Dopo il governo Amato del maggio del 1992, dopo le segreterie Benvenuto e Del Turco, il PSI – con molti dirigenti costretti ad abbandonare per vicende giudiziarie che diventano troppo spesso ingiustificata persecuzione – si scioglie, ed il movimento socialista si ritrova nel SI guidato da Enrico Boselli, poi SDI con l’unificazione a Fiuggi del SI con la componente riformista del PS di Ugo di Intini e con quella socialdemocratica dello PSDI di Schietroma; ma una parte di dirigenti confluisce in Forza Italia, un’altra, più ridotta, nei DS, ed un’altra ancora si disperde in altre formazioni politiche.
Si tenta a più riprese la strada dell’unità socialista, del superamento della diaspora socialista, ma il processo è lastricato di insuccessi.
Il comportamento dell’ex PCI, che cerca di approfittare della disgregazione socialista e che accondiscende spesso a un giustizialismo violento e antidemocratico (di cui sono aperti sostenitori Lega ed Alleanza Nazionale) allontana anziché avvicinare le componenti storiche della sinistra.
Craxi muore nel gennaio del 2000 lontano dal suo paese, rimpianto e odiato come spesso capita a chi ha saputo misurarsi con la storia.
Sulla sua tomba in Tunisia ad Hammamet è incisa una sua frase che sintetizza l’uomo ed il politico: “La mia libertà equivale alla mia vita”.
I socialisti storici stanno oggi nello SDI e stanno a sinistra, stanno nella coalizione dell’Ulivo difendendo strenuamente le loro peculiarità, la loro storia e la loro autonomia politica.
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