono alla madre legale oppure alla donatrice di ovuli; inoltre sempre hanno dei figli propri, soprattutto per evitare il rischio di rimanere sterili per possibili complicazioni che potrebbero verificarsi durante il parto. La relazione tra i genitori legali e la donna che accetta surrogare il proprio utero varia da paese a paese e dipende dalla cultura.

Negli Usa ed in Canada possono conoscersi ed avere il rapporto che loro stessi abbiano deciso di stringere. Di solito continuano a tenersi in contatto via internet, addirittura si vedono ed occasionalmente si scambiano regali, però può anche darsi il caso che optino per l’anonimato. In questi paese le norme sono fissate dalla donna che si sottopone a surrogazione, addirittura è la stessa donna che può fare una selezione e scegliere i genitori legali di cui portare avanti la gravidanza. Dopo il parto, si ha un breve giudizio durante il quale le tre parti presenti firmano una chiusura del contratto di “madre adottiva temporale” fatto precedentemente, cioè un contratto che indica la madre surrogata come la parte che si prende cura del bambino durante il periodo in cui i genitori legali non possono farlo, cioè durante la gravidanza.

In India ed in Tailandia è lo stesso centro che si occupa di tutto, i centri infatti sono addirittura dotati di residence dove vivono le madri surrogate fino a dopo il parto e non hanno nessun tipo di comunicazione ne contatto con i genitori legali. Dalla Tailandia o dall’India il profilo di tre possibili candidate a madre surrogata è inviato ai genitori legali affinché siano loro a selezionarla (foto, storia clinica e familiare, etc). Mi incomoda molto quando i pazienti mi chiedono consigli riguardanti la candidata da scegliere, infatti gli dico che dovrebbe essere il centro e non loro a dover effettuare una selezione. Dopo il parto si effettuano tutti i tramiti burocratici in tribunale e con la polizia. In molti casi i genitori legali lasciano il paese con il bambino che risulta essere il figlio della madre surrogata e dell’uomo (la parte maschile del matrimonio), poi una volta in Europa sarà adottato dalla donna (parte femminile del matrimonio).

 

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